L’edizione 2022 è nel segno della ripresa, e, sebbene troppo presto per fare dei bilanci, si avverte la voglia di avventurarsi con progetti innovativi e di rilanciare con una scommessa forte, puntando in alto. I galleristi stessi fin dall’apertura hanno avvertito la presenza di un pubblico più selezionato e attento con il desiderio di ricominciare a investire, malgrado tutto. I progetti ci sono, anche nell’allestimento, godibile, con stand in genere più ampi, un’illuminazione che dà respiro e il viaggio comincia proprio dal nuovo. L’apertura internazionale in particolare è molto più evidente e Miart sembra riprendersi il palcoscenico che si era conquistata negli anni. Da segnalare anche un qualche arretramento della fotografia, esplosa nelle fiere degli ultimi anni e anche molto presente in tante gallerie storicizzate da un po’ di anni, con un ritorno forte alla pittura, rimessa al centro. Cresce anche l’attenzione alla qualità del lavoro. L’edizione 2022 sceglie di accompagnare il visitatore partendo dalle nuove gallerie e dalle gallerie che presentano giovani e che invece di solito restano un po’ a margine. La prima sezione è quasi tutta monografica perché gli stand sono piccoli e raccontare un nuovo artista con un’opera sola non sarebbe convincente; ma anche le gallerie storiche
puntano a unificare lo sguardo, al dialogo a due voci, piuttosto che a grandi antologiche. Tra le altre segnaliamo Gian Marco Casini Gallery di Livorno con la mostra monografica dedicata a Clarissa Baldassarri, classe 1994, di Civitanova Marche, che vive e lavora a Napoli, e che ha presentato per la prima volta al pubblico della fiera il suo ultimo progetto, Ho bisogno di te per poter viaggiare. Questo lavoro nasce dalla possibilità di far viaggiare i luoghi ribaltandone l’immagine, ponendo l’attenzione al concetto di fragilità, protezione e mobilità. Sono imballi di polistirolo in ceramica che mettono in scena il cortocircuito tra l’oggetto da proteggere con la protezione stessa, mentre negativi di architetture in polistirolo deportate dal luogo del calco danno vita a possibili archeologie…del futuro con effetto straniante. Da Moskowitz Bayse di Los Angeles è in mostra l’artista Alexa Guariglia, trentaduenne americana di origine siciliana con un lavoro che richiama in chiave totalmente rivisitata le suggestioni della sua cultura, raccontando storie. Alla Galleria Gilda Lavia di Roma due artiste, Pamela Diamante,
barese, presente alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano fino al 24 giugno, con la personale Stato di flusso a cura di Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone che lavora con la pietra paesina, detta così perché sembra riprodurre un paesaggio, accostandola a foto che trova su Internet in una ricerca rapsodica; e Elle De Bernardini, artista transessuale donna, di San Paolo del Brasile, che lavora sulla tematica dell’identità sessuale. In mostra un lavoro site specific realizzato nella galleria di Roma dove ha scritto su un muro scuro frasi legate a un manifesto da lei stessa redatto sul tema del fallimento che diventa un incoraggiamento alla libertà. La Mandragoa di Lisbona si focalizza soprattutto su Rodrigo Hernandez, artista messicano, in questo momento in mostra al MAM – Museo d’Arte Moderna – di Medellin e poi in tour a Mexico City quindi con una personale al Museo di arte contemporanea di Brema in autunno, che assorbe elementi dalla storia dell’arte, dall’arte urbana, dal contesto nel quale vive restituendo nell’opera un processo di semplificazione nato dal ‘mescolamento’. E’ il caso ad esempio delle ‘cravatte’ che da
accessorio diventano protagoniste con una piccola icona di un volto in alto e un gioco di pattern ispirati a Emilio Pucci molto congeniali alla sua ispirazione. Questa citazione gli permette anche l’accostamento della moda al divertimento pensando alla vacanza. Interessante la tecnica, cartone trattato come papier à macher e dipinto a olio per cui la risultanza è una pittura e scultura ad un tempo. La Osart Gallery di Milano porta in mostra l’Arte sudafricana con una tendenza forte in questa edizione di Miart che si rivolge a paesi lontani. La Galleria, che tradizionalmente si occupa di arte concettuale e da un quattro anni ha scelto di aprirsi a paesi lontani, ha in mostra il lavoro di Jeanne Gaigher che sta realizzando un progetto sulle donne bianche, come lei, e nere cimentandosi nell’uso di materie diverse con sovrapposizioni di tessuto per bandiere con la caratteristica della trasparenza, merletto, glitter e altri materiali. L’artista, che sarà in mostra anche ad Arte Fiera a Bologna a maggio con un’altra artista coetanea con la quale è amica, presente accanto anche a Miart, Katharien De Villiers – alla quale
Osart Gallery ha dedicato di recente le prime personali italiane – è molto impegnata sul tema della sessualità e della voglia di emancipazione delle donne, oggi che molte cose stanno cambiando in Sud Africa, tanto che a Cape Town c’è una delle comunità gay friendly più importanti al mondo. Nel suo lavoro è forte la presenza di un tono sarcastico e surreale insieme. Fino al 21 maggio segnaliamo che nella Galleria è allestita la mostra Robert Morris, 4 Rings, 2 Centers, dal titolo dell’opera centrale esposta, e altre opere in carta prestate dalla Collezione Panza, che rappresentano lo sviluppo delle ricerche
minimaliste dell’artista e della sua relazione dell’arte con l’ambiente. Ci si trasferisce in Indonesia con Primo Marella Gallery di Milano dove sono esposti, tra gli altri, i lavori singolari di Bestrizal Besta con una tecnica a carboncino che crea quasi l’effetto della tridimensionalità, sorprendente per la tecnica e il virtuosismo nel disegno e al contempo per l’effetto surreale, con una composizione che ricorda il disegno barocco fino a sperimentazioni di inversioni di senso. Probabilmente l’artista più importante nel suo paese che in questo momento è al centro di una grande crescita come tutto il Sud Est Asiatico che, insieme all’Asia e all’Africa costituiscono
l’interesse centrale della Galleria da sempre rivolta a mercati nuovi. Oggi invece la Cina, che è stata una delle prime realtà ad affrontare, a causa della situazione politica e di un forte ritorno della censura, si sta chiudendo. Da Eidos Immagini Contemporanee di Asti un’esposizione monografica ci porta sul tema attuale del terrorismo e della violenza anche se nel momento della programmazione non era intenzionale. L’artista esposto è Gianni Bertini e le opere risalgono ai suoi anni parigini, gli anni della contestazione studentesca e l’inizio del terrorismo. L’idea di questo artista è che il mondo in quel momento avesse bisogno di una ripartenza con una nuova coscienza civile che ricominciasse dal fulcro della società, la famiglia, così nel ciclo Abbaco – come abbecedario, ciò da cui si ri-comincia -delle opere in mostra inserisce al centro il trittico, padre, madre e figlio e nello stesso periodo ripropone anche il tema della maternità, madonne contemporanee inserite nel tondo di ispirazione quattrocentesca. Di taglio rinascimentale anche i paesaggi che appaiono nei quadri e che mostrano la voglia di ricostruire allontanandosi dagli artisti che si allineavano alla pars destruens con le prime installazioni e l’arte povera. Interessante la dominante del colore verde intenso con alcuni effetti fluo a sottolineare il carattere intimo e livido insieme facendo ricorso alla Mecart, acronimo per arte meccanica, di sua invenzione con il trasferimento su tela emulsionata immagini fotografiche, unendo poi la parte pittorica. Si crea così un dialogo singolare dalle scene tratte dalle cronache degli Anni di Piombo e gli elementi classici come le stesse cornici realizzate ad hoc da Bertini. La Galleria Open Art di Prato fa una scelta di opere di tenore museale con 6 artisti con i quali lavora imprimendo un taglio fortemente internazionale anche in linea con lo spirito di questa fiera. Accanto a due artisti italiani, Francesco Somaini, scultore che sarà in mostra al Palazzo Reale a Milano a giugno e Toti Scialoja, Jiri Kolar, che al Guggenheim di New York, ancora vivente ha avuto tre personali e l’espressionismo americano astratto con Norman Bluhm, Paul Jenkins e Merca-relli. Quest’ultimo è stato l’iniziatore del movimento sulla scia di Jack Pollock, insieme a Klein e de Kooning ed in mostra è presente anche con opere di carattere metafisico sebbene sia diventato noto per i suoi collage a partire dagli Anni Cinquanta del Novecento. La galleria fiorentina Edoardo Secci, che ormai si divide tra le due sedi tra Firenze, sito storico dove il passaggio è anche turistico, e Milano dove l’attività è rivolta a un pubblico di appassionati e collezionisti più attenti all’arte contemporanea, ha scelto un binomio, con l’artista nord-irlandese Francis Gray, classe 1972, al quale aveva dedicato una personale al Museo Bardini a Firenze e con il quale ha poi inaugurato la sede di Milano e Daniel Crews-Chubb, un inglese che vive e lavora a Londra, del 1984. Uno scultore e un pittore che si incontrano sul tema dell’uomo e del gigante, nonostante l’apparente forte diversità, per il tipo di lavorazione, rispettivamente la resa malleabile del marmo con un effetto plastico come tracce e impronte della lavorazione, quasi fosse una materia molle; e la forte lavorazione manuale a strati con matita, tubetti spremuti direttamente sulla tela, sabbia e l’uso stesso delle mani. La Galleria Frediano Farsetti, storica realtà pratese con una sede a Milano, mostra un’antologica di grande respiro che attraversa il Novecento con La mia camera di Olimpo di Giorgio De Chirico del 1927 di grande fattura, Paesaggio di Giorgio Morandi del 1935, un Ottone Rosai di grande poesia e ancora un Getulio Alviani di forte impatto, Riflesso speculare a elementi curvi 1962-67, tra le molte opere presenti. Studio Guastalla Arte Moderna e Contemporanea ha fatto una scelta originale mettendo al centro il segno e la scrittura, la linea e raggruppando gli artisti che di questo carattere hanno fatto un tratto distintivo della loro arte quali Emilio Isgrò, Lucio Fontana, Enrico Castellani, Sol Lewitt cercando di andare all’essenziale e di riscoprire un’arte incisiva anche se meno appariscente, anzi mostrando la propria forza per sottrazione.
a cura di Ilaria Guidantoni