Dal 13 ottobre Le buone stelle-Broker con LUCKY RED e Koch Media – per l’edizione home video – dopo le anteprime in occasione di Cinema in Festa, arriverà in sala il nuovo film dell’acclamato regista giapponese Kore-eda Hirokazu, che è valso la Palma d’Oro all’ultimo festival di Cannes al suo protagonista Song Kang ho. Kore-Eda firma per la prima volta un film di produzione coreana, girato in Corea, con un cast interamente coreano, e realizza una toccante commedia familiare on the road dal sapore agrodolce, il cui cast, oltre alla star Song Kang ho (il Mr Kim di Parasite) vede protagonisti anche Bae Doona (Cloud Atlas, The Host), Gang Dong-won (Peninsula, The Priests) e l’artista IU alias Lee Ji-eun.
Nella pioggia a Busan una donna, la giovane madre in difficoltà So-young, della quale a poco a poco si comprende la storia, abbandona un neonato davanti a una “baby box” e curiosamente mette a rischio il proprio bambino che non deposita all’interno. C’è fin dall’inizio una contraddizione, un distacco sofferente e un biglietto paradossale perché l’annuncio di tornare a prendere il figlio non è affidato al futuro ma all’immediato presente. A intercettare il pargolo sono però Sang-hyun e Dong-soo, che gestiscono un’attività clandestina di contrabbando di bambini per i quali cercano i genitori giusti, nonché i migliori offerenti, in tutto il paese. Quando la madre torna vorrebbe riprenderlo, ma invece decide di mettersi in viaggio con i due per cercare i genitori ideali a cui vendere il piccolo. Dopo aver convinto la madre che sia la scelta migliore per il futuro del piccolo Woo-sung, il gruppetto inizia il viaggio ignaro che sulle loro tracce ci siano la poliziotta Su-jin e la giovane collega Lee, determinate ad arrestare i criminali dopo averli colti sul fatto. Ne nasce un on the road surreale in cui il gruppo finisce per trasformarsi in una famiglia per caso. Mentre sono in viaggio all’amorevole ricerca di un futuro migliore per il bambino, due poliziotte si mettono sulle loro tracce, per coglierli sul fatto, ma anche per indagare su un misterioso delitto e una serie di pretendenti genitori disegnano un’umanità variegata disperata. Fino a un epilogo aperto dove forse è alla fine la casualità che sembra avere l’ultima parola per un finale che resta aperto come nella vita. Un film sulla solitudine profonde di vite in qualche modo negate perché abbandonate dal pilastro su cui ognuno si sostiene: la madre. Senza tesi, senza morale in un certo senso, racconta lo sforzo per mitigare la solitudine pur in modo illecito. Orientale nei ritmi, nella ritualità, con l’attenzione al particolare, quell’indugiare in rivoli che scorrono lateralmente.
Un affare di famiglia ha cambiato molte cose nella carriera di Kore’eda, che dopo il grande successo internazionale e la Palma d’oro a Cannes nel 2018 ha allargato i suoi orizzonti dal nativo Giappone con la tappa in Francia per Le verità.
Film amaro, desolante, dove nessun personaggio si svela totalmente e la scena non si ricompone una volta per tutte perché la vita è sempre una partita aperta nella quale, in questo caso, il regista riesce a prendere le parti di nessuno.
a cura di Ilaria Guidantoni