Nel programma dell’Estate Teatrale Veronese, che si terrà fino al 20 settembre, al Teatro Romano ha debuttato Molto rumore per nulla, commedia di William Shakespeare per la regia di Veronica Cruciani e con Lodo Guenzi, frontman dello Stato Sociale, protagonista: lo vedremo in una lunga tournée nella prossima stagione.
Si è a lungo dibattuto tra critici e studiosi di teatro se Much Ado About Nothing (Molto rumore per nulla) sia da ascrivere alle commedie romantiche o alle tragicommedie di Shakespeare: noi siamo più vicini alla prima ipotesi, affiancandola alla Dodicesima notte, Le allegri comari di Windsor e Come vi piace, dove s’intrecciano amori contrastati, burle feroci e equivoci a catena. Grazie ai documenti, siamo però certi della sua datazione temporale: il Bardo la scrisse dopo il 1594 e la prima rappresentazione si colloca tra la fine del 1598 e l’inizio del 1599. Pur non essendo mai stato in Italia, Shakespeare vi ha ambientato molte sue opere, attingendo per le trame alle fonti dei nostri letterati, ad esempio alle Novelle di Matteo Bandello, al Cortigiano di Baldassare Castiglioni e, proprio nel caso di Molto rumore per nulla, anche all’Orlando furioso dell’Ariosto.
Questa matrice forestiera si nota anche nello stile: è scritta per tre quarti in prosa (più congeniale per gli squisiti giochi di parole, i pun inglesi) per i dialoghi o monologhi degli aristocratici o dei gentiluomini, e per un quarto in versi, con la contaminazione del linguaggio popolare o slang usato per i personaggi minori decisamente comici che animano la sottotrama.
La vicenda è alquanto complessa e ne diamo un breve sunto. Siamo a Messina dove il gentiluomo Leonato vive con moglie, la figlia Ero e la nipote Beatrice, figlia del fratello maggiore Antonio. Il padrone di casa attende la visita di alcuni ospiti, reduci da una campagna militare: sono il principe don Pedro, amico di vecchia data del padrone di casa, che ha al seguito Claudio, giovane e valoroso soldato, e Benedetto, più che alla guerra versato alle battute salaci e alle schermaglie ai danni di Beatrice: i due si conoscono da tempo e in realtà sono da sempre reciprocamente attratti, ma per orgoglio e amor proprio non lo confesserebbero mai, aspettando sia l’altro/a a fare il primo passo. Ospite meno benvoluto dei precedenti data la sua fama d’intrigante bugiardo è invece don John, fratello illegittimo di don Pedro. Cupido scocca la sua freccia ed è amore al primo sguardo tra Claudio e Ero, tanto da spingere il giovanotto a chiederla in sposa, sponsorizzato da don Pedro e con l’assenso del futuro suocero.
Nella settimana precedente le nozze i due fidanzati con la complicità di amici e domestici decidono di voler far cadere le puerili barriere che separano Beatrice e Benedetto, certi di farli innamorare, affinché si risolvano a dichiarare i veri sentimenti nei confronti l’uno dell’altra. L’astuto gioco sembra funzionare ma a questo punto interviene don John che, geloso di Claudio e per pura malvagità, pensa di ordire una congiura contro i promessi sposi. Promettendo un lauto compenso a Borraccia, servitore di Leonato, lo convince a fingere di avere un amplesso con Ero mentre la vera partner sarà la cameriera Margherita. Convocati ad arte sulla scena del fatto, ma troppo lontani per scorgere le fattezze della donna, ci sono il principe e Claudio che, pur increduli, cadono nel tranello. Crudele è la vendetta che il mancato sposo si appresta a compiere: quando lui e Ero sono già davanti all’altare, la svergogna davanti a tutti, trattandola da sgualdrina. L’innocente ragazza perde i sensi e viene creduta morta. Benedetto e Beatrice però non sono affatto convinti della sua colpevolezza: il primo vuole sfidare a duello Claudio e insieme a Leonato architettano un piano per smascherare il perfido don John. Riusciranno nell’intento rendendo giustizia a Ero, facendola arrivare al traguardo delle sospirate nozze? Alla fine Beatrice e Benedetto troveranno il coraggio di palesare la passione che covano nel cuore?
Due sono i temi principali della commedia: l’inganno e l’onore. Il primo può essere messo in atto a fin di bene (spingere Benedetto e Beatrice a dichiararsi innamorati) ma anche per nuocere e ferire nel profondo, come quello perpetrato da don John. L’onore è qui del tutto incentrato sulla verginità ma solo per quella della sposa: conditio sine qua non per un dignitoso matrimonio è che la sposa sia illibata, quindi è dovere della donna preservarsi casta per non essere disonorata. Si parla di quattro secoli fa ma pensiamo da quanto poco tempo nel nostro Paese sia stato abolito il cosiddetto “delitto d’onore”… Diverso il discorso per i maschi: per loro l’onore era in gran parte di natura amicale ma soprattutto militare e non si contano le disfide a duello sia in letteratura che a teatro.
Molto rumore per nulla non è tra le commedie di Shakespeare una delle più frequentate: ne ricordiamo l’allestimento di Fondazione Teatro Due con la regia di Walter Le Moli del 2018 e quella diretta da Silvio Peroni nel 2021. A rivisitarla si cimenta ora la regista Veronica Cruciani: “All’interno dell’opera”, sottolinea, “l’azione dipende soprattutto dalla parola e ogni personaggio ha un suo modo di giocare, elaborare o abusare del linguaggio. I due protagonisti, Beatrice e Benedetto, hanno tendenze linguistiche che li definiscono. Nel pregiudizio dell’epoca lei è vista come bisbetica a causa della sua lingua tagliente, mentre lo stile metaforico di Benedetto è ciò che porta don Pedro a definirlo ‘dalla sommità della testa alla pianta del piede tutta allegria’. Molto rumore per nulla è caratterizzata da una comicità ironica e d’effetto, ma nel testo risiedono anche riflessioni molto più complesse: come gli uomini e le donne vengano trattati in modo differente all’interno della società. La disparità di potere che sono costrette a subire le donne è uno dei temi centrali della commedia che per il linguaggio violento e la trama ingannevole, in certi momenti oscilla verso il tragico”.
La sua regia è giocata tutta all’insegna dell’originalità grazie a una serie di felici invenzioni che, pur restando sostanzialmente fedele al testo (adattato dalla stessa regista insieme a Margherita Laera, anche traduttrice) e senza inopportune attualizzazioni, ne conservano intatto valore e significato. Il lavoro risulta poi appetibile anche per il pubblico più giovane, un esempio da seguire per far apprezzare il Bardo da chi ancora non ne conosce le opere o non le ha viste rappresentate. Ai personaggi, tutti in abiti moderni, viene dato il giusto risalto nei dialoghi e negli a parte, nel quadro di una coralità benissimo agita, evidente anche nei dettagli delle controscene, senza mai un eccesso nei toni o nella comicità più corriva. Nel corso delle repliche pensiamo verranno ricompattati alcuni momenti del subplot che necessitano di maggior stringatezza.
Una carta che Cruciani ha avuto il merito di voler giocare è stata quella del protagonista Benedetto per il cui ruolo ha voluto Lodo Guenzi, frontman dello Stato Sociale, band affermatasi al Festival di Sanremo, ma anche attore di cinema e teatro, dove lo ricordiamo nell’one man show Uno spettacolo divertentissimo che non finisce assolutamente con un suicidio. “Sto cercando”, afferma, “di costruire la mia solidità teatrale. Non per scollarmi dalla musica: sono fiero del mio percorso con la band. Non so quale sia il primo pensiero del pubblico, ma voglio che torni a casa contento, che era poi lo stesso obiettivo del gruppo. Shakespeare non l’avevo mai affrontato prima, neppure in Accademia. Questo è un testo divertente ma con un’indagine profonda sull’incomunicabilità maschile/femminile. A 38 anni mi rivedo nell’età dei protagonisti: non sanno dire ‘ti amo’ e questo è uno dei nodi della mia generazione. La prospettiva di avere figli e famiglia mi sembra lontanissima. L’incapacità di mettersi in gioco in amore viene dal non aver capito chi sei: se non lo sai, l’amore è un disastro che lascia ferite. L’affabulazione è un modo per non esporre la propria vita interiore: sono dinamiche in cui mi riconosco”.
Il suo Benedetto ha tante anime: giovanotto spensierato che ama il buon vivere ma che al momento opportuno si schiera in difesa di chi ha patito un torto fino a rischiare la vita; in apparenza gravato da un sospetto di misoginia ma in realtà sensibile al fascino e all’intelligenza di Beatrice con la quale ingaggia una lotta a suon di metafore e giochi di parole che li vede sempre finire ad armi pari. Irresistibile nella candida divisa di marinaio (ci ha ricordato Richard Gere in Ufficiale e gentiluomo) ma anche involontariamente seduttivo quando compare en travesti, fasciato in un abito da sera di paillettes rosse nella scena della festa da ballo in maschera. Efficace sia nei momenti leggeri che in quelli drammatici, non potevano che essere affidati a lui gli intermezzi canori (sue e di Nicolò Carnesi le canzoni) a tema e composti per l’occasione, compreso il brano in chiusura, festeggiato come tutto lo spettacolo dal pubblico veronese.
Perfetta incarnazione di Beatrice è Sara Putignano, Miglior Attrice al Premio San Ginesio all’Arte dell’Attore lo scorso anno, un curriculum che l’ha vista collaborare con illustri registi (a partire da Luca Ronconi con cui ha debuttato nella rivisitazione dei Sei personaggi in cerca d’autore), come Cesare Lievi, Giorgio Barberio Corsetti e Silvio Peroni con il quale ha attraversato anche la drammaturgia angloamericana. “E’ un testo”, precisa, “con un disegno e dinamiche psicologiche a cui è un piacere abbandonarsi, vivendo la vita di queste persone. Beatrice è uno dei personaggi che amo di più per la sua indipendenza e la grandissima forza. Mi ha insegnato qual è il prezzo da pagare per la donna che si vuole costruire delle difese dalle sue paure. Lei è una che si scherma dall’amore ma che al momento giusto capisce quando si deve aprire al sentimento e di quanta bellezza si possa godere quando si smette di averne timore”. Prima sarcastica e derisoria nei confronti di Benedetto del quale mette in luce tutti i possibili difetti e debolezze, poi trepida innamorata in attesa della dichiarazione dell’amato, ma con la realistica consapevolezza che il loro sarà sempre un amore alquanto litigarello. Per l’attrice di certo una delle prove più mature della sua carriera.
Nel cast tutto di alto profilo e in ottima sintonia, menzione speciale per Paolo Mazzarelli, un don Pedro dal buffo accento spagnoleggiante, un po’ guascone, assai sanguigno e impulsivo ma generoso nell’amicizia. Riuscito gioco di squadra per gli altri interpreti: Lorenzo Parrotto, focoso ma ingenuo Claudio; Romina Colbasso, fragile Ero che però, sotto il velo nero, si lancia in un’invettiva che ci mette i brividi, richiamando alla mente l’orrore del femminicidio e della violenza sulle donne; Marco Quaglia, malvagio e frustrato don John; poi Francesco Migliaccio, prodigo anfitrione Leonato, Marta Malvestiti, Davide Falbo, Andrea Monno e Gianluca Pantaleo, spesso impegnati in un doppio ruolo, ora servitori ora guardie in gran confusione che mescolano con esiti esilaranti i dialetti veneto e siciliano. Le scene scomponibili e mosse a vista sono di Anna Varaldo, gli eleganti e raffinati costumi (quasi sempre in monocolore, dal bianco candido delle divise degli ufficiali di marina e degli abiti del mancato matrimonio, al nero del presunto funerale) portano la firma di Erika Carretta, mentre Gianni Staropoli ha curato le adeguate luci.
Molto rumore per nulla (prodotto da La Pirandelliana e Teatro Stabile del Veneto) inizia la tournée il prossimo novembre: il 2 e 3 a Bagnacavallo, poi Treviso (7-10), Rovigo (14), Venezia (15-17), San Benedetto del Tronto (19-20), Pordenone (22-24), Arezzo (27-28), Reggio Emilia (29/12 – 1 dicembre), Siena (13-15), Carrara (17-19), Trieste (9-12 gennaio), Bologna (17-19), Padova (25-26), Montepulciano (29) e Campi Bisenzio (30) ma altre date si aggiungeranno.
E’ come sempre ricco e variegato il cartellone della prosa dell’Estate Teatrale Veronese: la prima tranche come sempre è stata incentrata sul Festival Shakespeariano conclusosi con Molto rumore per nulla. In precedenza sono andati in scena una nuova versione dell’Amleto, adattata e diretta da Davide Sacco, protagonista Francesco Montanari, con Sara Bertelà e Francesco Acquaroli e la partecipazione di Franco Branciaroli, musiche originali composte da Francesco Sarcina. A seguire un dittico su Romeo e Giulietta, il primo interpretato dagli allievi della Scuola dello Stabile di Torino e il secondo, After Juliet di Sherman Macdonald, regia di Filippo Dini, fa riferimento alla tragedia ma immagina cosa accada dopo la conclusione dell’originale, ipotizzando una storia d’amore tra Benvolio, il miglior amico di Romeo e Rosalina, cugina di Giulietta. Infine Welfare Lear (ispirato al Re Lear) si focalizza sul tema della vecchiaia e dell’auspicato accudimento: scritto e diretto da Andrea de Manincor e Solimano Pontarollo, vede in scena Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini.
La seconda tranche in programma ha per titolo Settembre Classico e da quest’anno apre anche all’opera di Carlo Goldoni. Del drammaturgo veneziano va infatti in scena (il 4 e 5 settembre) Sior Todero Brontolon, diretto da Paolo Valerio con Franco Branciaroli nel ruolo del titolo. Reduce dal debutto a Siracusa per il Ciclo del Dramma Antico, sarà poi la volta della Fedra di Euripide con la regia dello scozzese Paul Curran, già assai apprezzato nella lirica, e l’interpretazione di Alessandra Salamida, Gaia Aprea, Riccardo Livermore e Ilaria Genatiempo (11 e 12 settembre). Riscrittura novecentesca di Hugo von Hofmannsthal (dedicata a Eleonora Duse) dalla tragedia di Euripide è Elettra (19e 20/9) che viene messa in scena da Serena Sinigaglia con Federica Rosellini (Elettra) e Arianna Scommegna (Clitennestra). Tocca a Babilonia Teatri animare le vie del Quartiere della Veronetta: qui l’ensemble si cimenta con Platone per Polis/Città/City (7 e 8/9), ispirato alla Repubblica, interrogandosi sul concetto di città ideale e su quali siano le caratteristiche del luogo in cui abitiamo, coinvolgendo in prima persona gli studenti dell’Università di Verona. Sia i precedenti che questi ultimi spettacoli figurano già nei cartelloni di alcuni teatri per la prossima stagione che a breve cominceremo ad anticipare.
Per informazioni consultare www.comune.verona.it.
a cura di Mario Cervio Gualersi