Al Carmi museo Carrara e Michelangelo di Carrara, in provincia di Massa, è allestita la mostra, alla cui anteprima BeBeez è stata invitata, Romana marmora. Storie di imperatori, dei e cavatori, dedicata alla cava romana di marmo bardiglio di Fossacava e al suo ruolo all’interno del più ampio e noto fenomeno dell’estrazione del marmo lunense, aperta fino al 12 gennaio 2025.
Promossa dal Comune di Carrara e dalla Soprintendenza ABAP per le Province di Lucca e Massa Carrara, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara, l’esposizione è curata da Giulia Picchi, funzionario archeologo Soprintendenza ABAP per le Province di Lucca e Massa Carrara, e da Stefano Genovesi, direttore del Museo del marmo di Carrara e dell’Area archeologica di Fossacava che hanno raccontato l’intento divulgativo della mostra: un percorso non solo per addetti ai lavori ma in grado di coinvolgere quante più persone possibili perché il marmo racconta la storia dell’Italia e della scultura mondiale che a Carrara trova la sua capitale.
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Il progetto ha infatti anche un obiettivo didattico come ha rilevato il presidente Enrico Isoppi della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara.
La mostra si concentra sul ruolo della cava romana di marmo bardiglio di Fossacava all’interno del più ampio e noto fenomeno dell’estrazione del marmo lunense, noto come Marmo di Carrara dopo Michelangelo che con il linguaggio di oggi potremmo definire un’operazione di comunicazione se non di marketing. In effetti l’esposizione fa parte di un percorso di valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale della città.
L’esposizione è infatti uno dei due eventi dell’estate della città, nella quale si racconta la sua identità, prima di White Carrara, in programma il 13 giugno, ovvero il presente del marmo, con opere iconiche realizzate da designer contemporanei a partire dalla tradizione della lavorazione artistica del marmo, che connota la città da 2.000 anni.
«Raccontare i marmi romani e il bardiglio di Fossacava”, dichiara infatti Gea Dazzi, assessore alla Cultura, “significa raccontare le origini del nostro territorio, legato all’escavazione del marmo e alla sua diffusione nel mondo, e soprattutto legato alla grande perizia di uomini che qui si sono formati e hanno imparato mestieri unici come quello del cavare il marmo e quello di lavorarlo”.
In tal senso è interessante anche capire l’aspetto sociologico che ci svela quanto intorno al marmo ci fosse nell’antichità un’organizzazione sociale ed economica a cominciare da quella del lavoro. Erano infatti gli schiavi, può sembrare strano, a gestire e ripartire l’attività mentre gli uomini liberi lavoravano ‘alle dipendenze’ dei primi insieme ai meno fortunati, i condannati che scontavano così la pena. Gli schiavi erano una sorta di categoria commerciale, per fare un parallelo con l’idea moderna dell’azienda o impresa, e disponevano di un catalogo preciso di riconoscimento valoriale attraverso un’unità di misura, un cubo di piccole dimensioni, da essere appunto considerato solo un parametro al quale si assegnava un determinato prezzo a seconda della tipologia di materiale lapideo.
Inoltre è significativo il valore metaforico che, soprattutto a partire dall’Imperatore Augusto, assunse il marmo simbolo di potere e strumento di propaganda della gloria di Roma, utilizzato in particolare, specialmente il bianco statuario, per l’arte sacra.
Nella prima sala interessante in tal senso, il busto di un Imperatore, probabilmente della dinastia Flavia, la cui corazza istoriata celebra la vittoria di Roma per terra e per mare che nel marmo si eterna. Partendo dalla storia della colonia di Luni, nel cui territorio si trovavano le cave di Carrara, si approfondiscono anche i temi delle antiche tecniche estrattive, dei prodotti semilavorati e della gestione delle cave, i diversi utilizzi del marmo bardiglio e la loro diffusione nell’ambito dell’Impero Romano, oltre a gettare uno sguardo sulla religiosità di quanti frequentavano i bacini estrattivi.
D’altronde “i vecchi ritrovamenti e i dati dello scavo recente hanno reso Fossacava una delle cave di età romana oggi meglio conosciute”, spiegano i curatori Giulia Picchi e Stefano Genovesi.
L’apertura al pubblico, avvenuta nel 2021, ha fatto registrare una presenza annuale di 10.000 visitatori, che ha confermato lo straordinario interesse per questo sito anche perché il sito di Fossacava è tra le pochissime cave di età romana ad essere stato oggetto di uno scavo archeologico stratigrafico e le indagini, condotte nel 2015 dal Comune di Carrara e dalla Soprintendenza Archeologica della Toscana all’interno del bacino estrattivo, hanno permesso di ricostruire la storia della cava in tutti i suoi aspetti, in particolare in merito alla tipologia dei prodotti semilavorati che qui venivano estratti, del personale che vi lavorava e delle modalità con le quali la cava era gestita dall’amministrazione imperiale romana.
Il percorso espositivo è articolato in quattro sezioni: Luni e le sue cave di marmo (sala 1), Fossacava. Storia di una cava, dall’età romana allo scavo archeologico (Sala 2), Gli dèi dei cavatori. La religione a Fossacava (Sala 3), La fortuna del bardiglio nell’Impero (Sala 4).
La Sala 1 è dedicata alla storia della colonia romana di Luni e a quella dell’estrazione del marmo lunense, tra la seconda metà del I secolo a.C. e il III-IV secolo d.C. Inoltre è posto in rilievo il ruolo determinante dell’imperatore, primo tra tutti Augusto, nello sviluppo dello sfruttamento delle cave di marmo di Carrara. Opera centrale della sala sarà la statua loricata di imperatore rinvenuta negli scavi Fabbricotti a Luni del 1889, in prestito dall’Accademia di Belle Arti di Carrara.
La Sala 2 è incentrata sul sito di Fossacava, del quale è raccontata la storia, dall’escavazione del marmo bardiglio in età romana fino allo scavo archeologico qui condotto nel 2015. Saranno messe a fuoco in particolare le tecniche di scavo, con l’esposizione di strumenti antichi, e le problematiche relative alla gestione delle cave da parte dello stato romano.
La Sala 3 è dedicata alla religiosità dei cavatori e degli altri personaggi che popolavano le cave di marmo di Carrara in età romana dove grande risalto è dato alla statua della dea Luna rinvenuta a Fossacava, verosimilmente una replica della statua di culto del cosiddetto “Grande Tempio” di Luni. Nella sala sono esposti inoltre l’altare dedicato alla Mens Bona, in prestito dall’Accademia di Belle Arti di Carrara, e un rilievo raffigurante il dio Silvano, il cui culto è molto attestato negli ambienti delle cave, proveniente da una domus di Luni e in prestito dal Museo archeologico nazionale di Luni.
La Sala 4 narra infine al visitatore la diffusione del marmo bardiglio a Roma, nelle città dell’Italia e delle province e in quali tipi di edifici e strutture esso sia stato utilizzato. In questa sezione è approfondito, in particolare, il suo impiego per i colonnati dei palcoscenici dei teatri e per la realizzazione di fontane o labra. L’allestimento di alcuni semilavorati e di altri reperti in marmo bardiglio illustra i diversi usi di questa varietà di marmo. Uno spazio è infine dedicato ad un progetto di archeologia sperimentale condotto con l’Accademia di Belle Arti di Carrara, nell’ambito del quale saranno scolpite, dagli studenti e dal personale docente, delle repliche in marmo di un semilavorato in marmo bardiglio e di un labrum finito.
a cura di Ilaria Guidantoni