L’atout della pandemia ha democratizzato il mercato dell’arte grazie all’on line che ha spinto sulla divulgazione, basti pensare all’attività svolta dai musei. In tal senso case d’asta e musei sono stati avvantaggiati rispetto alle gallerie, soprattutto le piccole realtà familiari. Le iniziative non sono mancate basti pensare all’arte entrata nelle vetrine dei negozi o installazioni come quella di JR, l’artista francese di origini algerine, sulla facciata di Palazzo Strozzi pensata per essere vista da lontano.
La Vento&Associati in collaborazione con la Fondazione Fiera Milano – che ha ospitato le ultime edizioni di Miart – ha organizzato una serie di Forum on line sul tema della resilienza durante la pandemia: 88 incontri su artigianato e maestranze; design con un focus sul Salone del Mobile; fashion; e arte; mentre a breve uno degli incontri sarà dedicato all’hotellerie e alla ristorazione. Il focus è soprattutto su Milano ma tiene conto di variabili nazionali con l’idea di restituire la fotografia dell’Italia in trincea e individuare i fattori di ripresa.
“I motori per la ripresa: il mercato resiliente dell’arte” ha fatto centro sulla risposta dei collezionisti al fermo delle fiere e delle aste in presenza, sui nuovi comportamenti d’acquisto on line e sulle preferenze e la polarizzazione tra arte antica e contemporanea. Un mercato che certamente ha perso in valore ma dimostra una spiccata vivacità. Il mercato dell’arte è facile infatti all’eccitazione come ha dimostrato la vicenda di un’opera che pare di Caravaggio ritrovata in Spagna o l’asta di due mesi fa nella quale è stato battuto un Botticelli. In effetti il mercato oscilla tra gli Old Masters e i contemporanei fino al caso recente della Digital Art. Se la compravendita è stata quasi interamente dirottata sull’on line resta la difficoltà soprattutto per i collezionisti privati di scegliere un’opera a distanza.
Antonella Crippa, storica dell’arte che si è formata a Milano, curatrice indipendente e ora Collection Chief Curator Ubi Banca, ha sottolineato quanto ai collezionisti manchi il contatto reale sebbene ci siano forti segnali di ripresa negli ultimi mesi. Manca visceralmente la partecipazione al sistema che soprattutto per il privato non è solo un market place ma una parte della loro vita. Il corporate ne ha risentito meno ma ha dirottato comprensibilmente i propri investimenti nel sostegno sociale e sanitario. Ora l’invito è a ricominciare a comprare superando le barriere psicologiche considerando l’arte contemporanea non solo un bene di lusso ma un modo per comprendere la realtà che ci circonda, un investimento quindi nella cultura e nel sostegno diretto alla sua produzione e al mercato che le gira intorno.
Il tema dell’on line di fatto è una pratica consolidata e in continua evoluzione che sta portando anche spazi di crescita e di nuove aperture come ha sottolineato Cristiano De Lorenzo, Managing Director di Christie’s, che ha evidenziato come le vendite on line sono aumentata del 20-30% con la comparsa significativa di giovani collezionisti che per la prima volta si sono affacciati al mercato. Probabilmente il mondo delle aste in presenza, formale, elitario, scoraggiava un certo tipo di pubblico. Rispetto al questo settore l’evoluzione degli ultimi trent’anni è impressionante: a Londa nel 1987 si è tenuta la prima asta nella quale è stata accettata un’offerta telefonica e non solo con presenza in sala o per scritto ed è stata l’occasione nella quale sono stati battuti i Girasoli di Van Gogh; mentre a New York, nel 2020, a maggio scorso, si è tenuta la prima asta senza pubblico che si è svolta tramite telefono e a mezzo digitale.
La pandemia ha certamente avuto un impatto molto forte che ha determinato un incremento del 24% delle compravendite private on line a fronte di un decremento del 40% delle aste dal vivo; le aste on line sono però cresciute dell’89%. I dati mostrano che il mercato ha un fermento complessivo superiore all’anno precedente anche se il business ha subito una flessione del 25% in valore. Sicuramente si è spinto l’acceleratore sul nuovo con il 36% dei nuovi clienti acquisiti proprio on line. Complessivamente si è registrato un record assoluto, l’aumento del 262% delle aste on line con la partecipazione di 104 paesi. Quest’innovazione ha anche riorientato i collezionisti: il 32% dei nuovi compratoti on line sono millennials (compresi tra i 22 e i 38 anni). E’ stato smentito inoltre l’idea che non si vendano lotti importanti on line come hanno dimostrato alcune situazioni record. Significativo il caso di un’opera di Bankesy, Game Changer, del maggio 2020, comparsa sulle pareti dell’ospedale si Southampton, venduto per 16,7 milioni di sterline, il cui ricavato è stato devoluto allo stesso e ad altre organizzazioni impegnate nella lotta al Covid. Da ricordare anche Everydays, battuta nel 2021, dell’artista americano Beeple, perché è la prima opera digitale NFT Non Fungible Token, battuta a un’asta: un mosaico di 5 mila fotografie, una al giorno riunite in un file, unico possesso del compratore, con una base d’asta di 100 dollari, venduta a oltre 69 milioni di dollari; prima opera tra l’altro ad essere pagata in criptovaluta.
Di fronte a questi scenari Clarice Pecori Giraldi, Art Advisor and Art Collection Manager, CPG Art Advisory, ha sottolineato come l’arte soprattutto contemporanea possa rappresentare un investimento ma soprattutto in termini emozionali o comunque questo aspetto non possa essere separato nel momento dell’acquisto. Difficile pensare l’arte come un bene rifugio in senso tradizionale a meno che non si intenda con ‘rifugio’, il godimento personale e questo è il vantaggio dell’arte contemporanea rispetto all’arte antica perché è facilmente comprensibile anche per i non esperti, basti pensare al successo di Banksy. In modo molto chiaro la Pecori Giraldi ha sottolineato che non si compra arte per guadagnare.
a cura di Ilaria Guidantoni