Quello riportato di seguito è un articolo a firma Giorgia Ligasacchi comparso all’inizio del mese su “Collezione da Tiffany“.
Laureata cum laude in “Economia e Gestione dei Beni Culturali e dello Spettacolo” e specializzata in “Economia e Gestione delle Aziende e delle Manifestazioni dello Spettacolo” presso l’Università Cattolica di Milano, Giorgia Ligasacchi è da sempre appassionata d’Arte con un forte interesse per l’economia e il mercato del settore. Tra le sue collaborazioni: il museo Leonardo3 – Il Mondo di Leonardo, AXA ART assicurazioni e attualmente N-C Art Advisory.
“Le corporate art collection nel mondo: una mappatura”
Per mappare la distribuzione delle corporate art collections nel mondo si è fatto riferimento ad un censimento che annualmente viene condotto dalla ricercatrice americana Shirley Reiff Howarth (International Directory of Corporate Art Collections) che ha analizzato e studiato, nella ultima edizione, 473 tra le più grandi imprese ‘collezioniste’ del mondo. A livello di continenti è interessante osservare come dallo studio emerga che la maggiore concentrazione di collezioni corporate del panel di riferimento si trovi nel Nord America (Canada e USA con ben 235 casi) e in Europa (175); marginale il contributo di Asia e Oceania (47) e occasionale quello del Centro e Sudamerica e dell’Africa (18 casi in totale).
A livello di singole nazioni sono di gran lunga gli Stati Uniti a registrare la maggiore concentrazione (221 aziende, 47%) seguite a distanza da una decina di nazioni con più di 10 casi segnalati. Tra queste l’Olanda (8% con 37 imprese in gran parte Headquarters di multinazionali) è quella con la maggior presenza di corporate art collection. Seguono Germania (19), Giappone (18), Spagna (16), UK (15), Canada (14), Svizzera (14), Italia (12), Finlandia (11), Francia (11), Australia (10). Le restanti 75 corporate censite appartengono a ben altre 28 nazioni. Tra queste da segnalare gli stati della penisola scandinava (Danimarca, Norvegia e Svezia che insieme alla Finlandia fanno circa il 6% del totale) e il Sudafrica (unico stato africano con 6 casi). Ancora marginale il fenomeno nei grandi paesi del Far East (Cina e India) e in quelli a forte spinta economica (Corea del Sud e Turchia) e occasionale la presenza nel Sudamerica con pochi casi in Brasile, Equador, Cile, Colombia e Venezuela.
Per concludere la mappatura mondiale delle imprese con Corporate Art Collection attraverso l’analisi dei settori economici va segnalato che è praticamente assente il settore primario (un solo caso di azienda agricola). Il settore secondario rappresenta il 27% delle osservazioni con 128 casi: tra questi segnaliamo l’ambito delle aziende che operano nel settore dell’energia (34), del food&beverage (28) e della moda e del lusso (10). Altri contesti ben rappresentati nel secondario sono il settore farmaceutico, quello della chimica e quello delle automobili. Il settore terziario include circa due terzi del censimento (62% con 294 aziende): di gran lunga il comparto più presente è quello degli istituti di credito e delle società finanziarie (143 diffuse in tutti i paesi e continenti) seguito dalle assicurazioni (30 presenti soprattutto in Europa e USA).
Tra gli altri ambiti da segnalare il turismo (alberghi e ristoranti con 29 casi), la salute (ospedali e centri medicali con 22 osservazioni), i servizi legali e gli studi di avvocati (23 casi soprattutto negli USA), i trasporti (20 aziende in particolare nel settore aereo con compagnie aeree e aeroporti), l’immobiliare (13), il commercio e la distribuzione (14 aziende). Per concludere il restante 11% di questo universo (50 casi) è coperto dal terziario avanzato: tra questi fondazioni e iniziative nell’ambito della cultura (18 casi in gran parte di enti e istituzioni governative e di organizzazioni no profit) e della consulenza (10) mentre meno rilevanti sono l’economia delle nuove tecnologie (8), l’editoria (6) e l’entertainment (8).