Cento anni fa nasceva Paolo Grassi, uno dei più importanti protagonisti della vita culturale italiana, figura di organizzatore culturale, di innovatore e di visionario raccontata in una mostra al teatro La Pergola di Firenze, inaugurata lunedì 11 novembre, che ripercorre la sua vita e la sua carriera attraverso documenti, carteggi, immagini e filmati. A Milano con Giorgio Strehler e altre persone fondò il primo teatro stabile italiano e Firenze perse un’occasione. Paolo Grassi per sua stessa definizione era un “poeta dell’organizzazione” che all’estro, al lato visionario, sapeva usare un’intelligenza pratica. Fu l’intuizione di sposare l’indipendenza culturale a un teatro di alto livello ma aperto a tutti, non elitario, sposandolo con la sostenibilità finanziaria del territorio e dell’amministrazione. Un matrimonio d’interesse che ha fatto la fortuna di Milano e che è stata un’occasione mancata per Firenze. La mostra, curata da Fabio Francione, è un racconto attraverso i libri di questo personaggio, e copie di ritagli di giornale e fotografie che raccontano una vita breve che ha vissuto molte esistenze, organizzata dal Teatro La Pergola e dalla Fondazione Grassi, già allestita a Milano. Questo passaggio a Firenze suggerisce un confronto tra due culture, due mentalità, oltre che due città in merito alla straordinaria invenzione del teatro stabile a Milano nel 1947.
Allora la lirica era molto seguita ma dai ceti popolari ostili al Fascismo e fu così che nel 1933 il Regime creò il Maggio Musicale, gli enti lirici e le orchestre stabili. La prosa, invece, era la festa della borghesia della quale il fascismo non aveva bisogno di guadagnarsi il consenso. Quando da una felice intuizione, con le prime amministrative libere, nel 1947, fu fondato il Piccolo Teatro Città di Milano si attinse a un modello di pubblicizzazione che si rifà a quella degli enti lirici perché Paolo Grassi chiese al Comune di fondarlo e sostenerlo anche finanziariamente, chiedendo però – novità importante – l’indipendenza culturale, grazie ad un’amministrazione socialista in linea con il CNL che a Firenze, per altro, c’era già. Anche nella città medicea l Next generation fondò un teatro, il Teatro dell’Alberello, per quanto privato, con la stessa aspirazione a diventare uno stabile, un luogo di produzione, lontano dal modello dell’impresario e con indipendenza culturale. L’idea era certamente valida ma nel giro di due anni naufragò perche la politica e l’amministrazione locali fiorentine era meno sensibili di quelle milanesi al tema della cultura e negli anni la città è stata vittime di rivalità territoriali tipiche da piccola città, così pur essendo luogo di incontro e di passaggio di compagnie e produzioni importanti, non è riuscita a rendere il sistema culturale integrato al territorio e luogo di sviluppo economico. Certamente un Paolo Grassi, figura d’eccezione che seppe fare da ponte tra politici e intellettuali, è stata per Milano un’occasione importante supportata dal diverso contesto cittadino. Fatto è che Firenze rimane orfana dell’idea di un teatro stabile di prosa che si costituirà solo nel 2011 al teatro La Pergola.
Oggi a cento anni dalla nascita di Paolo Grassi – nato a Milano il 30 ottobre 1919 e morto a Londra il 14 marzo 1981 – la Fondazione che porta il suo nome ha avvertito l’esigenza di convogliare, dopo un lavoro durato dodici anni di scavo e indagine in archivi pubblici e privati e la pubblicazione di ben cinque volumi, l’intera ricerca sulla sua figura in una mostra dal carattere documentale e performativo in cui tutte le arti venissero rappresentate secondo un dettato esplicitato da Grassi già in gioventù e in anni terribili con l’Italia in guerra. In quarant’anni di attività Paolo Grassi, oltre ad aver inventato e dato forma e contenuto a un mestiere come l’organizzatore culturale che in Italia non esisteva ancora, perlomeno in modo così sistematico, ha saputo esprimere il proprio talento visionario su più piattaforme spettacolari. Dopo la Fondazione e direzione del Piccolo Teatro di Milano, tenuto dal 1947 al 1967 in codirezione con Strehler e poi in direzione unica fino al 1972, lo lasciò per sovrintendere dallo stesso anno al 1977 il Teatro alla Scala. Qui aprì il più antico teatro lirico del mondo a innovazioni che hanno fatto scuola come la ripresa per la prima volta in diretta televisiva di un’opera lirica (l’Otello di Verdi). Dopo un quinquennio, nel 1977 fu chiamato a presiedere per poco più di tre anni la Rai della Riforma dando impulso e avvio alla “terza rete” che diventerà a lungo il canale culturale pubblico, alla produzione di film e di sceneggiati televisivi premiati nei festival più importanti (L’albero degli zoccoli di Olmi, Padre padrone dei Taviani, Molière di Ariane Mnouchkine, Gesù di Nazareth di Zeffirelli, tanto per citarne alcuni). Infine, negli ultimi anni della sua vita, segnati da una malattia che lo porterà a una morte prematura, è da registrare il ritorno all’editoria, suo primo suo amore e mai abbandonato per come ha attraversato costantemente tutte le sue molteplici attività.
La mostra ha, pertanto, una suddivisione nelle seguenti sezioni biografiche, tutte corredate da foto, oggetti, disegni, quadri, bozzetti, interviste televisive e da un documentario allestito ad hoc per la mostra da Rai Cultura, partendo dal Prologo autobiografico e album familiare con la ricostruzione attraverso foto, documenti e ritratti della biografia familiare di Grassi e di alcuni aspetti privati della sua vita, piuttosto errabonda dal punto di vista sentimentale; la Costruzione di un progetto;
Paolo Grassi prima di Paolo Grassi (1936-1946), sezione prevalentemente documentale con una selezione di libri, lettere, riviste, articoli, locandine e altro materiale provenienti da archivi pubblici e privati e una sezione artistica con quadri e disegni della cerchia di artisti che ruotarono intorno a “Corrente”, “Palcoscenico” e i GUF forlivesi: Al Piccolo Teatro con Giorgio, Nina e gli altri (1947-1967)
2bis; Un teatro fuori le mura. La “direzione solitaria” (1968-1972).
L’intera sezione riguardante “i due atti” trascorsi da Grassi al
Piccolo Teatro è illustrata nella prima parte dagli spettacoli degli esordi e dalla definizione dei rapporti con il pubblico e la politica e dagli autori simbolo come Goldoni, Brecht, Bertolazzi e Pirandello. Vengono isolati estratti da importanti carteggi con Giorgio Strehler, Eduardo De Filippo e altri; mentre la seconda parte costituisce, in concomitanza con il cinquantennale degli anni della contestazione giovanile dalla quale il Piccolo non fu esente, un bilancio di quell’epoca di passaggio e grandi trasformazioni.
Segue L’opera alla prova dei media e della comunicazione. Gli anni al Teatro alla Scala (1972-1977), sezione che si avvale prevalentemente di un’istallazione guidata alla visione dell’Otello e di materiale documentale riguardante i cartelloni delle opere e dei balletti rappresentati alla Scala e di quelli allestiti alla Piccola Scala che contraddistinsero la sovrintendenza Grassi. Quindi Un riformista alla presidenza della Rai (1977-1980), con un sondaggio attraverso carteggi e interventi della presidenza Grassi alla Rai; e Una passione trasversale: l’editoria (1942-1981), sezione trasversale in cui è evidenziato il lavoro editoriale di Grassi: dagli inizi con le Edizioni di Pattuglia, Poligono, Rosa e Ballo, la “Collezione di teatro” Einaudi con Gerardo Guerrieri e Giorgio Guazzotti alla Cappelli, fino al progetto Electa degli ultimi anni.
Tutte le sezioni hanno un importante e fondante apparato fotografico che intreccia la biografia di Grassi, i suoi incontri illustri (da Chaplin a Brecht fino alla regina Elisabetta per citarne alcuni), i viaggi e le tournée, la storia personale, il sodalizio artistico con Strehler e il rapporto in chiaroscuro con la politica. Infine, attuando una selezione degli accadimenti in Italia e nel mondo, si constata come quell’ampio spicchio di Novecento, rappresentato dall’arco esistenziale dell’organizzatore teatrale, coincida quasi con la definizione di “secolo breve” data da Eric Hobsbawm.
a cura di Ilaria Guidantoni