![](https://bebeez.it/wp-content/uploads/2022/11/137.-Antonio-Fontanesi-Il-mercato-vecchio-di-Firenze-1867-c.ca_-scaled-e1667627809599.jpg)
All’indomani di Torino Capitale d’Italia nasce la prima collezione di arte contemporanea con il Museo civico primo nucleo dal quale nascerà la GAM che con una mostra dedicata all’Ottocento ha l’occasione di mostrare una parte della collezione che da decenni non viene esposta al pubblico. Ottocento. Collezioni GAM dall’Unità d’Italia all’alba del Novecento è di scena fino all’11 Aprile 2023; il catalogo pubblicato da Silvana Editoriale e che raccoglie i saggi di Virginia Bertone e dello storico del Risorgimento Silvano Montaldo.
Curata da Riccardo Passoni, Direttore della GAM, e da Virginia Bertone, Conservatore Capo delle raccolte, la mostra presenta settantuno opere tra dipinti, pastelli, grandi disegni a carbone, sculture in marmo, delicati gessi e cere. L’esposizione mette a fuoco le scelte per la creazione della sezione moderna del Museo Civico di Torino oggi GAM nel 1863 che ai tempi si attirò la critica della stampa conservatrice e delle istituzioni accademiche. La prima parte della mostra è inerente la Storia e la letteratura con la pittura di figura allora molto apprezzata e che era legata all’alto valore educativo del museo.
La seconda parte concerne la pittura di paesaggio nelle diverse forme che con lo studio dal vero della natura promosse le sperimentazioni più promettenti a fine secolo. Inoltre la mostra ha tre spazi monografici dedicati, rispettivamente ad Andrea Gastaldi, Antonio Fontanesi, soprattutto per il contributo dato alla pittura di paesaggio, e a Giacomo Grosso. La Triennale di Torino del 1896 generò un dibattito vivace e segnò un cambio di passo con la Scapigliatura, il Divisionismo e il Simbolismo, in particolare con le figure di Tranquillo Cremona di cui è in mostra ad esempio L’edera e Pelizza da Volpedo
![](https://bebeez.it/wp-content/uploads/2022/11/Giacomo-Grosso-Ritratto-della-Signora-Olimpia-Oytana-Barucchi-scaled-e1667627971703.jpg)
con Lo specchio della vita che determinarono un profondo rinnovamento che dettero impulso alla modernità, insieme ad artisti come Antonio Mancini, presente con Dopo il duello, accanto a opere sin qui mai esposte, ma che nell’Ottocento erano considerate come veri gioielli della raccolta moderna del Museo, come la tela di Enrico Gamba, Ecco Gerusalemme! o quella di Francesco Gonin, Nobili in viaggio, che grazie alle ricerche condotte per la mostra ha ritrovato la sua storia e il suo vero titolo, La guida. Studio di castagni dal vero. Andrea Gastaldi è stato una figura di spicco del panorama torinese che stimolò il rinnovamento in chiave romantica. Dopo la formazione a Firenze, Roma e soprattutto a Parigi impresse una svolta alla pittura torinese quando la città era ancora legata al Neoclassicismo. Ebbe la cattedra all’Accademia Albertina e poi diventò Membro del Comitato del Museo Civico, abbandonando i soggetti religiosi che avevano caratterizzato il primo periodo per dedicarsi ai soggetti letterari ispirati ai romanzi di Chateaubriand e di Manzoni. Il paesaggio è un soggetto che cresce di importanza nelle collezioni della seconda metà dell’Ottocento. In mostra uno dei primi quadri entrati a far parte della Collezione, Le paludi pontine del napoletano Achille Vertunni, presentato all’esposizione di Firenze del 1861. A Torino nell’Ottocento era ancora in auge l’impronta paesaggistica accademica con lo sguardo rivolto alle suggestioni del Nord finché la giovane generazione di pittori nel solco di Fontanesi orientò la ricerca verso una forte sperimentazione con un’esplorazione nuova sulla natura, come le ricerche coloristiche di Lorenzo Delleani negli Anni ’80 dell’Ottocento che mostra affinità francesi anche se non ebbe influenze dirette.
Da segnalare, tra le diverse opere, Il lungo Po del torinese Enrico Reycend, che in un primo periodo si confronta con Fontanesi, Delleani, Carcano, elaborando poi un suo linguaggio pittorico originale,
![](https://bebeez.it/wp-content/uploads/2022/11/Lorenzo-Delleani-Prima-messa-del-mattino-a-Burano-scaled-e1667628119874.jpg)
imprimendo un taglio dinamico come un’istantanea alle sue tele. Giacomo Grosso ci regala una rappresentazione del corpo femminile tra compiacimento e gusto borghese come nel caso di Nuda del 1896 che suscitò un dibattito acceso confermando l’autore come pittore dello scandalo. Sempre alla Triennale presenta anche il Ritratto della Signora Olimpia Oytana Barucchi in cui il gusto borghese è dominante. Allievo dell’Accademia Albertina nella quale divenne insegnante, fu un personaggio centrale della vita culturale di Torino. Proprio in Piemonte si registrano alcuni casi molto interessanti, tra cui il più audace è senza dubbio rappresentato da La femme de Claude, una grande tela il cui vero titolo sarebbe dovuto essere L’adultera. Qui il giovane e promettente talento di Francesco Mosso, destinato a morire a soli ventinove anni, rappresenta il “dramma moderno” di una giovane donna vittima della violenza del marito, una delle prime immagini di quello che oggi definiremmo un femminicidio, in cui la protagonista è colta in modo conturbante con il corpo contratto e un indimenticabile sguardo colmo di terrore negli occhi. Oggetto di polemiche e di severissimi giudizi, il dipinto è il segnale di una diversa attenzione verso temi sociali di
![](https://bebeez.it/wp-content/uploads/2022/11/Antonio-Fontanesi-Tramonto-sul-Po-a-San-Mauro-scaled-e1667628268897.jpg)
stringente attualità raffigurati con un linguaggio altrettanto nuovo, che sarà attentamente studiato dagli artisti divisionisti e simbolisti di fine secolo.
Proprio il tema della donna come soggetto costituisce un’altra traccia significativa per visitare la mostra: da soggetto letterario dell’età romantica, la figura femminile diviene nel corso del secolo il fulcro di immagini sempre più aderenti alla realtà contemporanea. Talvolta esse restituiscono le dure conquiste femminili che ne rendono via via più attivo il ruolo in campo culturale, come nel caso della maestra elementare raffigurata ne Il dettato di Demetrio Cosola, oppure sono ancora creature mitologiche ma tutte cariche di inquietudini moderne come la fascinosa Sirena tratteggiata da Giulio Aristide Sartorio. Sotto la sua bellezza irresistibile, che si incarna nelle forme morbide del corpo e nei lunghi capelli ramati, si nasconde la sua natura di “assassina lucente” cui allude la coda di pesce gattuccio, un predatore della famiglia degli squali: questo soggetto, così amato dalla cultura preraffaellita, consente di cogliere tutto il fascino ma anche la diffidenza e i pregiudizi che gli uomini di quel tempo avevano nei confronti della donna. La mostra prosegue con la Scapigliatura e il Divisionismo di Tranquillo Cremona, Gaetano Previati e Angelo Morbelli nello struggente quadro La prima messa a Burano. L’ultima parte dell’esposizione ci porta verso l’arte nuova a Torino nel 1902 con artisti quali Leonardo Bistolfi e Giulio Aristide Sartorio.
Il compito di chiudere la mostra e in parte riscattare questo stato di cose è affidato proprio a una donna, Evangelina Alciati, prima diplomata alla Regia Accademia di Belle Arti di Torino, e al suo Triste madre: quadro di forte impatto che pone al centro della composizione una maternità vissuta in condizioni di estrema povertà, un’immagine di grande forza, che solo una sensibilità femminile poteva maturare.
Idealmente la mostra continua, sconfinando nella collezione permanente del Novecento della GAM che parte da Filippo De Pisis e Giorgio Morandi, attraversando oltre un secolo. Una sosta merita la sezione dedicata a Felice Casorati, una delle figure più importanti del Novecento che operò a Torino e di cui il museo ha una bella collezione; per arrivare attraverso Antonio Donghi, Arturo Martini, Giulio Paolini, fino a Michelangelo Pistoletto.
a cura di Ilaria Guidantoni