![](https://bebeez.it/wp-content/uploads/2022/12/Pavlo-Mkov-e-Brunella-Baldi-CARTAVETRA-scaled-e1670668671796.jpg)
La mostra, a cura di Borys Filonenko – che ha curato anche i testi del catalogo – è aperta fino al 30 Dicembre 2022 da Cartavetra Art Gallery a Firenze, in via Maggio, nota per la concentrazione degli antiquari e delle gallerie. L’artista russo di nascita ma ucraino di Kharkiv, città situata sulla rete fluviale della riva sinistra ucraina a 26 chilometri dal confine con la Russia, è scappato dal proprio paese per andare alla Biennale di Venezia dove ha rappresentato l’Ucraina con una grande Fontana, una piramide di imbuti metafora dell’esaurimento delle risorse idriche ambientali in genere, che sarà esposta prossimamente a Vienna al Leopold Museum.
“L’immagine delle rose che danno il titolo al progetto di mostra, è concreta afferma l’artista che racconta: “io e mia moglie, ogni ottobre andiamo nella nostra casa fuori città per coprire le rose del nostro giardino, preservandole così dal freddo, e a marzo, ogni anno, le scopriamo nuovamente. Ci prendiamo cura delle nostre rose da vent’anni, e ora la nostra casa, a dieci chilometri dal confine, è occupata. Il nostro giardino, rovinato, e le nostre rose sono morte.” Ed
![](https://bebeez.it/wp-content/uploads/2022/12/Lartista-Pavlo-Makov-e-la-fontana-per-la-Biennale-di-Venezia-e1670668763390.jpg)
è proprio per prendersi cura delle persone a lui care che, pur consapevole del privilegio di stare in Italia, l’artista ha deciso di tornare insieme alla moglie a Kharkiv, nella loro città. Con Le due Rose, Makov ci riporta con semplicità e chiarezza a una riflessione sullo scopo dell’arte, necessariamente legata alla vita, a una visione tanto personale, quanto collettiva, della condizione umana. Attraverso metafore e simboli che costituiscono il suo linguaggio visuale, l’artista ricostruisce una narrazione che si muove all’interno della trama conflittuale che coinvolge Russia e Ucraina a partire dalla prospettiva più intima.
Fuggendo dal paese in guerra non ha potuto portare con sé che ter scatole con delle piccole lastre che sono il suo alfabeto e che possono essere stampate tante volte per comporre i suoi paesaggi per i suoi lavori che uniscono l’incisione e il disegno.
Non ha potuto portare i suoi lavori e quindi ha lavorato moltissimo in Galleria – molte delle opere sono nate nello spazio fiorentino – che tra l’altro è solita ospitare artisti in residenza stimolandoli anche a lavorare ad esempio con il torchio calcografico anche quando non
![](https://bebeez.it/wp-content/uploads/2022/12/Cartavetra-Le-Due-Rose-di-Pavlo-Makov-e1670668866966.jpg)
appartiene alla loro tecnica. Al momento c’è Pietro Desirò, in origine Désireau, che il bisnonno italianizzò per facilitarne la scrittura e prossimamente Matteo Giuntini, artista già ospitato per una personale.
Nella prima sala in mostra solo due grandi disegni di Pavlo Makov, di forte impatto dalla serie Les saisons russes, rispettivamente La Rosa di Kharkiv (dal passato) e Rose, Les saisons rousses, come il cono di un’esplosione. È la guerra al centro del lavoro monografico della mostra accanto ai suoi paesaggi e giardini che da sempre sono il suo tema. Le sue parole sono un invito a una più ampia considerazione della quotidianità, della somma di tutte le piccole cose che sembriamo scordare. L’artista sottolinea un vissuto reale, andando oltre la cornice delle immagini virali che costellano i mezzi di comunicazione, racconta una guerra che non è iniziata tre mesi fa, racconta un’esperienza privata, ciò che ha nel cuore. La Rosa, un elemento così semplice che diviene metafora di vita, quella stessa vita, quel sentire umano, da cui l’arte non può e non deve separarsi, abbassandosi a mero strumento di propaganda politica.
Nato come incisore ormai dal 1992-’93 ha rinunciato a lavorare sulle tirature per interpretare l’incisione in chiave contemporanea come pezzo unico. Nelle sue opere si percepisce una grande tristezza e malinconia ma anche una delicatezza raffinata che le rende esteticamente gradevoli e molto raffinate dal punto di vista del decoro. L’idea è di mappe, rilievi dall’alto che non a caso ricordano Le città invisibili di Italo Calvino che questo artista ama molto e del quale raccoglie lo spirito del viaggiatore e del narratore. Altro riferimento è l’artista bolognese Giorgio Morandi che incarna l’idea di chi abita il paesaggio e non riesce a sfuggire alla propria terra. La sua domanda di fondo è come salvare il paesaggio dall’intervento dell’uomo e in questo momento il tono è pessimistico anche se la sua arte conserva il senso dell’armonia, forse anche dell’auspicio, della visione del bello da ricostruire, come il cespuglio che è immagine metaforica dell’esplosione. L’esposizione andrà poi a Parigi nel quartiere del Marais in uno spazio dove a turno espongono diverse gallerie.
A Cartavetra Art Gallery, galleria nata a fine 2015 dalla passione di Brunella Baldi – una carriera nella danza contemporanea, illustratrice, con una formazione alle spalle nel settore artistico – il cui nome indica una parola che ha a che fare con l’arte e ne contiene il termine art da leggere nei due sensi in tutte e due le componenti (cARTaveTRA) e con tutte le sue tecniche, la carta vetrata appunto, con l’anno nuovo arriverà invece il collettivo romano Basement, un piccolo gruppo di giovani artisti, Chiara Amici, Margherita Giordano, Giovanni Longo, Mattia Morelli, Giulia Spernazza residenti negli atelier di Fondamenta Gallery, progetto ideato da Inside Art nella Capitale.
Chi è Pavlo Makov
Nato a San Pietroburgo, 1958, vive e lavora a Kharkiv, Ucraina. Si è laureato presso il Crimean Art College, Dipartimento di Pittura (Simferopol, Ucraina) nel 1979, poi San Pietroburgo Accademia delle Arti nel 1979 e Kharkiv Art and Industrial Institute (dipartimento grafico) nel 1984.
Dal 1988 è membro della National Union of Artists of Ukraine, dal 1994, è membro della Royal Society of Painters-Printmakers (Londra, Inghilterra) e membro effettivo corrispondente della Ukrainian Art Academy, dal 2006.
Ha partecipato a numerose mostre: nel 2022 a The death of Marat, al Royal Museum of Fine Arts del Belgio a Bruxelles; e alla 59° Biennale Internazionale di Arte a Venezia; nel 2021 a Remember Yesterday, al PinchukArtCentre a Kiev; nel 2019 a The path of Aeneas a Yermoilov Centre a Kharkiv, in Ucraina; nel 2018 al Libro D’Artista, a Cartavetra Contemporary Art Gallery; nel 2017 a City of KhA al National Art Museum dell’Ucraina; e nel 2016 al 3rd Ukrainian Cross-Section Triennal of Contemporary Ukrainian Art a Wroclaw in Polonia; nel 2015, a Border Line. Ukrainian Art Now presso Saatchi Gallery a Londra; nel 2013, a Economics in Art, al Museum of Contemporary Art a Cracovia in Polonia. Fa inoltre parte delle collezioni di diversi musei, tra cui il National Art Museum dell’Ucraina, il Pinchuck Art Centre di Kiev, il Pushkin State Museum of Fine Arts di Mosca; il Victoria and Albert Museum di Londra, l’Ashmolean Museum, il “Diploma Collection” di Oxford, il Metropolitan Museum of Art di New York), la National Gallery of Art e la Library of Congress e il Corcoran Museum di Washington DC, il Contemporary Art and Culture Center di Osaka, il Museo delle Belle Arti di Cremona, e il Thyssen Bornemisza a Madrid.
a cura di Ilaria Guidantoni