A Palazzo Reale una personale dedicata al “Caravaggio francese”, per la prima volta con una mostra dedicata italiana: il pittore senza il quale la storia dell’arte sarebbe diversa, artista della luce che ha saputo reinventare la rappresentazione religiosa dopo che Caravaggio lo aveva fatto, introducendo un lato scandaloso. Georges de La Tour, rende le scene religiose quotidiane con una forte intimità e un tono misterioso, attraverso una luce potente che non è sulla tavolozza ma sembra uscirne. Un progetto importante e complesso che ha preso avvio nel 2008 ma solo negli ultimi tre anni ha visto una vera e propria gestazione la cui difficoltà è stata anche l’assenza di opere dell’artista in Italia, che ha comportato il prestito delle sue opere da 28 istituzioni in tre continenti diversi.
Un’occasione unica la mostra dedicata a Georges de La Tour: l’Europa della luce, a Palazzo Reale dal 7 febbraio al 7 giugno 2020, dopo lo straordinario successo dell’esposizione di due tele del maestro a Palazzo Marino nel 2011, per l’esposizione natalizia dell’Adorazione dei pastori e San Giuseppe falegname che surclassò anche quella sulla Conversione di San Paolo di Caravaggio del 2008. A Milano opere di La Tour erano state esposte nel 1951 in occasione della mostra su Caravaggio e i caravaggisti, curata da Roberto Longhi – San Gerolamo del Louvre, Sebastiano di Berlino, Maddalena penitente, allora nella collezione Fabius e ora proprietà della National Gallery di Washington – e nel 2005 in occasione della mostra Caravaggio e l’Europa, curata da Vittorio Sgarbi. La mostra, promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira, è a cura della Professoressa Francesca Cappelletti e di Thomas Clement Salomon e vanta un comitato scientifico composto da Pierre Rosenberg (già direttore del Louvre, curatore nel 1972 di una grande esposizione francese, la cui intervista ad opera della curatrice dell’esposizione di Palazzo Reale, è presentata nell’ultima sala), Gail Feigenbaum (direttrice, Getty Research Institute), Annick Lemoine (direttore, Musée Cognacq-Jay), Andres Ubeda (vice direttore, Museo del Prado).
La mostra a Palazzo Reale e gli studi del catalogo riflettono sulla pittura di Georges de la Tour, caratterizzata da un profondo contrasto tra i temi “diurni”, crudamente realistici, che ci mostrano un’esistenza senza filtri, con volti segnati dalla povertà e dall’inesorabile trascorrere del tempo e i temi “notturni” con splendide figure illuminate dalla luce di una candela: modelli assorti, silenziosi, commoventi. Dipinti che conservano il segreto della loro origine e della loro destinazione. Come rimane un mistero la formazione del pittore, compresa la possibilità o meno di un suo viaggio italiano.
La prima mostra in Italia dedicata a Georges de La Tour, attraverso dei mirati confronti tra i capolavori del Maestro francese e quelli di altri grandi del suo tempo – Gerrit van Honthorst, Paulus Bor, Trophime Bigot, Frans Hals e altri – vuole portare una nuova riflessione sulla pittura dal naturale e sulle sperimentazioni luministiche, per affrontare i profondi interrogativi che ancora avvolgono l’opera di questo misterioso artista. Importante il viaggio nella pittura del Seicento attraverso i soggetti più diffusi come Arianna, la Maddalena penitente, alcuni Santi e alcune scene come la partita a dadi delle guardie dopo la crocifissione del Cristo.
L’antologia proviene da istituzioni internazionali come la National Gallery of Art di Washington D.C., il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, la Frick Collection di New York, il S. Francisco Fine Art Museum, il Chrysler Museum di Norfolk, la National Art Gallery di Leopoli, più una grande partecipazione delle istituzioni museali regionali francesi, come il Musée des Beaux-Arts di Nantes, il Musée du Mont-du Piété di Bergues, il Musée départemental d’Art ancien et contemporain di Epinal, il Museée des Beaux-Arts di Digione, il Musée Toulouse-Lautrec di Albi, il Musée départemental Georges de La Tour di Vic-sur-Seille, e alcuni importanti musei italiani come la Galleria degli Uffizi, la Pinacoteca Vaticana, la Galleria nazionale d’Arte Antica-Palazzo Barberini.
Sono circa 40 le opere certamente attribuite al Maestro, di cui in mostra ne sono esposte 15 più una attribuita.
Da decenni ormai Georges de La Tour è uno dei pittori prediletti dai francesi e non solo con il quale è inevitabile il confronto con un altro insigne pittore del primo Seicento, l’inquieto Caravaggio, con il quale il francese condivide il senso drammatico, teatrale, della composizione e lo studio accurato della luce, anche se non si sa se La Tour abbia mai avuto modo di ammirare le opere del Merisi.
“Oltre a essere l’artista delle notti, o l’artista della realtà, una realtà che se osservata da vicino mostra tutta la sua ambiguità – afferma la curatrice Francesca Cappelletti – La Tour è l’artista delle variazioni minime, della sfumatura, dell’inafferrabile differenza fra una composizione e l’altra, a volte diverse solo per i toni cromatici, a volte per sottili slittamenti di significato”.
Georges de la Tour (Vic-sur-Seille,1593– Lunéville, 1652), è una delle grandi riscoperte artistiche del Novecento. Dal 1915, anno in cui il tedesco Hermann Voss, grande esperto del barocco italiano, pubblicò un articolo rivelatore sulla sua opera, il pittore del Seicento francese non smette di affascinare generazioni intere di storici dell’arte, che si prodigano alla ricerca di documenti, quadri e disegni preparatori che testimonino l’attività di un artista straordinario, non convenzionale ed emozionante. La Tour fu un pittore molto stimato ai suoi tempi, originale per la mistura di spiritualità e di realismo, sempre in bilico fra delicatezza e brutalità.
Guardato spesso con una certa diffidenza: padre di 11 figli, dal carattere difficile e con un gran numero di cani randagi, ebbe successo prima nel Ducato di Lorena dove nacque, e poi a Parigi dove fu nominato, nel 1639, pittore del re Luigi XIII.
Si tratta di un artista enigmatico, che ritrae angeli presi dal popolo, santi senza aureola né attributi iconografici, e che predilige soggetti presi dalla strada, come i mendicanti, dipingendo in generale gente di basso rango più che modelli storici o personaggi altolocati. I pochi quadri riconosciuti come autografi sono perlopiù di piccolo o medio formato, intimi, privi di sfondo paesaggistico, notturni e, soprattutto nella presunta ultima fase artistica, quasi dei monocromi dall’impianto geometrico, semplice ma modernissimo per l’epoca. Le sue tracce, e quelle della sua opera, si persero però durante tutto il XVIII e XIX secolo, non solo, ma anche a causa delle guerre per l’indipendenza che sconvolsero la sua terra natale. I quadri che risultano datati sono infatti solo tre: Il denaro versato di Leopoli, dove però le cifre 1625- 1627 sono di incerta lettura; La negazione di Pietro di Nantes (1650), entrambi in mostra e il San Pietro e il gallo di Cleveland (1645). Per il resto – nota la curatrice – una totale assenza di pagamenti e documenti di commissione rende problematica la cronologia.
Tra i capolavori presenti in mostra, spicca la commovente intensità emotiva della Maddalena penitente (National Gallery of Art di Washington D.C., 1635-1640 circa): oltre a questa versione, ve ne sono almeno altre tre attribuite a La Tour, conservate rispettivamente al Metropolitan Museum of Art di New York, al Los Angeles County Museum of Art e al Louvre. Il pittore lorenese, diversamente dai suoi contemporanei che ne esaltavano i lati voluttuosi e popolani, colloca Maddalena in un interno austero, facendo risaltare i capelli scuri e lisci e i nitidi contorni della figura nella penombra creata dal lume della candela. Anziché volgere gli occhi al cielo, la Maddalena ha lo sguardo assorto di chi è profondamente immerso nella meditazione. La fiamma esile e tremolante della candela e il piccolo specchio ribadiscono ancora una volta la natura effimera della vita fisica e terrena. Nell’interpretazione di La Tour, Maddalena è una giovane donna in lotta con il suo passato, che porta su di sé tutto il peso della caducità umana, i cui simboli si ritrovano spesso in mostra, sia nelle opere del protagonista sia di altri pittori, come nel Giovane che fuma una pipa (Vanitas) di un Maestro Fiammingo attivo nel primo quarto del Seicento. La rissa tra musici mendicanti (J. Paul Getty Museum, 1625-1630 circa), registrata nel Settecento con riferimento a Caravaggio, esprime con crudo realismo uno dei temi più cari al pittore francese, le scene di gruppo raffiguranti frammenti della vita popolare. Il dipinto raffigura con straordinaria immediatezza espressiva e in un drammatico e quasi cinematografico close-up una rissa fra poveri musicanti, probabilmente originata dal desiderio di accaparrarsi un lucroso angolo di strada. Lo stile del dipinto, tutto giocato su un naturalismo epidermico, rivela un’esplicita componente caravaggesca, evidente fin nella scelta del formato orizzontale a mezze figure. Nonostante la drammaticità della scena, il registro espressivo dell’opera sembra collocarla più sul versante comico e caricaturale che su quello tragico, anticipando capolavori successivi di La Tour. Autentico capolavoro della giovinezza del pittore, il quadro è caratterizzato da un’esecuzione straordinariamente libera e brillante, con una resa mirabile della diversa consistenza delle stoffe e delle variegate espressioni dei protagonisti. Altra tela emblematica è il Suonatore di Ghironda col cane (Musée du Mont-de-Piété di Bergues, 1622- 1625): si tratta della più grande opera di de La Tour che ci sia pervenuta. Austera e tragica, la composizione colpisce per il suo aspetto monumentale, per la rigorosa impostazione spaziale e per l’asprezza della luce laterale che avvolge il vecchio signore. “L’uomo a figura intera, che occupa minaccioso tutta la tela – afferma la curatrice – la maniera esacerbata e quasi crudele con cui vengono rappresentati il suo aspetto miserabile e il suo cane dall’aria terrorizzata, svelano una violenta carica innovativa nella resa dei soggetti popolari, irrintracciabile nella pittura francese coeva”. Il denaro versato (Lviv –Ucraina, Galleria Nazionale di pittura, 1625-1627), è un dipinto considerato un punto fermo nella prima attività di La Tour e tra i più interessanti del suo percorso pittorico. Ma sia per chi voglia vedere nel protagonista un vecchio e sordido usuraio o piuttosto un avido esattore delle tasse, è indubbio che in questa immagine La Tour sicuramente mette in campo tutta la sua esperienza per creare una scena con un livello di tensione altissimo. Per descrivere il rapporto tra gli uomini e il denaro La Tour utilizza in maniera geniale la luce della candela che in questo caso ha la capacità di illuminare una quantità notevole di spazio. In questa tela l’impatto caravaggista è decisivo, sia nella costruzione della composizione dell’opera ma soprattutto nella scelta del modo di rappresentare i personaggi. Altro capolavoro che ha per tema il denaro è I giocatori di dadi (Stockton-on-Tees, Preston Park Museum & Grounds, 1650-1651), uno dei pochi dipinti di La Tour che si conservano in Gran Bretagna. I personaggi sono impegnati in un gioco d’azzardo: quattro di essi sono chiaramente dei soldati, mentre si è ipotizzato che la figura all’estrema destra sia quella di una donna. Un altro particolare interessante è la figura a sinistra: sta cercando di rubare dalla tasca del soldato che ha davanti, tutto concentrato sul gioco, oppure è in atto un imbroglio? Bari, giocatori d’azzardo e indovini sono temi comuni nell’opera di La Tour e di altri artisti in Italia, Francia e nei Paesi Bassi, specialmente seguaci del Caravaggio. Di argomento religioso troviamo in mostra un’altra opera straordinaria come La Negazione di Pietro (Nantes, Musée des Beaux-Arts, 1650), dove La Tour fonde l’episodio religioso della negazione di san Pietro con la scena profana di una partita a dadi tra le guardie citata dai testi evangelici, sommando agli effetti di luce dei notturni – la scena si svolge prima dell’alba – il carattere drammatico del tradimento dell’apostolo.
Il pittore si ispira qui a iconografie simili di artisti nordici, soprattutto Gerard Seghers e Gerrit Van Honthorst. La grande originalità della composizione risiede nell’insolita opposizione tra il gruppo di san Pietro con la serva, come respinti nell’angolo superiore sinistro della tela e appena rivelati dalla fiamma vacillante della candela, e i soldati in primo piano, colti nella foga della loro partita a dadi. Isolata nell’opera del maestro lorenese, tale composizione è colma di significati: la partita a dadi prefigura la spartizione delle vesti di Cristo tra i soldati incaricati della sua crocifissione. Da segnalare anche la tela di argomento biblico è Giobbe deriso dalla moglie (Epinal, Musée départemental d’Art ancien e contemporain, 1650 circa). La Tour raffigura qui una donna maestosa ed elegante che occupa la maggior parte dello spazio, illuminata dalla luce della candela che tiene nella mano destra. Con il gesto interrogativo della mano sinistra si rivolge a Giobbe, seduto su uno sgabello, la cui povertà è simboleggiata dall’assenza di vestiti e dalla ciotola sbeccata ai suoi piedi. La nudità fa risaltare la vecchiaia e la malattia di Giobbe, mentre lo sguardo esprime tutta la sua fede in Dio. Quest’opera è particolarmente rappresentativa del lavoro sulla luce svolto da La Tour; la sua datazione è stata oggetto di grandi dibattiti, anche perché lo stato di conservazione del dipinto non permette di comprendere facilmente i dettagli della sua elaborazione. Giovane che soffia su un tizzone (Digione, Musée des Beaux-Arts, 1640 circa) dipinto di piccole dimensioni che raffigura una scena di vita quotidiana, è uno dei pochi esempi di opere eseguite dall’artista per committenti privati. Il soggetto si presta facilmente agli intensi effetti chiaroscurali che caratterizzano i notturni di La Tour: dall’oscurità emerge una figura che gonfia le gote per soffiare, parzialmente illuminata dal bagliore rossastro di un tizzone, la mano e gli abiti semplificati in una resa quasi geometrica. Qui il tema, sobrio e intenso, è espresso con un linguaggio molto personale, in cui il volto del fanciullo è delineato con rigoroso realismo.
Georges de La Tour (1593 – 1652) (Studio of)
The Education of the Virgin, c. 1650
oil on canvas
33 in. x 39 1/2 in. (83.82 cm x 100.33 cm)
Purchased by The Frick Collection, 1948.
Accession number: 1948.1.155
Dipinto magnifico è anche Educazione della Vergine (New York, Frick Collection, 1650 circa): la piccola Maria si trova in un interno domestico, intenta all’apprendimento delle attività che nell’antichità caratterizzavano la donna di buona educazione, ovvero l’arte della tessitura o la lettura delle Sacre Scritture. Maria, con una candela in mano come unica fonte di luce della scena, si avvicina discretamente alla madre per attendere alle attività femminili con cura e dedizione in un ambiente frugale e intimo. Completano le opere autografe di La Tour altri dipinti a tema religioso: i due ritratti di apostoli, San Giacomo Minore e San Giuda Taddeo dal Musée Toulouse-Lautrec di Albi; San Filippo dal Chrysler Museum of Art di Norfolk; San Giovanni Battista nel deserto dal Museo de La Tour di Vic- sur-Seille, città natale del pittore. E due incisivi ritratti – Old man e Old woman – dai Fine Arts Museums di San Francisco. Il percorso della mostra è arricchito da una ventina di splendide opere di artisti coevi come Paulus Bor, Jan Lievens, Throphime Bigot, Frans Hals con due magnifici ritratti di apostoli, Jan van Bijlert, Gerrit Van Honthorst conosciuto in Italia come Gherardo delle Notti con la splendida Cena con sponsali dagli Uffizi che potrebbe essere anche una scena popolare in un’osteria di Roma dove si era trasferito, Adam de Coster, Carlo Saraceni con una bellissima Natività da Salisburgo.
Accompagna l’esposizione l’importante catalogo edito da Skira con saggi di Francesca Cappelletti, Pierre Rosenberg, Jean-Pierre Cuzin, Gail Feigenbaum, Dimitri Salmon, Gianni Papi, Rossella Vodret con Giorgio Leone, Matteo Mancinelli, Manfredi Merluzzi, comprensivo delle schede delle opere molto approfondite dal punto di vista critico e bibliografico e le relative immagini e seguito da una estesa bibliografia.
Georges de La Tour. L’Europa della luce
Curatore Francesca Cappelletti e Thomas Clement Salomon
Mostra promossa e prodotta da Comune di Milano Cultura Palazzo Reale
Catalogo MondoMostre Skira
Dove Palazzo Reale, Piazza Duomo 12
Date 7 febbraio > 7 giugno 2020
Orari Lunedì 14.30 – 19.30 (dalle 9.00 alle 14.30 riservato alle scuole) Martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30 Giovedì e sabato 9.30 – 22.30 Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura; Festività: domenica 12 aprile 9:30_19:30 lunedì 13 aprile 9:30_19:30 sabato 25 aprile 9:30_22:30 venerdì 1° maggio 9:30_19:30 lunedì 1° giugno 9:30_19:30 martedì 2 giugno 9:30_19:30 Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura Biglietti (audioguida inclusa) Intero € 14,00 Biglietto Open € 16,00 Data aperta fino a due settimane prima della chiusura (valido a partire dal giorno successivo alla data di acquisto); Ridotto € 12,00 Visitatori dai 18 ai 26 anni, over 65, portatori di handicap, gruppi (minimo 15 massimo 25 persone) e convenzioni; Ridotto € 10,00 Possessori Abbonamento Musei Lombardia e Soci Orticola; Ridotto speciale € 6,00 Scuole, gruppi organizzati da TCI Touring Club e FAI, giornalisti con tesserino ODG con bollino dell’anno in corso non accreditati dall’ufficio stampa e altre categorie convenzionate; Biglietto Famiglia 1 o 2 adulti € 10,00/ ragazzi dai 6 ai 14 anni € 6,00; Gratuito minori di 6 anni, guide turistiche abilitate con tesserino di riconoscimento, giornalisti accreditati dall’Ufficio Stampa e altre categorie convenzionate.
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a cura di Ilaria Guidantoni