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Un viaggio nei panorami olfattivi di Julian Bedel, un artista che ad un certo punto ha scelto il mondo dei profumi, creando una produzione che resta totalmente artigianale, con una tiratura limitata e una particolarità: il laboratorio creativo è a Milano ed è il cuore pulsante a livello internazionale di questo universo molto particolare.
Questo progetto che oggi è una piccola impresa nasce dall’artista di origine argentina, scultore, pittore e liutaio, che è l’unico naso di un centinaio di profumi nati dalla distillazione di piante che si trovano in Argentina e in parte nelle tenute
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familiari in Uruguay e dall’ispirazione di una passione per il mondo naturale.
La prima installazione artistica è stata a Buenos Aires nel 2010 dove ora c’è la boutique, in realtà una galleria, mentre in Uruguay c’è Fueguia Botany, una tenuta della famiglia di Julian dove crescono molte delle piante esotiche usate come ingredienti, José Ignacio. Il progetto commerciale rappresenta l’evoluzione dell’attività di Julian e la risposta all’interesse crescente del pubblico che ha sviluppato una domanda rispetto a tali creazioni, una sorta di collezionismo di nuova generazione. A Milano nel 2016 arriva poi l’unica vetrina in Europa proprio per sviluppare un progetto strategico e la scelta cade su quella che Bedel ritiene una città internazionale, con un forte spirito imprenditoriale e, al tempo stesso, relativamente piccola rispetto ad altre capitali
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europee. Alla Stazione Centrale il laboratorio che serve da solo tutto il mondo, raggiungendo i due spazi di New York, a Soho e nella Madison Avenue, oltre un corner al Bedford Food Hall; le due gallerie di Tokyo, la nuova di Dubai, nata a fine 2021 e presto anche in Qatar. E’ ad Oriente infatti che le richieste di questo tipo di prodotto, unisex, esclusivo, realizzato fino a 400 esemplari numerati in tutto il mondo per lotto, incontra il maggior successo. Ogni produzione dello stesso tipo di fragranza è soggetta a qualche variazione discrezionale nel riassortimento o legata
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semplicemente all’ingrediente che muta essendo totalmente naturale. Proprio l’idea della naturalità, della sua veste terapeutica legata ai principi di base e al processo integrato che dall’ispirazione, al reperimento della materia fino alla vendita. E’ questa filosofia che attrae molto la clientela giapponese anche se il Giappone non è un Paese in generale particolarmente attento al mondo dei profumi. In questo caso in realtà non siamo di fronte a un prodotto, per quanto esclusivo, ma a un’opera d’arte olfattiva, in un mondo nel quale questa si dissolve in byte, il profumo può rappresentare l’ultima frontiera. Eppure per Bedel la persistenza è un carattere essenziale, tanto che la collezione Vintage supporta l’aspetto del collezionismo.
All’ingresso a Milano, all’interno del Park Hyatt in Galleria, si viene accolti con una mappa come quella di un museo dove le opere sono divise in famiglie aromatiche, ad esempio i profumi legnosi e quelli floreali, all’interno delle quali sono presenti le collezioni legate alle passioni di Julian Bedel che, dopo aver letto un paper di un premio Nobel di medicina che parla del potere trasformativo
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dell’olfatto, inizia a sperimentare ed esprimere la sua creatività attraverso la distillazione di materie prime vegetali raccolte in Uruguay e Argentina.
Ora i profumi di questo creatore non si deteriorano ma cambiano, alcuni impreziosendosi nel tempo, come alcuni vini. Nasce così appunto la collezione Vintage, lasciata ‘maturare’ per cinque anni e poi selezionata ulteriormente. In questo caso le bottiglie selezionate vengono vendute circa al doppio del prezzo di base che va dai 250 fino ai 900 euro a seconda della rarità degli ingredienti di base e quindi del loro costo.
Nel nostro viaggio incontriamo l’ultima creazione, realizzata in occasione della giornata mondiale dedicata alla Terra, “Arabica”, un profumo della collezione Linneo, ottenuta con Arabica roasted beans, Tabacco e Vetiver disponibile nelle gallerie di Milano e di New York (Soho e Madison) a partire dal 21 aprile 2022.
Per Fueguia 1833 l’attenzione alla sostenibilità e alle risorse naturali è un concetto chiave fin dalla nascita del progetto e per il suo fondatore “Earth day is every day”. Per rendere prodotto e packaging ancora più sostenibili, Julian ha infatti deciso di eliminare il tappo in alluminio per lasciare spazio ad un materiale di origine naturale, la bioresina.
Questi oggetti hanno una texture simile al legno e il materiale ricorda il corozo, anche conosciuto come avorio vegetale. Si tratta di un materiale naturale utilizzato in Sud America e derivato dai semi di una palma che cresce nella foresta pluviale.
Il cuore di Fueguia 1833 è in Patagonia, tra i suoi territori vergini, fieramente dominati dalla natura. In questo ambiente Julian trova sia l’ispirazione che le materie prime per le sue fragranze e attraverso di esse racconta la storia di una terra e del suo popolo. Seguendo il principio della circular economy, Fueguia 1833 offre anche una selezione Vintage e, all’interno di un laboratorio di 1.000 metri quadrati, accanto cui c’è anche una falegnameria dove vengono prodotti tutti i packaging risponde in tutto e per tutto a un criterio di eco-sostenibilità. Le fragranze ad esempio sono contenute in packaging 100% plastic free (ad eccezione della pompa, per cui Bedel sta cercando di trovare una soluzione in vetro). Fueguia 1833 è inoltre un brand che crea blend di essenze attraverso un lungo processo di macerazione, ottenendo così fragranze 100% vegane e senza Muschi policiclici, Filtri UV, Conservanti sintetici, Coloranti sintetici, Ingredienti di origine animale, Animal testing, Ftalati. Molte delle piante usate per creare le fragranze sono coltivate e distillate seguendo ricette preparate da comunità locali, coinvolte in progetti che hanno lo scopo di farle crescere ed evolvere. Il brand collabora solo con fornitori che rispettano alti standard di sostenibilità, assicurando la tracciabilità degli ingredienti e la trasparenza per il cliente finale. “La sostenibilità è sempre stato un principio guida per me, perché ha sempre rappresentato un modo intelligente di produrre, ha spiegato Bedel. Vediamo opportunità dove altri vedono scarti e così utilizziamo fino in fondo ognuna delle nostre materie prime. La sostenibilità è trovare le imperfezioni e trasformarle in qualcosa di utile”. Ad esempio l’abete rosso viene normalmente utilizzato per creare strumenti musicali: Bedel ha deciso di acquistare ciò che sarebbe stato scartato perché non utilizzabile per costruire la Fueguia 1833 gallery di Milano.
Il viaggio tra le fragranze ci porta a viaggiare con la mente come nel caso di “Ett Hem”, ‘casa’ in svedese, una delle rare fragranze creata su committenza per un hotel che voleva qualcosa di unico che lo rappresentasse. Il viaggio passa attraverso il mondo dell’impresa come nel caso della Rolls Royce per la quale ha ricreato i sentori all’interno di un’auto; della sperimentazione con la distillazione di un cactus messicano come nel caso di “Cactus Azul”; o più legati all’immaginario del patrimonio culturale immateriale come nel caso di “Xochiquetzal”, dedicato ad una divinità atzeca dell’amore con la distillazione di sostanze che si dice abbiano potere afrodisiaco. Curiosa, per non dire gustosa, la serie Gourmand come “Amalia Gourmand”, una fragranza che in sé oltre il gelsomino presente in diverse declinazioni tra i profumi di Fueguia 1833, accoglie la vaniglia con sentori meno freschi, meno squisitamente floreali, e molto intriganti. La novità che abbiamo provato in anteprima “Muskara Aquilaria” è ottenuta dall’’oud puro, il legno che nei profumi mediorientali è molto presente, e che in questo caso si veste in modo decisamente originali. Colpisce in questo viaggio olfattivo che ognuno, più ancora della fruizione musicale, gusterà in un modo unico, l’intensità ma aggressiva, sempre lontana dal senso di saturazione; l’originalità nel lavorare le essenze; l’armonia tra note diverse che si fondono pur nella loro riconoscibilità individuale, nonché il grande potere evocativo. Sono vere e proprie installazioni che suggeriscono dei paesaggi, delle visioni nelle quali ognuno attinge a un film interiore come “Chamber” che distilla il fondo di un lago e suggerisce note acquatiche.
a cura di Ilaria Guidantoni