A cura di Ilaria Guidantoni
Il viaggio nel deconfinamento attraverso la musica italiana è alla sua terza puntata con Federico Perrotta che, insieme a Valentina Olla e Pino Insegno grida “Il pubblico dov’è”
E’ insieme un grido di spaesamento e di speranza il video registrato dal trio di amici e compagni di scena diventato virale, che vuole segnare la ripartenza, con tenacia e fiducia senza abbassare le braccia. Ritrovare il pubblico è ritrovare il senso della musica e dello spettacolo dal vivo “perché – ci ha raccontato al telefono Federico – il pubblico è una componente essenziale senza il quale nulla ha senso. Il silenzio è un terremoto al contrario che getta nel vuoto e il digitale non può sostituire ma solo affiancare la presenza in scena”.
Com’è nata la vostra collaborazione?
“Ho conosciuto Claudio Insegno, il fratello di Pino, regista e autore, nel 2002 in Accademia e mi ha preso per uno spettacolo dove Pino Insegno mi ha apprezzato ed invitato nella sua Accademia che in 5 anni ha diplomato oltre mille ragazzi, istituzione gratuita finanziata con fondi europei. La cosa bella è che non abbiamo realizzato un saggio ma direttamente uno spettacolo al Teatro Sistina di Roma, Insegnami a sognare, l’avvio di un sodalizio e di un amicizia. Poi ho avuto l’occasione di lavorare nuovamente con Claudio per uno spettacolo a Napoli dove ho incontrato Valentina che interpretava mia moglie sulla scena, diventando poi la mia compagna di vita in occasione di un secondo spettacolo con la regia di Pingitore a Campo Imperatore, in Abruzzo, la mia regione, dove ci siamo sposati e abbiamo battezzato nostra figlia Vittoria.”
Com’è nato invece il video Il pubblico dov’è?
“Da una canzone scritta da Massimiliano Elia musicata da Elio Depasquale, edita dall’etichetta discografica Music Force, ha anche un videoclip, prodotto da Uao Spettacoli, che è diventato subito virale sul web e sui canali social, che tre giorni ha superato 35mila visualizzazioni su tutte le piattaforme. Non è solo una canzone ma ormai è diventato un manifesto. Ho coinvolto Pino Insegno, doppiatore con il suo timbro vocale inconfondibile, che ha subito accettato con entusiasmo. La registrazione delle voci è a cura di Pierangelo Ambroselli per Procube Studio, le chitarre sono di Matteo Troiano, i cori di Laura Di Pancrazio ed Elio Depasquale. La regia del videoclip è stata curata da Stefano Gabriele per Framexs Multimedia, la grafica, infine è di Marco D’Angelo per MD design.
Siamo riusciti a registrare di notte, separatamente, senza infrangere nessuna regola di sicurezza e dal 15 maggio scorso, il nostro ‘messaggio musicale’ è disponibile su Youtube, ITunes, Spotify e Amazon Music diventando, quasi come per uno strano scherzo del destino, una dedica sentita al Maestro Ezio Bosso, il compositore, pianista e direttore d’orchestra che non ha mai smesso di sorridere, scomparso a 48 anni dopo una lunga malattia: “la musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare”senza mai perdere la speranza. Ci ha fatto molto piacere il fatto che il video sia stato già adottato da alcuni teatri come promo per la nuova stagione, una carezza al pubblico che si è dimostrato fedele, tanto che quasi nessuno ha chiesto rimborsi o vaucher per abbonamenti e biglietti già pagati”.
La primavera 2020 ha congelato la musica e lo spettacolo dal vivo. Come hai vissuto questa situazione?
“Una nuova era glaciale, improvvisa, si è abbattuta e credo che dobbiamo accettarlo perché viviamo in un mondo civile fatto di diritti e doveri e dobbiamo il massimo del rispetto alle regole senza lasciarci andare a teorie complottiste. E’ la nostra dose di sacrificio con la quale dobbiamo convivere, sapendo che i nostri nonni e i nostri genitori hanno già sperimentato di peggio. Se ci chiediamo ‘dove andremo?’, la mia risposta è ‘dove vorremo andare’, anche se sulla strada lasceremo vittime, che hanno perso la vit a- e questo è l’aspetto più doloroso – e vittime del mondo del lavoro, come però è successo molte altre volte. Parafrasando una celebre frase direi che non ci dobbiamo chiedere ‘Cosa l’Italia può fare per noi ma cosa noi possiamo fare per l’Italia’.”
Cosa stai facendo al momento?
“Sto continuando a lavorare per il mio pubblico cominciando dalla mia piccola comunità, il condominio, nella convinzione che l’eredità di questo periodo sia la solidarietà e la musica insieme con lo spettacolo possono essere forieri di questo messaggio e lavorare in tal senso, perché anche a distanza creano legami.”
Un tempo difficile per fare progetti. Cosa bolle in pentola?
“La ripresa dello spettacolo e delle serate sospese che il pubblico aveva già acquistato perché lo considero un dovere. Valentina è stata bloccata in scena con lo spettacolo Rita, un genio con lo zucchero filato in testa, sulla grande neurologa e accademica, donna ed ebrea, in tempi dove questi tratti erano discriminanti. Ariele Vincenti ha scritto un testo dedicato a una figura abruzzese sconosciuta, detto “il Messia d’Abruzzo”, che mi ha molto colpito ma del quale non posso svelare ancora nulla e che spero di portare presto in scena.”