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Second Life: tutto torna, una seconda vita per i rifiuti che diventano opera d’arte, progetto di Alia Multiutility, con il patrocinio istituzionale della Regione Toscana, dei Comuni di Firenze, Empoli, Prato, Pistoia e della Conferenza dei Presidenti delle Accademie, fa tappa fino al 21 giugno alla Limonaia di Villa Vittoria, Palazzo dei Congressi di Firenze, in occasione di Pitti Uomo. Appuntamento internazionale di primo piano che sposa sempre più la sostenibilità, anzi la responsabilità con Firenze Fiera coorganizzatore (che tra l’altro in questi ultimi anni ha intrapreso tutta una serie di attività nel campo della sostenibilità ottenendo tra i primi quartieri fieristico-congressuali in Italia, la certificazione ISO.20121 per la gestione sostenibile degli eventi).
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La grande visibilità del settore del fashion e l’indotto economico importante, diventa infatti significativo nella diffusione del costume e, in questo caso, di buone pratiche. L’unione moda e arte rafforza dunque il messaggio, ha sottolineato il presidente di Alia Multiutility Lorenzo Perra, invitando al cambiamento.
Un’idea che Giuseppe Meduri, direttore Relazioni esterne, comunicazione e sostenibilità dell’azienda fiorentina che si occupa dello smaltimento rifiuti, ha proposto da tempo, dando vita ad un viaggio toscano dell’arte giovane che crea e ricrea a partire dagli scarti.
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La terza edizione della mostra espone 30 opere tra le oltre 130 candidate realizzate da giovani artisti italiani e stranieri che mettono in connessione l’arte con la difesa del pianeta. In quest’occasione sono state esposte anche le opere vincitrici dell’edizione che vedeva protagonista il mondo dell’abito.
Il curatore, il professor Marco Meneguzzo, ha evidenziato come a suo parere la vicinanza tra arte e moda sia più formale che sostanziale, come evidenzia storicamente il connubio tra l’arte di Piet Mondrian e gli abiti di Yves Saint-Laurent. Se infatti, ci ha raccontato, la creatività ne costituisce il fil rouge comune, l’arte ha una produzione più solipsistica mentre la moda è rivolta in modo sostanziale al mercato e il tema della responsabilità ambientale è più complesso da mettere in atto. Ora nella prima edizione ad esempio questo soggetto erra stato declinato in termini di sostenibilità delle condizioni di lavoro e il richiamo all’industria della moda emergeva in primo piano, soprattutto per la globalizzazione del settore. Come ci ha fatto notare Meneguzzo, tra le opere d’arte un video che riproduce il lavoro al telaio con una componente significativa a livello sonoro: il rumore è una delle principali causa se non la numero uno di malattie professionali che, oltre tutto non si associa immediatamente al mondo dell’abbigliamento. Anche questa è sostenibilità e il contest offre l’opportunità, proprio stimolando il lato artistico, di declinare l’attenzione all’ambiente in modo inusuale.
Inoltre, ha sottolineato Meneguzzo, le opere d’arte sanno adattarsi al contesto e allo sguardo di chi le guarda, anche per l’apertura interpretativa che offrono, per questo è significativo e interessante rendere itinerante l’esposizione.
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Insieme alle opere finaliste è presente, fuori concorso, anche l’opera di Mariarita Ferronetti intitolata No One Should Die for Fashion, realizzata con la pratica del ricamo, vincitrice del primo premio dell’edizione 2021-2022, un’opera che lancia un profondo grido d’allarme sull’impatto del fast fashion, accanto ai vincitori della nuova edizione, Sofia Salerno, Federica Mariani e Leonardo Cardamone.
Il primo premio è andato a Sofia Salerno, nata e cresciuta a Catania che, dopo il percorso di studi classici, ha studiato Arti visive presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. La sua opera Nascondi 65, 115, 130’ si compone di tre video in cui l’artista stessa prova a nascondersi in piena vista davanti alla propria videocamera, tornata da un’estate bollente in Sicilia e troppo bagnata a Milano, fenomeni estremi che l’hanno spinta a riflettere.
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La seconda opera è firmata da Federica Mariani, artista milanese di 24 anni, che in A Head for One Dollar, ricuce scarti di pelle animali creando un patchwork che dà forma a una serie di teste di tilacino, animale che nel 2018 è stato candidato come specie da de-estinguere, in forma di scultura.
Terza classificata è l’opera senza titolo di Leonardo Cardamone, ventiquattrenne di Vittoria, in provincia di Ragusa. Un video in bianco e nero fatto di una serie di impressioni, come pensieri d’artista nel tempo derivate da discussioni sull’ambiente sentite nel corso della sua vita.
Nell’arco degli ultimi tre anni, il concorso “Second Life, tutto torna” ha coinvolto quasi 400 giovani artisti, tutti con un’età inferiore ai 28 anni, in una riflessione originale e in continua evoluzione con viaggio che li ha portati nel Cortile di Michelozzo a Palazzo Vecchio e poi al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato.
a cura di Ilaria Guidantoni