Solo temporaneamente e solo grazie all’ottimo lavoro svolto da Chiara Toti, curatrice della mostra aperta fino al 15 settembre, ed Eva Francioli in occasione della esposizione Ritorni. Da Modigliani a Morandi, inaugurata presso il Museo del Novecento di Firenze, che quest’anno celebra i suoi primi dieci anni di vita. Un grande progetto e un magnifico regalo per l’occasione e per tutti coloro che visiteranno la mostra e anche, a essa collegata, la preziosa, bellissima collezione permanente raccolta da Alberto Della Ragione e da lui donata a Firenze nel 1969.
Ci sono molte cose da raccontare. La mostra Ritorni vede riunite per la prima volta 19 opere di grandi maestri del Novecento italiano, tra le più note, oltre ad Autoritratto di Modigliani, Natura morta metafisica di Morandi, La Camera incantata di Carrà, la Crocifissione di Guttuso, Natura morta con ventaglio di Soffici, tutti prestiti di inestimabile valore storico-artistico, giunti a Firenze da grandi musei italiani e stranieri. Tutte opere appartenute alla collezione di Alberto Della Ragione e dalle quali se ne era separato nel tempo, per ragioni diverse, e che erano poi state acquisite da grandi musei in Italia e nel mondo. Tornate a casa, sia pur brevemente, queste tele hanno ripreso un loro posto a fianco della collezione permanente raccolta da Alberto Della Ragione da ammirare nelle sale delle ex-Leopoldine, al secondo piano del Museo.
Tra le cose da raccontare attorno alla collezione c’è la storia personale di Alberto Della Ragione, esempio di coraggioso mecenatismo e grande gusto collezionistico, che ha saputo plasmare una delle raccolte più importanti del Novecento. Un percorso significativo, storico e artistico, di circa quaranta anni che, da un quadro all’altro, ci consente di conoscere l’uomo, la sua educazione artistica, la sua personale evoluzione e lo stretto sodalizio che lo ha legato per anni, in amicizia e collaborazione, agli artisti alcuni dei quali sono rimasti presenze costanti nella collezione e nella sua vita.
In breve, la storia di questa collezione passa attraverso la storia e la vita di Alberto Della Ragione.
All’inizio era un ingegnere noto nel settore dei recuperi navali, viaggiava molto e coltivava interessi musicali, letterari e artistici. Quando iniziò a collezionare opere d’arte si indirizzò, secondo il gusto dell’epoca, alla pittura dell’Ottocento e a nomi famosi come Signorini, Fattori, Lega, ma la visita alla Prima Quadriennale di Roma nel 1931 fu la vera svolta che modificherà i suoi gusti e la sua vita. Comincia a seguire critica e artisti contemporanei, abbandona l’Ottocento e inizia a frequentare le gallerie di Roma, Milano e Parigi.
Animato da una passione per il bello come per le nuove sperimentazioni, Della Ragione, nel creare la sua collezione tutta indirizzata al Novecento, intendeva contribuire al rinnovamento del gusto degli italiani e seppe rispondere a quella istanza etica da lui promossa “… di non passare ad occhi chiusi tra l’arte del proprio tempo, ma di dare all’opera dell’artista vivente il legittimo conforto di una tempestiva comprensione”.
Negli anni Della Ragione sarà sempre pronto a sostenere gli artisti e il dibattito artistico, condividere attività e manifestazioni, mentre colleziona opere di artisti viventi, come Sironi, Tosi, De Chirico, De Pisis, e si crea la giusta fama di illuminato difensore dell’arte moderna, contro le convenzioni e le ristrettezze mentali. Acquista Il lago di Carrà, Ragazza seduta di Casorati, Omino in sagrestia di Rosai e decine di altre opere presenti in mostra.
Tra il 1934 e il 1940 cresce il numero delle tele acquisite, con scelte ricercate e significative, che testimoniassero l’evoluzione dell’arte italiana tra le due guerre.
Agli inizi degli anni Quaranta, in pieno conflitto mondiale, Della Ragione si indirizzò verso gli artisti più giovani e nuove leve della creatività, non allineati al Fascismo, spesso rifiutati dai galleristi perché troppo sperimentali o trascurati dalla critica ufficiale per ragioni politiche. Alle opere dei maestri della Ecole de Paris, di Valori Plastici e del Novecento Italiano, si affiancarono progressivamente le opere della Scuola Romana e dei membri del Gruppo Corrente che confermarono un cambio di rotta nella collezione. A testimonianza del quale, in occasione della Mostra delle collezioni d’arte contemporanea di Cortina d’Ampezzo del 1941, la Raccolta di Della Ragione ottenne il primo premio proprio grazie alla presenza delle nuove generazioni dell’arte italiana.
Due parole sulla storia dell’Autoritratto di Modì che Della Ragione acquistò nel 1938 da Riccardo Gualino, noto imprenditore e collezionista, e venne rivenduta, con suo enorme dispiacere nel 1944. Sono importanti le profonde motivazioni che lo indussero a questo passo doloroso per recuperare le risorse necessarie ad aiutare dei giovani artisti di Milano. Suo questo scritto: “Circa la cessione del Modigliani, sono sicuro anche io che mi pentirò, ma è proprio questa certezza che nobilita il sacrificio fatto non per me ma per coloro i quali hanno diritto di poter contare su di me checché avvenga”.
In quegli anni, un ruolo di primaria importanza lo ebbe Renato Guttuso, autore della grande Crocifissione, oggi conservata presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, acquistata da Della Ragione e poi da lui restituita allo stesso Guttuso nel 1959, che del collezionista conservava stima e affetto e ricordava: “Seppe darci ciò di cui avevamo bisogno: la fiducia e l’amicizia, viveva con noi della stessa passione, si bruciava della stessa fiamma”.
Dopo l’alluvione di Firenze del 1966, Della Ragione, quasi a voler risarcire simbolicamente la città dei danni subiti dal suo patrimonio storico-artistico, decide di donare 241 opere “frutto di una vita di intensa passione” per la costituzione di un Museo Internazionale di Arte Contemporanea.
Tra il 1969 e il 1970 viene conclusa la donazione di questa collezione d’eccezione da parte di Alberto della Ragione, protagonista di una stagione straordinaria della storia dell’arte e del collezionismo nel nostro paese, che, con quella firma, donò a Firenze la sua vita stessa.
a cura di Daniela di Monaco