![archivetemp11_pignatelli](https://bebeez.it/files/2019/12/archivetemp11_pignatelli.jpg)
Alla Galleria Poggiali di Firenze la mostra dedicata a Luca Pignatelli In un luogo dove gli opposti stanno, a cura di Sergio Risaliti – suoi e di Arturo Carlo Quintavalle i testi del catalogo – inaugurata il 30 novembre, rimarrà aperta fino all’8 febbraio 2020.
Un ritorno quello dell’artista, nato a Milano nel 1962, che presenta una serie di lavori inediti, oltre la divisione tra arte figurativa e astratta, con un’attenzione all’arte povera, citazioni, recupero dell’archeologia e insieme recupero della storia dell’arte senza rinunciare alla sperimentazione, alla reinvenzione nel linguaggio di forme nuove che attingono all’enorme patrimonio dell’umanità.
![archivetemp13_pignatelli](https://bebeez.it/files/2019/12/archivetemp13_pignatelli.jpg)
Sono grandi opere costruite con teloni pesanti tagliati a strisce e pezzature di dimensioni varie, ricucite assieme, supporti spesso marchiati da scritte e cifre di matrice industriale come nel caso delle Ferrovie con numeri e l’inconfondibile sigla FS, come epigrafi sui monumenti antichi. I teloni sono assolutamente monocromi, superfici mai piatte, dove l’immagine completa è data dalla gradazione della verniciatura, che è già un racconto e parla da sé, nonché dalle diverse sezioni geometriche del supporto ricomposte in unità visiva ed espressiva, come patchwork secondo una usanza domestica di riciclo e risparmio, in voga fin dai primordi e gli stessi colori, di grande impatto, sono quasi unici, lavorati, mai standard, dal ‘fucsia’ non da pantone dell’opera scelta per la locandina al rosso profondo di alcune opere, ai verdi profondi: sono le tinte del colore della malva o della prugna, cariche di un rosso iodio o di verde petrolio, oppure di una pittura metallica color argento.
In tal caso le tele sono lavorate con abrasioni e incisioni. Al centro dell’opera è fissata con un procedimento meccanico una testa eroica, di imperatore romano. Sono quadri monumentali non tanto per le dimensioni quanto per scelta poetica e iconografica.
![archivetempPEL_0497](https://bebeez.it/files/2019/12/archivetempPEL_0497.jpg)
Due opposti che convivono e alla fine della mostra sembrano fondersi in una contrapposizione che diventa confronto se non dialogo.
Così la povertà dei materiali cita la propria storia, il peso che rende l’astratto paradossalmente concreto, come il riutilizzo di uno scarto industriale. La citazione figurativa per altro è densa e di impatto perché archeologica, una pittura che insiste fortemente sull’allusione alla matericità e alla tridimensionalità.
“Costruendo i suoi ‘quadri’, si legge nella presentazione critica, Pignatelli si comporta come un musicista classico contemporaneo che fa dell’avanguardia un repertorio tra i tanti e che nelle sue composizioni sperimentali fa stare assieme – ma stare bene e con un senso che non è solo linguaggio e forma, ma poesia ed espressione – materiali di diversa natura e provenienza, storie e contesti differenti, perfino suoni e vocaboli discordanti.”
Se l’artista continua dunque con una fedeltà quasi caparbia a fare pittura, senza rinunciare mai alla sperimentazione, l’assemblaggio del quadro è piuttosto un’azione politica e in questo senso quel luogo in cui gli opposti stanno è una immagine praticabile della polis.
Quello a cui si allude è che l’artista, cacciato dalla Repubblica, afferma un suo ruolo possibile oggi nella sua rielaborazione e difesa: risparmio, riciclo, recupero della memoria, archeologia delle immagini, ossessione dell’archivio, sono tutte operazioni inerenti il suo lavoro di pittore che non rifiuta il confronto con la realtà e la società, ma lo fa affermando la specificità e centralità del linguaggio artistico, in specifico quello del pittore che all’interno della sua opera è in grado di far stare gli opposti, senza tuttavia svuotarli di originalità e differenza.
Nelle opere di Pignatelli ricorrono immagini di statue greche e romane, busti in marmo, figure in pietra di eroi feriti, imperatori a cavallo o togati, ermafroditi e ninfe, nudi atleti, centauri con Lapiti, figure del mito come Pegaso e Afrodite, Diana e Hermes, Ercole e Apollo, e poi colonnati di templi pagani e piazze rinascimentali, grattacieli e dirigibili, aerei in picchiata, basiliche e grandi stazioni, foreste e laghi ghiacciati.
Le sue citazioni non sono però una celebrazione nostalgica quando un recupero emozionale venato di malinconia.
A cura di Ilaria Guidantoni