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“Mi dimentico persino di avere un corpo”, ha detto l’artista Louisa Gagliardi con una risata ironica. “Lavorare diventa una maratona mentale” (si veda qui artnet).
Durante la nostra videochiamata, la pittrice svizzera stava dando gli ultimi ritocchi a nuove opere destinate a due mostre collettive a Zurigo.
In There I Lost me stesso, mi sono perso, al Blue Velvet Projects fino al 27 luglio, una coppia di interni incontaminati si rispecchiano l’un l’altro in un grande dipinto chiamato Visitor, dove due figure, una su ciascun pannello, si impegnano nelle cure di sé rituali. Sovrapposta all’opera, sospesa sopra di loro, c’è una porta di protezione dipinta a catena.
“La nostra generazione di persone ha la sensazione di essere iperconnessa tramite la tecnologia e i social media, ma si sente sempre più isolata”, ha dichiarato Gagliardi. “È il tema centrale ricorrente nel mio lavoro”.
I suoi raffinati dipinti figurativi navigano nell’ansiosa dicotomia tra la nostra esistenza online e quella reale: tensioni alle quali l’artista ammette di non essere immune, soprattutto quando le scadenze incombono.
Nonostante le scene tranquille tipo spa in Visitor, ad esempio, c’è un senso di leggero disagio, la sensazione che “o qualcosa sia appena successo o stia per succedere”, ha osservato l’artista. “Siamo troppo tardi o troppo presto”.