Silvia Amodio , fotografa ritrattista, propone una serie di opere nella mostra personale “L’arte del Ritratto” presso la Galleria SPAZIOKAPPA 32, a Milano in via Kramer 32. Il vernissage alle ore 18,30 di ieri è l’occasione scelta dalla Fondazione 3M per presentare il Calendario 2018. La mostra è stata infatti acquisita dalla Fondazione 3M ed alcune immagini sono state utilizzate per il Calendario del prossimo anno.
Il giorno dell’inaugurazione coincide con la giornata mondiale per la lotta contro l’Aids e la serie di immagini VOLTI POSITIVI, proposti nella personale, sono ritratti realizzati in Sudafrica, nei sobborghi-dormitorio di Città del Capo dove l’Aids miete ogni giorno centinaia di vittime. E’ una conferma dell’impegno e dell’attenzione dell’autrice per i temi sociali, un forte grido di richiamo verso più fortunati a non ignorare i più deboli ed a indirizzare risorse ed attenzioni a loro favore.
La mostra è stata curata da Roberto Mutti che nella presentazione cita Albert S. Southworth, titolare a Boston di una raffinato atelier di ritratti fotografici che nel 1870 affermava: “Il carattere del personaggio deve risultare totalmente chiaro a prima vista” e sottolinea come “…tutto si è sempre giocato in quello spazio limitato che da sempre separa e insieme unisce il fotografo e il suo soggetto costretti a un intrigante gioco di rispecchiamento, a un continuo inseguirsi fra l’uno che sottilmente sfugge pur dichiarandosi disponibile a farsi catturare e l’altro che lo attende con la pazienza e la determinazione di chi sa di poter cogliere un frammento prezioso di realtà da restituirgli. Ecco perché il fotografo ritrattista deve possedere due doti essenziali: la determinazione dell’attento regista di tutta l’operazione cui presiede e la sensibilità di chi sa esplorare gli animi con tutta la delicatezza necessaria.”
“Silvia Amodio” continua Mutti nella sua analisi critica, “padroneggia entrambe queste capacità, come le sue opere stanno a testimoniare. Sa benissimo che il ritratto non è solo la raffigurazione del soggetto ripreso ma è anche la traccia, sottintesa ma non per questo meno evidente, del fotografo che lo ha realizzato. Perciò non si sottrae al gioco del riconoscimento, ma fa in modo che la sua sia una presenza discreta, garbata come sa esserlo lei nel suo approccio con la fotografia stessa, lasciando in tal modo traccia del suo stile.
Gli elementi fondamentali che lo caratterizzano sono strettamente connessi. Quelli legati alla tecnica hanno, apparentemente, poca evidenza perché la fotografa sceglie ambienti di una semplicità essenziale, posiziona le luci in modo che appaiano del tutto naturali, non cerca effetti insoliti o spettacolari.
Ovviamente questo risultato è frutto di una sapiente regia e di scelte attente, premesse sottintese che offrono ai soggetti una dimensione talmente priva di forzature da consentire di sentirsi perfettamente a proprio agio. Facendoli posare in modo che si staglino su uno sfondo neutro, chiede loro semplicemente di essere se stessi, di osservarla mentre li ritrae con la stessa naturale curiosità con cui ci si rapporta, in un confronto silenzioso, con una persona che ci interessa. E se di fronte alle situazioni più difficili – dai problemi delle persone affette da albinismo al tema della malnutrizione in Burkina Faso ai bambini lavoratori in Perù – sa far emergere la dignità dei suoi soggetti, quando indaga sul rapporto fra i cani e i loro padroni usa la fotografia per un’indagine che coglie aspetti psicologici e antropologici con sorprendente profondità. Ed è qui che Silvia Amodio mette in campo il vero elemento essenziale del suo stile che coniuga una spiccata sensibilità estetica a un altrettanto intenso convincimento etico. E’ così coinvolta nel suo lavoro da non frapporre un distacco nei confronti dei soggetti che riprende che in tal modo finiscono per appartenerle. Perché, se un ritratto è quello di chi sta in posa, cento ritratti sono in ultima analisi l’autoritratto del fotografo che li ha realizzati.”
Silvia Amodio (Milano, 1968) si laurea in filosofia con una tesi sperimentale svolta alle Hawaii sulle competenze linguistiche dei delfini. Giornalista, fotografa e documentarista ha operato scelte espressive che coniugano etica ed estetica per affrontare temi complessi come la diffusione dell’Aids in Sudafrica, la pedofilia clericale, i bambini lavoratori in Perù, l’albinismo e la malnutrizione in Burkina Faso. E’ spesso ospite di convegni e trasmissioni televisive e radiofoniche. Da cinque anni promuove HumanDog, un progetto itinerante che indaga la relazione tra cane e padrone da un punto di vista zooantropologico. Nel mondo della fotografia d’autore si è affermata esponendo i suoi lavori in gallerie e spazi istituzionali in Italia, Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Olanda.
La Fondazione 3M è la conferma dell’attenzione di 3M Italia dell’attenzione della Società per gli aspetti culturali. Fondata nel 2002 ha all’attivo 8 calendari, 95 mostre, 57 pubblicazioni, 115 seminari, una raccolta di immagini di 1300 autori italiani e stranieri, che comprende 107794 fotografie, 10331 lastre e 42058 diapositive. La Fondazione, istituzione culturale permanente, svolge il ruolo di snodo di divulgazione dove formazione e ricerca, arte e cultura sono approfondite, tutelate e valorizzate. Le numerose attività culturali realizzate spaziano dalla fotografia all’arte.
(a cura di Paolo Bongianino)
Silvia Amodio “L’Arte del Ritratto”
1 – 15 dicembre 2017
presso SPAZIOKAPPA 32 | Via Kramer 32 | MILANO