“Il respiro è la chiave di lettura del nostro presente, racconta la cantautrice. il Covid-19 toglie il respiro, come anche la paura di perdere il lavoro, l’inquinamento delle nostre città, l’acqua del Mediterraneo, se il gommone sul quale viaggi si rovescia, il ginocchio di un poliziotto sul collo o la mano di un marito violento. Ma il respiro è anche la vita che ci abita dentro, l’avvio del nostro parlare e conoscerci, l’innesco e il motore del canto. Un mattino ho aperto la porta e sul mio taccuino si sono radunati lupi, balene e pesci, fiumi, venti e abissi, stelle, foreste e deserti, foglie, rami e alberi d’oro: sono stati loro a farmi strada,
canzone dopo canzone. E tra bufere e naufragi ho raccolto storie preziose di persone che, caparbiamente, costruiscono bellezza, consapevolezza ed armonia”.
Così Erica Boschiero su questo suo nuovo lavoro, Respira, uscito il 25 giugno per Squilibri, ricolmo di grazia e incanto e terso ed essenziale come un soffio vitale. Un album in cui, a tre anni di distanza da E tornerem a baita, piccola perla per lo più nel dialetto delle montagne venete, Erica torna a cantare in italiano con dieci nuove composizioni che risuonano come uno spaccato sulla nostra contemporaneità. Intrecciando storie
di migranti che riposano sul fondo del mare (La memoria dell’acqua) o risplendono nei campi come rubini al sole (Un’ostrica e una perla), di donne abusate dalla stessa mano che incendia foreste e fa strage di animali (La città della gioia), di alberi spazzati via dalle loro montagne da venti eccezionali (Albero maestro) e che nonostante tutto cantano all’uomo canzoni d’amore (Respira), questo nostro frastagliato presente mostra anche crepe che lasciano intravvedere lampi e bagliori di luce: qualcosa a cui si approda solo attraversando il buio (E resta il grano), imparando a restare fermi (Sale), riscoprendo l’atto del respirare, per poi muoversi in una direzione nuova (Ascolta), con l’amore e la cura reclamati da un camminare (Per sempre proteggo), che si nutre di bellezza e di diversità (Monamour).
Il lavoro possiede una grande tenerezza, una delicatezza rara nel panorama musicale odierno senza mai piegarsi al sentimentalismo, intriso ad un tempo da una grande forza, con una ricerca attenta della parola, in un equilibrio sapiente tra il testo, la musica e la voce a fare da ponte.
Respira conferma le grandi doti vocali e compositive di un’artista rara e discreta che, di album in album, ha conquistato una propria identità musicale e poetica che le sono valsi numerosi riconoscimenti, dal Premio Bianca D’Aponte al miglior testo a Musicultura, fino a consacrarla come una delle migliori cantautrici della sua generazione. Non poche le novità sul piano musicale in questo suo nuovo cimento discografico, il quarto della sua carriera, dove, grazie agli arrangiamenti di Sergio Marchesini e al coinvolgimento di musicisti di alto profilo, si colgono sonorità del tutto nuove, dettate anche dal tentativo di esaltare la connotazione cinematografica di gran parte dei brani coniugando una vena felicemente melodica, da sempre nelle corde e nell’inventiva della cantautrice trevigiana, con elementi di elettronica e efficaci campionamenti. E a chiudere e a suggellare la novità di questo nuovo intenso album si pone la partecipazione straordinaria di Neri Marcoré nel brano finale in cui due voci camminano insieme tra campi di grano a tempesta finita. I testi e le musiche sono di Erica Boschiero, gli arrangiamenti di Sergio Marchesini eccetto La Memoria dell’acqua (Edu Hebling e Alessandro D’Alessandro); la produzione artistica di Sergio Marchesini ed Erica Boschiero, le registrazioni di Pink Studio di Padova da Luca Panebianco e Max Trisotto, Abbey Rocchi Studios di Roma da Roberto Cancellieri e Domenico Sisto (La memoria dell’acqua), Virus studio di Siena da Alessandro Guasconi (contrabbasso in Un’ostrica e una perla e Per sempre proteggo), Millenium audio recording di Roma da Fabio Ferri (E resta il grano); Editing di Max Trisotto
Mixaggio e masterizzazione di Paolo Iafelice; Adesiva discografica, Milano: Sono già molte le date del tour estivo della cantautrice veneta con Respira e altri spettacoli, da sola -voce e chitarra- o in formazione più ampia che si concluderà con le tappe di Bologna il 24 settembre in occasione del Festival Francescano e Treviso il 17 ottobre al Festival CartaCarbone.
Due parole con Erica
Dopo il dialetto il ritorno all’italiano. Come nasce questa scelta?
“Il dialetto ha la particolarità di condurti automaticamente a una dimensione altra, nello spazio, nel tempo, e anche internamente. Era perfetto per raccontare la mia terra d’origine, le Dolomiti, in E tornerem a Baita, che è uscito nel 2018. Ora però sentivo il bisogno di tornare a dire la mia nel qui e ora: in questa contemporaneità densa di eventi epocali e contraddizioni, in uno spazio che non fosse relegato alle valli di montagna ma tornasse a toccare anche la pianura, le città, e anche più in là…”
Un album dove la voce si esprime con ampiezza ma la parola è forte come la musica. Quanto è importante il testo per te?
“Direi che è fondamentale. Quando ero più giovane scrivevo racconti e poesie, poi ho scoperto il linguaggio della canzone è ho trasferito in quest’ultimo il mio bisogno di dire con la parola. Trovo che una canzone con un testo che non abbia un suo peso specifico sia una canzone azzoppata, un’occasione persa.”
L’ispirazione è dichiarata e il respiro è al centro, sfiorando ad ampio raggio i drammi dell’umanità di oggi. C’è un messaggio particolare che vuoi dare?
“Me lo avessi chiesto un anno e mezzo fa ti avrei detto: fermarsi, prendere collettivamente fiato, guardarsi attorno e rendersi conto di cosa sta accadendo attorno e dentro di noi. Lo avevo scritto in SALE, il singolo dell’album. Poi questo è capitato, lo abbiamo vissuto tutti, per forza, con questa pandemia. C’è chi nel fermarsi si è posto delle domande, ha fatto il punto con sé. Era lancinante vedere come più noi ci chiudevamo spaventati in casa più la natura attorno rifioriva e recuperava gli spazi che le erano stati sottratti. Non so se collettivamente lo abbiamo capito o ci serviranno altre botte come questa per rendercene conto, ma è chiaro che dobbiamo cambiare rotta, come umanità e come singoli. Abbandonare la logica della massimizzazione del profitto ad ogni costo, della competizione e della sopraffazione, per avvicinarci a quella della compassione, della consapevolezza, del prendersi cura: che in fondo sarà l’unica modalità di sviluppo capace di farci sopravvivere come specie su questo pianeta. E credo che tutto cominci dalle scelte che ciascuno di noi fa, nel proprio piccolo. Già cominciare a fare qualche respiro profondo prima di fare o dire qualcosa che potrebbe ferire l’altro sarebbe una bella rivoluzione!”
In ogni caso ascoltandolo l’album è soprattutto una suggestione d’amore, nel senso più tradizionale. Ha una dedica?“Ne avrei molte. Ma mai come in questo disco la dedica è alla natura che come una madre da sempre mi e ci accoglie e si dona a noi senza riserve, nonostante tutto quello che le stiamo facendo”.
Musicalmente cosa rappresenta per te questo lavoro?
“E’ un altro passo nella ricerca: nell’imparare a mostrare di più la mia interiorità e il mio sguardo sulle cose senza troppi filtri, comprese le zone d’ombra che mi porto dentro. E’ forse anche un grido, di dolore e di speranza insieme, per questo strano tempo che ci troviamo a vivere. Ma è soprattutto un lavoro condiviso: con Sergio Marchesini che ha realizzato con tanta cura e rispetto gli arrangiamenti, con tutti i musicisti appassionati e generosi che vi hanno suonato, con l’etichetta che ha deciso di investire sul nostro lavoro e con le tante, tantissime persone che hanno fatto il tifo dietro le quinte perché queste canzoni venissero alla luce. Dopo due anni di “gravidanza” silenziosa tra un lockdown e l’altro, far uscire RESPIRA in questo momento è una gioia indescrivibile.”
Chi è Erica Boschiero
Già vincitrice del Premio d’Aponte, del Premio Botteghe d’Autore, del Premio Lunezia – Future Stelle, del Premio per il Miglior Testo a Musicultura e al Premio Parodi, ha tenuto concerti in Islanda, Norvegia, Francia, Germania, Svizzera, Estonia, Lettonia, Bielorussia, Ungheria, Repubblica Ceca, Nepal e Kazakhstan.
Da sempre impegnata nelle tematiche ambientali e di ispirazione civile, ha suonato per Emergency, per Amnesty International (al DOX di Praga per “I Welcome Refugees” e al Palais Chaillot di Parigi per il “Human Rights Defensors World Summit” nel 2018), per Legambiente, per il movimento “Se non ora quando” e in molte altre occasioni di rilevanza sociale.
Negli ultimi dieci anni ha incontrato migliaia di ragazzi e adulti all’interno di laboratori creativi di cittadinanza attiva, e con alcune delle canzoni realizzate insieme a loro Erica si è esibita al Ministero dei Beni Culturali a Roma (Premio AACS), alla Rocca di Assisi, in Piazza Campidoglio a Roma e in Aula Nervi in Vaticano alla presenza di Papa Francesco. Nel 2018 ha realizzato con 300 ragazzi l’inno ufficiale della Marcia della Pace Perugia-Assisi E’ Tempo e nel 2019 la canzone Bellomondo per i Fridays For Future Italia.
Oltre ai suoi concerti porta in scena gli spettacoli E tornerem a baita ed Essere Umani con Sergio Marchesini e il fumettista Paolo Cossi, Domani è bello con Michele Dotti e la regia di Jacopo Fo, Alberi con l’attore Vasco Mirandola e Spaesati, del migrare e di migranti con il sociologo Stefano Allievi. Ha aperto concerti e/o duettato con Gino Paoli, Danilo Rea, Paola Turci, Maria Gadù, Ron, Luca Barbarossa, Neri Marcorè, Mariella Nava, Elena Ledda, Maria Pia De Vito, Patrizia Laquidara, Tolo Marton, Fausto Mesolella, Liam O’Maonlai (Hothouse Flowers), Max Manfredi.
L’8 marzo 2017 il Sindaco della Città di Treviso le ha conferito il Premio “Riflettore Donna”, Civica Onorificenza che premia ogni anno una donna della città distintasi per senso civico e professionalità. Dal 2017 è direttrice del Coro dell’Università Popolare di Treviso.
a cura di Ilaria Guidantoni