“È un esempio di comunicazione paradossale”, tiene a precisare nel 1984 l’ineffabile trio pavese dalle pagine della rivista Frigidaire, tra un fumetto di Andrea Pazienza e una striscia di Tanino Liberatore. “La situazione è esasperante e acida, e noi la rappresentiamo in forme di zucchero. Si tratta d’ironia, ironia pura, ma forse è l’unico modo, il paradosso, di trasmettere verosimilmente i tratti della vita moderna”.
Una vita dinamica, anzitutto. Tale e quale, se possibile, a quella che Giacomo Balla e Fortunato Depero avevano auspicato nel Manifesto del 1915, funzionale a una Ricostruzione Futurista dell’Universo. E infatti, insieme a Gianantonio Abate, Clara Bonfiglio, Dario Brevi, Andrea Crosa, Marco Lodola, Battista Luraschi, Luciano Palmieri e Umberto Postal, nel Nuovo Futurismo ci sono anche i Plumcake impegnati a “shakerare” l’arte contemporanea tra Figurazione e Design. Il che non può che farci ritornare al “cuore” della faccenda. Anzi: alle Questioni di cuore, dal momento che questi scintillanti cuori in bassorilievo architettati a metà anni 90 nei formati Small, Medium e Large, metabolizzano il Kitsch e la Space Age, la tripla X e la Pop Art, il Fumetto e il Cartoon.
Ci sono cuori che inglobano facce. E tra quelle facce potrebbe esserci indistintamente Cella, Pallotta o Ragni. Oppure tutti e 3 assieme, zoomorfizzati magari da elefante, da scimmia, da orsacchiotto. Ci sono cuori che hanno impressa una mano. E sul palmo della mano occhi e bocca spalancati. Ma se invece fossero 2 capezzoli e 1 ombelico? Ci sono cuori, poi, che inscenano l’atto stesso del dipingere: la mano impugna con delicatezza il pennello e l’arte, via via, prende forma. Su uno di quei cuori (spetta a voi scovarlo) c’è però un cavalletto, sullo sfondo, che sbertuccia il (presunto?) pittore.
C’è invece un singolo cuore, grande grande, che coccola la silhouette di Marilyn Monroe, icona fra tutte le icone; e cuori che enunciano la cosiddetta Teoria della Musica parafrasando idealmente il futuristico Intonarumori di Luigi Russolo: uno di essi è uno spazio bianco latte dove una coppia di teenager stile rockabilly stona un malaugurato ritornello; in un altro cuore, la mano divina regge un walkie talkie incaricato di trasmettere la “sua” voce, ma ciò che ne risulta è un’inascoltabile noise music; in un altro ancora, una sega si mette a suonare una chitarra sprigionando stridenti note. E c’è, infine, un modo sgangherato di far musica: con il rumore dei peti. Ma si sa: occhio non vede, cuore non duole.