![con Bruce Chatwin](https://bebeez.it/files/2020/10/con-Bruce-Chatwin.jpg)
Il film di Werner Herzog – in inglese, 90 minuti – non è un documentario sul grande scrittore viaggiatore, morto a soli 49 anni per aver contratto il virus dell’Aids, ma un film con Chatwin, sulle sue orme, ripercorrendo paesi e percorsi alla ricerca delle ‘stranezze’ che amava. Se è costruito come questo genere di pellicola con spezzoni di interventi e interviste alle persone che lo hanno conosciuto, quello che emerge sono per lo più suggestioni che solo verso la fine divengono informazioni, mentre lo spazio maggiore è lasciato ai paesaggi, ai viaggi che il regista ripercorre con la compagnia immaginaria del grande viaggiatore. Diviso in capitoli, ampio spazio è dedicato a Le vie dei canti, forse il suo libro migliore che lo stesso Chatwin riteneva unico. La stessa espressione è sua, nata dal dialogo con gli aborigeni australiani, sostituendo così la dicitura Le piste dei sogni, alla ricerca di qualcosa di più poetico. Solo verso la fine con l’episodio La fine del libro, emerge una confessione più privata, anche attraverso le parole della vedova che lo rimpiange malgrado i suoi tradimenti con uomini e donne che a suo dire non hanno mai costituito un problema. Quando ormai era malato terminale Bruce fece un pellegrinaggio al monte Athos convertendosi alla religione ortodossa e forse con un’attitudine al sincretismo, propria di chi ha varcato molti confini, rifacendosi alle credenze dei saggi aborigeni, è andato incontro alla morte come un giusto. Le ultime parole trovate sul suo taccuino – oggi il famoso Moleskine – parlano del Cristo che indossava un vestito senza cuciture e sembra raccontare la sua morte, quella di chi va incontro serenamente a una cesura che non è la fine di tutto. Nella vita sembra esser stato un seduttore consapevole, uno che amava sedurre, uomini, donne e qualunque cosa ma le testimonianza non ne parlano né come di Don Giovanni né come di un Casanova, quanto come di un uomo innamorato del viaggio come conoscenza, di chi va oltre, ai confini del mondo – la Patagonia è una sua terra di elezione – per tornare poi nella sua amata terra del Galles. I confini sono quelli dello spazio e del tempo, amando lo scrittore soprattutto la preistoria, una fascinazione per creature che sembrano emerse dalla fantascienza, e le prime fasi della storia dell’umanità. Il film ha delle riprese molto belle anche se in certi momenti i piani sono un po’ difficili da seguire: accanto all’ombra di Chatwin c’è il viaggio intimo del regista. Durante gli ultimi anni della vita di Bruce Chatwin infatti il regista tedesco Werner Herzog ha collaborato con lo scrittore inglese ad alcuni progetti e fra i due è nata un’amicizia istintiva e profonda. In Nomad Herzog ripercorre le tracce dei pellegrinaggi che Chatwin ha compiuto alla ricerca dell’anima del mondo, attraversando continenti con l’inseparabile zaino di pelle sulle spalle: quello zaino che ora appartiene a Herzog, e che diventa il terzo protagonista del film. Nomad ci porta con sé alla ricerca del brontosauro, in Patagonia, davanti al relitto di una nave “fitzcarraldiana” a Punta Arenas, a Silbury Hill, nell’entroterra australiano e dentro caverne preistoriche o cimiteri indigeni: “luoghi in cui i nostri percorsi si sono incrociati, o che avevamo esplorato indipendentemente l’uno dall’altro”, come ricorda il regista.
![Una scena del film](https://bebeez.it/files/2020/10/Una-scena-del-film.jpg)
Percorsi che, nei romanzi di Chatwin, “creano racconti mitici nella forma di viaggi della mente”, scandagliando incessantemente “la natura dell’esistenza”: sono oggetti che, allineati nella vetrina delle curiosità composta da Herzog, consentono di risalire alle loro origini come faceva Chatwin, che da una pelle di brontosauro ricostruiva un’era scomparsa da millenni: fra tutti i taccuini dello scrittore, vere e proprie cosmogonie universali. Herzog arricchisce le immagini con le parole dei libri letti dallo stesso scrittore o dal regista, nel suo inconfondibile accento teutonico, e con le testimonianze di biografi, antropologi, archeologi e della vedova di Chatwin, Elizabeth. Nomad, come i romanzi di Chatwin, va alla ricerca dell’”essenza della vita e la possibilità di diventare umani”, ci prende per mano e prosegue per suoni e immagini il percorso dello scrittore tramandando la sua storia, “tenendo insieme la terra” e continuando il suo canto. La pellicola è anche film nel film, cinque dei quali ebbero come protagonista Kinski, come Nosferatu e Fitzccarldo (al centro anche del documentario Kinski, il mio nemico più caro); come Cerro Torres, Grido di pietra, nato sulla spinta della frequentazione con lo scrittore – che racconta di una sfida tra alpinisti alla scalata del Cerro Torre, un picco situato nelle Ande tra Argentina e Cile – o Cobra verde del 1i985 tratto da un libro dello scrittore.
a cura di Ilaria Guidantoni