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In occasione di una serata legata al progetto Uguali ma Diversi, un vitigno, in questa puntata il pinot nero, declinato in molti modi dall’associazione VinoPeople, l’azienda Bacco del Monte, con sede a Vicchio del Mugello, ha presentato la sua filosofia.
Alla fine degli anni Settanta del Novecento il nonno di Silvia Bacci, enologa in azienda in prima linea, ha costruito la casa di famiglia e ha coinvolto tutti in questa passione che affianca il mestiere di medico di entrambi i genitori, Enrico ed Elena.
Gli interessi culturali, oggi diventati un’attività economica, non sono limitati al vino ma si allargano all’astronomia, alla musica (in famiglia tutti suonano uno strumento) e alla pittura.
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Enrico Bacci infatti dipinge e disegna personalmente le etichette che diventano un veicolo di conoscenza di un territorio amato e non così conosciuto come meriterebbe rispetto ad altri angoli della Toscana. Il Mugello è selvaggio, inesplorato, lontano dall’iconografia tipica della Regione e anche il vitigno simbolo, il Sangiovese, qui fa più fatica. La scelta della Maison Bacci si è rivolta al Pinot nero, vitigno delicato che teme le gelate primaverili ma beneficia della forte escursione termica tra notte e giorno, in grado, più di altri vitigni, di raccontare il territorio.
Per questo Bacco del Monte ha scelto di rafforzare il connubio vino ambiente per promuovere un turismo locale, pensando che questi luoghi hanno dato i natali a Giotto, a Cimabue, al Beato Angelico che ai più sono noti come “fiorentini”, perché adottati dalla città medicea.
Negli ultimi vent’anni la viticoltura del Mugello è cresciuta molto e potrebbe diventare l’ambasciatore per scoprirne la storia da quando c’era un grande lago nella Preistoria che ha lasciato terreni argillosi e grande vegetazione.
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“Le nostre montagne”, come le chiama Silvia, che si vedono dalla casa di famiglia, sono diventate l’etichetta dipinta dal padre con il colore che assumono al tramonto d’inverno, di un rosso violaceo che sembra quasi finto.
Se il profilo delle altitudini veste Monteprimo, è una vecchia torre che non esiste più, distrutta nella Seconda Guerra Mondiale, a caratterizzare il vino Torre di ponente che omaggia anche nel nome quest’architettura scomparsa. Durante il Secondo Conflitto Mondiale il Mugello assunse una posizione strategica tra Firenze e Bologna e per questo fu duramente colpito. A Vicchio, borgo medioevale, i Bacci hanno ritrovato un vecchio dipinto dove si vedeva questa torre che è in qualche modo tornata a vivere. La passione invece per l’astronomia si affaccia in Jemini, la costellazione dei Gemelli, con il bianco, un blend di Chardonnay e Pinot nero; mentre Selene, la Luna in greco, è una vigna dedicata alla madre Elena e alla sua cultura classica. Il nome si riconnette forse con una radice indicante splendore, come ἑλάνη “fiaccola”; direttamente non con Σελήνη, per la quantità della seconda vocale, anche se probabile che sia una divinità lunare. Certamente un modo di fare informazione e comunicazione culturale gustoso e immediato soprattutto rispetto al pubblico straniero.
a cura di Mila Fiorentini