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Fino al 16 luglio 2023 alle Gallerie d’Italia di Intesa San Paolo a Torino, splendido spazio sui piazza San Carlo, l’artista JR è protagonista con la mostra progetto DEPLACÉ.E.S curata da Arturo Galansino, realizzata in collaborazione con la Fondazione Compagnia di San Paolo Torino. È la prima personale in Italia di JR, artista francese famoso nel mondo per i suoi progetti che uniscono fotografia, arte pubblica e impegno sociale, come nell’esposizione torinese: al centro i ‘trasferiti’, ma forse dovremmo tradurre con sradicati. Tanti, troppi coloro che nell’ultimo anno sono stati costretti ad abbandonare le loro case, la loro terra dall’Ucraina alla Mauritania. JR ha dichiarato infatti che “nel 2022, il numero di persone costrette a fuggire dal proprio luogo di residenza a causa di persecuzioni, guerre, violenze e violazioni dei diritti umani ha superato la minacciosa soglia dei 100 milioni. Quest’emergenza è ora aggravata dalla carenza di cibo ed energia, dall’inflazione e dalle crisi legate al clima. In molti Paesi dell’Africa, del Medio Oriente, del Sud America, alle porte dell’Europa, le popolazioni sono costrette ad abbandonare le proprie case per assicurarsi la sopravvivenza altrove. La guerra in Ucraina ha provocato il più improvviso e uno dei più grandi esili forzati dalla Seconda guerra mondiale. Simbolo di questa tragedia senza fine, l’isola greca di Lesbo è teatro del flusso e riflusso dei migranti che arrivano via mare mentre i conflitti si sviluppano. Questa geografia della delocalizzazione forzata costituisce “luoghi off-limit” che ricevono un’eccessiva attenzione mediatica e sono allo stesso tempo invisibili”.
I video e le installazioni sono molto coinvolgenti e si avverte a livello emotivo lo stridore tra immagini che sono perfino belle malgrado la tragicità sottintesa, la luce radente che sfiora casupole bianche, lambite dal mare al
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tramonto che nascondono verità indicibili. Combinando diversi linguaggi espressivi, JR (classe 1983) porta in mostra così il suo tocco personale nel raccontare la realtà e stimolare riflessioni sulla fragilità sociale. L’esposizione, sviluppata su circa 4.000 metri quadrati, diventa immersiva in spazi che si attagliano perfettamente alla natura del progetto.
Come in un viaggio incontriamo Valeriia, Thierry, Andiara, Angel, Jamal, Ajara, Moise e Mozhda, i nomi e i volti dei bambini che incarnano queste migrazioni forzate. Ingrandendo il loro ritratto su enormi teloni, JR restituisce un’identità a chi ne è privato. La loro effigie si dispiega fugacemente e spontaneamente durante performance collettive organizzate nel cuore del loro transitorio ambiente: sulla Piazza dell’Opera di Lviv (Ucraina), nei campi di Mugombwa (Ruanda), Mbera (Mauritania), Lesbo (Grecia), nella comunità ospitante di Cúcuta (Colombia). Vengono dall’Ucraina, dal Congo, dal Venezuela, dal Mali, dall’Afghanistan ma li accomuna lo stesso atteggiamento. Il corpo che avanza in una corsa alla conquista, il sorriso ribelle e un’aura giovanile: la loro forza vitale affronta i peggiori dolori dell’esilio. Alle ragioni della disumanizzazione JR contrappone un’esperienza sensibile dal punto di vista di un bambino.
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Lontana dagli stereotipi, la condizione umana si rivela pienamente attraverso la speranza personificata della giovinezza. Questi bambini ci guardano stabilendo un rapporto di reciprocità tra loro, noi e il futuro. Prosegue JR: “I campi non sono solo luoghi di vita quotidiana per milioni di persone, sono diventati una delle maggiori componenti della globalizzazione, una delle forme di organizzazione del mondo: un modo per trattare chi è indesiderato, ciò che non vogliamo guardare negli occhi. Al servizio di qualcosa di più grande, la mia arte crea tensione tra il visibile e l’invisibile per resistere alla banalizzazione delle prospettive. Dieci anni fa, l’antropologo Michel Agier deplorava l’assenza di importanza dei rifugiati e degli sfollati che suggella per sempre la loro esclusione dalla società affermando: “Hannah Arendt ha definito questa esclusione dei rifugiati una morte sociale. Penso che sia urgente far conoscere i campi, tutti i tipi di campi”. Tale è l’obiettivo di questa mostra”, conclude l’artista. Da quando ha lasciato la banlieue parigina più di vent’anni fa, JR ha portato la sua arte nel mondo con opere monumentali di arte pubblica capaci di coinvolgere la cittadinanza e ispirare intere comunità, dalle favelas brasiliane a un carcere di massima sicurezza in California, dalla Piramide del Louvre
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alle piramidi egizie, dal confine tra Israele e Palestina al confine del Messico con gli Stati Uniti.
La Fondazione Compagnia di San Paolo collabora con le Gallerie d’Italia coinvolgendo nella realizzazione degli eventi correlati alla mostra diversi enti del territorio insieme ai quali è impegnata a costruire società più inclusive. Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e Direttore delle Gallerie d’Italia, commenta: “Presentiamo a Torino, per la prima volta in un museo italiano, il lavoro di uno degli artisti internazionali più originali e attenti ai grandi cambiamenti sociali. Il progetto, che unisce street art, fotografia e video installazioni, conferma la vocazione delle Gallerie d’Italia torinesi a stimolare la riflessione sulle complessità odierne, in linea con l’impegno di Intesa Sanpaolo a favore di una crescita sostenibile e inclusiva”.
a cura di Ilaria Guidantoni