La Galleria Comunale di Cagliari, nei giardini della parte alta della città, sotto il Castello e sopra Villanova, fa parte dei Musei Civici Cagliari insieme al Cartec, al Palazzo di Città e al Museo d’Arte Siamese. Il prospetto principale neoclassico è stato realizzato nel 1828, su progetto di Carlo Boyl di Putifigari sull’originario fabbricato della Polveriera regia sabauda, risalente alla fine del 1700.
All’inizio degli Anni Trenta del secolo scorso l’edificio subisce delle nuove modifiche per divenire Galleria d’Arte, primo museo civico della Sardegna, inaugurato nel 1933. In quella occasione i lavori di sistemazione dell’edificio sono affidati al progettista cagliaritano Ubaldo Badas; i nuovi lavori di restauro, in occasione dell’allestimento della collezione di Francesco Paolo Ingrao, hanno poi conferito alla Galleria l’attuale configurazione, molto tradizionale nell’esposizione quanto curata.
Prima di entrare, all’esterno, alcune sculture dall’epoca romana alla contemporanea e, in particolare, l’ultima acquisizione, nelle fontane dei Giardini, i Dormienti di Mimmo Paladino del 2011.
L’esposizione permanente comprende la Collezione Ingrao di Francesco Paolo Ingrao, donazione testamentaria, costituita dalle opere dei più grandi maestri italiani del Novecento con un ampio arco temporale e all’ingresso una raccolta di sculture lignee del Cinquecento, il secolo d’oro della grande scultura di Michelangelo, delle forme possenti alle quali il legno non riesce a far fronte.
Così la scultura lignea si rivolge alla committenza privata, al genere popolare e devozionale per lo più anche se non esclusivamente. Per lo più questo genere di opere finisce nelle case private e nelle pievi di compagna e talora è abbastanza grossolano per l’usanza di vestire le statue con abiti di stoffa.
La parabola inizia con il passaggio al Liberty e figure come Adolfo De Carolis morto a Roma nel 1928 che unisce alcuni aspetti del simbolismo all’estetica della decorazione. Il percorso ci accompagna da autore ‘classici’ quali Filippo De Pisis, attraverso le avanguardie del Novecento alle quali appartengono personaggi come Umberto Boccioni, con trentuno opere fra dipinti e disegni, Giacomo Balla, Mario Sironi, Fortunato Depero, Gino Severini, Carlo Carrà.
La collezione non dimentica il Movimento Novecento che rappresenta il ritorno all’ordine, tra il 1922 e il 1926, la cui ispiratrice fu Margherita Sarfatti, scrittrice e intellettuale che organizzò a Milano la prima esposizione e a lungo legata a Mussolini.
E ancora l’espressionismo toscano, popolare di Ottone Rosai affiancato in un dialogo contraddittorio con Pio Semeghini presente con 17 olii realizzati direttamente su compensato senza disegni preparatori, che raffigurano nature morte e ritratti femminili, contrassegnati da toni chiari e delicati; là dove Rosai ha un segno marcato, scuro e ombroso con figure che appaiono quasi tridimensionali. Tra i grandi autori del Novecento troviamo Mario Mafai della Scuola Romana mentre a Giorgio Morandi è dedicata la sala che espone tre oli, nove disegni e l’importante carteggio fra l’artista e il collezionista Ingrao. Mino Maccar è presente con quaranta opere, che costituiscono la più rappresentativa esposizione in un museo pubblico dell’artista che partecipò alla Marcia su Roma e poi, pentitosi, aderì alla Resistenza, portando i segni di questa contraddizione nelle sue figure, che sono trincee come anche ritratti femminili dove l’espressionismo si carica di una nota ironica che ne alleggerisce la pittura. Infine, a Francesco Ciusa, tra i maggiori artisti sardi del Novecento, nato a Nuoro nel 1883 e morto a Cagliari nel 1949, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze e fortemente influenzato dalla scultura rinascimentale, è dedicata la sala omonima, che espone le sue sculture in gesso, primo nucleo della Collezione Civica di Artisti Sardi. La sua opera alterna la scultura alla produzione ceramica nella manifattura Spica da lui fondata, con un’elaborazione importante della tradizione e identità sarda dominata, al momento del suo ritorno in Sardegna, dal pensiero di Grazia Deledda.
Passaggi in Chiaroscuro
All’interno del percorso Passaggi in Chiaroscuro, il percorso artistico dell’artista sarda Caterina Lai (2000-2023), prorogat0 fino al 5 maggio. Classe 1945, nata a Dorgali, Lai è una tra le principali rappresentanti della ceramica artistica in Sardegna, molto raffinata e potente ad un tempo, ancestrale e contemporanea.
La temporanea, ospitata nella sala centrale del primo piano del museo, conta un interessante nucleo di opere singole e installazioni che documentano la produzione artistica degli ultimi vent’anni, dal 2000 al 2023, monocromi di grande forza come Ali spezzate, valorizzati anche da un allestimento ben realizzato.
Caterina Lai è una figlia d’arte, essendo nata da Simone, esponente della scuola di ceramica di Dorgali, e da Luisa, straordinaria ricamatrice e sorella dell’artista Salvatore Fancello. Dopo essersi dedicata alla scultura e all’incisione, ritorna poi alle sue origini iniziando a lavorare l’argilla. La sua originale ricerca artistica si indirizza quindi verso l’utilizzo di materiali poveri, quali il bucchero, l’argilla bianca e il raku, come testimoniato da questa raffinata esposizione, nella quale a predominare sono gli affascinanti lavori eseguiti in bucchero, un tipo di ceramica fatta al tornio, nera e lucida, caratteristica della civiltà etrusca, materiale cotto senza ossigeno in forni speciali che conferisce al manufatto una tonalità grigio-nera con sfumature argentate.
Chi è Caterina Lai
Nasce nel 1945 a Dorgali, tra i principali centri ceramici della Sardegna, da una famiglia di artisti. Il padre Simone era un ceramista, nipote di Ciriaco Piras, allievo di Francesco Ciusa, e la madre Luisa, sarta e ricamatrice, era sorella dell’artista Salvatore Fancello.
Frequenta i laboratori di ceramica del suo paese, osservando, da apprendista, l’applicazione delle prime tecniche, fino al raggiungimento della maggiore età, quando le viene concesso di modellare la creta.
A Cagliari, si diploma al Liceo Artistico e frequenta lo studio dello scultore Italo Antico. Vinto per meriti artistici il concorso per l’insegnamento di Discipline Plastiche nel liceo in cui aveva studiato e dove sarà docente fino al 2006, continua la sua formazione. A Salisburgo frequenta all’Accademia estiva il corso di scultura con Ralph Brown, a Firenze segue i corsi all’Istituto per l’Arte e il Restauro, a Venezia frequenta il corso “Tecniche di vetrate artistiche” tenuto da Teresa Vasi, a Cagliari segue all’Exmà i corsi avanzati di incisione con Giovanni Job e con Enk De Kramer. Frequenta il corso di Raku dolce con il ceramista Giovanni Cimati di Faenza.
Dai primi Anni Novanta si dedica quasi esclusivamente alla ceramica artistica. Sono famosi i suoi Licuccos, piccoli elementi in bucchero di diverse forme, ispirati dagli oggetti della tradizione, come i bottoni del costume sardo.
Le sue opere sono in collezioni nazionali ed estere.
a cura di Ilaria Guidantoni