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Un’eremita urbana, così si definisce l’artista Lorenza Morandotti, la cui seconda personale è allestita alla Galleria Francesco Zanuso di Milano, inaugurata il 3 marzo scorso, una mostra a cura di Paolo Giubileo con testo di Chiara Gatti.
Era un’insegnante di arte già di ruolo, ci ha raccontato, quando facendo un corso di ceramica in Francia con l’idea di imparare il francese, mette per la prima volta le mani nell’argilla, e ne è folgorata. “In quel momento ho avuto la rivelazione dell’arte di creare il vuoto, perché questo fa il ceramista quando plasma le pareti di un vaso, di un vuoto appunto. Mi è sembrato affascinante poter creare infinite forme da un materiale così umile e docile che da sempre accompagna l’uomo”, fin dalla sua creazione.
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Nel percorso artistico di Lorenza Morandotti alcuni temi si definiscono, già a partire dagli esordi, come campi di una ricerca privilegiata. I concetti di archetipo, essenziale, vuoto e centro, per esempio, sono alcuni dei contenuti affrontati da Lorenza nelle diverse serie di lavori che ha prodotto sino ad oggi.
E proprio sul vuoto, non inteso come negativo, ma come assenza che permette lo spazio della vita, si è strutturato il suo percorso che parallelamente l’ha portata a diventare maestra di meditazione che non è semplice negazione ma esercizio di sottrazione in cui trovare l’imprevisto (il non-previsto) che scopriamo essere universale, qualcosa che tocca l’anima e ci trasporta in un cosmo che sta fuori e dentro di noi.
Nella pratica del togliere i critici hanno letto un richiamo ai movimenti artistici che hanno avuto origine in Oriente tra gli anni sessanta e settanta del Novecento, come il gruppo Mono-Ha, letteralmente “la scuola delle cose”, i cui artisti ricercano la realtà oltre l’apparenza utilizzando materiali naturali. Il termine “Ma”, principio centrale nelle discipline artistiche orientali, suggerisce un altro suggestivo parallelismo; infatti, l’elemento “Ma”, presente in quasi tutte le arti derivate dallo Zen, può essere tradotto come spazio vuoto tra due elementi, importante quanto lo spazio pieno.
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“Scopro”, ha spiegato la Morandotti, “che il senso della mia ricerca è nelle assenze, come già il titolo della personale del 2013 (presso la Galleria Francesco Zanuso) ES-SENZA preannunciava. L’essenziale è il prodotto di una ricerca a togliere, è arrivare in un luogo che non è costruibile, c’è già, va solo raggiunto, riconosciuto e onorato, togliendo il superfluo. È lavorare molto intervenendo pochissimo, è riuscire a trovare in ciò che già c’è un messaggio che ci eleva. Il nuovo titolo si è imposto da solo: NON“. La selezione di opere conta il ciclo dei NON, opere su carta, a tecnica mista, gli Infiniti infiniti, acquarelli su carta, gli SNESC, acronimo di Sagome Nascenti E Stelle Cadenti, in bronzo, oltre a esemplari come Punto essenziale, Vuoto al centro e Adamo ed Eva in bronzo, Minimenhir, in pietra e argilla con oro terzo fuoco, la serie Quadrare il cerchio (9 elementi), acquerelli su carta, e opere recenti fra cui Cosmos’ Flags, in tessuto, e gli esemplari inediti della serie Omphalos, in marmo Versylis, marmo Nero Marquina e bronzo.
Tra le opere le cosiddette bandiere del vento, ispirate a quelle tibetane, della non appartenenza, come identità plurale, rovesciando l’idea del possesso territoriale e quindi di guerra e pace all’origine della bandiera, in una dialettica fluida.
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Chi è Lorenza Morandotti
Vive e lavora a Milano dove si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera, esordendo con una serie di opere, principalmente incisioni e fotografie. Per anni ha insegnato e condotto laboratori. Dopo una lunga interruzione, l’incontro casuale con l’argilla ha resuscitato in lei l’energia per riprendere una ricerca personale. Partendo da quella folgorazione, ha siglato un rapporto intenso con molte materie, che spesso trova nella natura, sviluppandone i processi generativi, soprattutto in senso metaforico. La pratica della meditazione le ha permesso di approfondire ulteriormente la propria ricerca che abbraccia una spiritualità allargata senza tempo e senza luogo, a partire dalla vita quotidiana. Coniuga arcaico e contemporaneo in forme semplici e essenziali. Si esprime anche con libri d’artista; ha pubblicato due “diari emotivi”, per offrire testimonianza di momenti di insight che l’hanno trasformata. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Alcune opere sono custodite in collezioni pubbliche e private. Di lei hanno scritto: Roberto Borghi, Cristina Rossi, Donatella Airoldi, Chiara Gatti, Lorenzo Morandotti, Anna Mariani, Anty Pansera, Mariateresa Chirico, Elena Isella, Jean Blanchaert, Adriano Gaspani, Bruno Milone, Adalberto Piazzoli, Massimo Daviddi.
a cura di Ilaria Guidantoni