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La moneta complementare: cos’è e come aiuta le imprese è il titolo di una tavola rotonda, moderata dalla giornalista llaria Guidantoni di BeBeez e organizzata da C.A.N.D.E.-Class Action Nazionale dell’Edilizia, volta ad approfondire la conoscenza di una nuova best practice dell’economia reale con la partecipazione di OndaPay.
Un’opportunità che non prendente di essere sostitutiva e che presenta un aspetto assicurante e un approccio semplice anche per la piccola e media azienda nonché tutti i titolari di partita Iva che abbiano un’attività. Seppure promossa recentemente, rappresenta una sorta di “ritorno al futuro nel passato”, riportandoci su un piano di economia reale e alle origini dello scambio, il baratto, con un atout: non si tratta solo di uno scambio tra due parti nello stesso momento, quello che può essere assimilato alla permuta nel settore immobiliare; ma un piatto “di gioco” ricco, che apre molteplici possibilità incrociando non direttamente domanda e offerta e non necessariamente nello stesso momento. In tal senso la tecnologia odierna rappresenta la vera cifra innovativa.
L’incontro nasce sulla scorta di un’indagine commissionata al sociologo Renato Manheimer due anni in un periodo di crisi dalla società Onda, che ha evidenziato come a sorpresa più italiani di quanti si immaginino ha sentito parlare di moneta complementare e nutre a riguardo una certa curiosità sebbene sia un argomento da circostanziare.
L’interesse diffuso nutrito da molti punti interrogativi soprattutto da parte delle imprese ha spinto C.A.N.D.E. a proporre un dibattito per comprenderne le origini, le prospettive e la reale utilità.
Che cos’è di fatto la moneta complementare e perché il suo uso si sta espandendo così efficacemente anche in Italia? E soprattutto, come si sposa con l’esigenza della cessione dei crediti fiscali attualmente bloccati di cui C.A.N.D.E. si occupa così attivamente?
La moneta complementare è oggi in grado di interpretare il ruolo di mezzo di pagamento a tutti gli effetti, complementare appunto e non sostitutivo della valuta ufficiale, a cui si affianca replicandone il valore. Uno strumento che ha una circolazione limitata alle imprese e ai professionisti aderenti a un circuito, e che consente in pratica di pagare con la propria attività i beni e i servizi che si vogliono acquistare all’interno del circuito stesso, attivando un meccanismo di compensazione multilaterale.
D’altra parte, come scriveva l’economista Samuelson, la moneta è voluta non per il suo valore intrinseco ma per le cose che consente di acquistare.
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C.A.N.D.E., come ha ricordato Bartolomeo Murgese, consigliere nazionale dell’Associazione, che si muove a tutela di imprese e professionisti dell’edilizia per sbloccare la libera circolazione dei crediti fiscali maturati dai principali bonus di settore (situazione resa stagnante da una serie di provvedimenti che si sono susseguiti dallo scorso anno) si è dimostrata ancora una volta sensibile alle novità del panorama economico italiano, invitando Luigi Martines e Dario Romano, rispettivamente presidente del Gruppo Eneron e ceo dello spin-off OndaPay, a parlare di moneta complementare.
OndaPay gestisce in Italia una piattaforma in cui appunto imprese e professionisti associati possono pagare con la moneta complementare OndaCoin gli acquisti effettuati nel marketplace, mettendo in moto un circolo virtuoso di scambi e transazioni senza far ricorso (o ricorrendo solo in parte) alla liquidità.
Tra C.A.N.D.E. e OndaPay è stato di recente siglato un sodalizio con l’obiettivo di agevolare la cessione del credito fiscale verso l’acquisizione di moneta complementare, poi utilizzata per l’acquisto di beni e servizi presso le imprese e i professionisti aderenti alla piattaforma OndaPay. Questo per bypassare il sistema bancario, poco ricettivo in questo momento storico nei confronti della cessione dei crediti fiscali. Alcune esperienze positive in tal senso sono state raccontate durante il workshop, accendendo la speranza dei partecipanti che hanno compreso l’importanza dell’opportunità offerta dalla moneta complementare per la cessione dei propri crediti.
Da evidenziare infine che la moneta complementare si inquadra nell’ambito della cosiddetta Finanza Etica, come ricordato da Gianni Pietro Girotto, già parlamentare della Repubblica, intervenuto a corollario del dibattito con una significativa e autorevole testimonianza sul tema.
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La moneta complementare e il settore della cultura
Se la moneta complementare può essere impiegata ad ampio spettro, proprio per la sua natura può essere pensata per il settore culturale e delle arti, che soffre sempre di liquidità e che potrebbe attivare in tal modo attività di grande interesse.
In effetti alcune esperienze sono già state realizzate nell’ambito culturale, come in teatri, riviste, società di produzione, centri culturali. Chi opera nella cultura è ovviamente anche un operatore economico, che effettua operazioni di acquisto e di vendita, che possono essere effettuate anche impiegando la moneta complementare.
Esistono delle esperienze positive in questo senso. Ad esempio qualche editore ha deciso di fare realizzare la stampa delle copie da fornitori in moneta complementare, senza utilizzare il denaro. Il meccanismo della multilateralità ha permesso di pagare questo debito con la vendita di spazi pubblicitari ad altre aziende del circuito, interessate al servizio.
Associazioni culturali che promuovono la danza hanno acquistato soggiorni in hotel per i maestri ospiti degli eventi, mettendo a disposizione i propri corsi. Allo stesso modo un teatro può acquistare energia e rientrare vendendo abbonamenti o eventi.
Nella prospettiva di una compravendita, tutti possono essere coinvolti in questo meccanismo, non solo virtuoso ed etico, quant’anche efficace, se è vero che con la moneta complementare si genera liquidità e si aumenta il giro d’affari.
Per essere ulteriormente efficace è necessario che la platea degli utenti si allarghi e per raggiungere un tale obiettivo è necessario un cambio di marcia culturale, allargando l’orizzonte oltre una logica di cassa per abbracciare una logica di scambio. Chi opera nella cultura tra l’altro è strutturalmente predisposto a questo approccio e l’effetto “collaterale” è una grande eco perché il mondo della cultura vive di comunicazione.
M.F.