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Il film documentario di Ilaria Jovine e Roberto Mariotti incentrato sulla giornalista Nancy Porsia, una giornalista di guerra, una madre nella Libia post Gheddafi
È arrivato a Roma Telling my son’s land, film documentario – distribuito da Blue Penguin Film – di Ilaria Jovine e Roberto Mariotti incentrato su Nancy Porsia, unica giornalista internazionale a raccontare la Libia post-Gheddafi, diventata una dei massimi esperti del Paese e costretta a rinunciare, almeno temporaneamente, perché non essendo riuscita ad entrare nel cosiddetto circuito main stream non è stata protetta; non solo ma non ha avuto notorietà né i dovuti riconoscimenti anche in senso economico.
Il film ha una lettura originale e domestica, il punto di vista di Nancy come donna, la sua storia d’amore e di maternità, intrecciando i due binari e i suoi diversi amori oltre la responsabilità che
ognuno di noi ha nella vita. Un film sull’entusiasmo, sul coraggio di vivere le proprie passioni anche dove ci portano su strade difficili, ma anche l’obbligazione morale sul fronte pubblico e privato.
Dopo una stagione estiva ricca di proiezioni e presentazioni a festival e rassegne quali Salento International Film festival, Ventotene Film Festival, Lisboa Indie Film Festival, FeelMare, International Cilento Film Festival, Molise Cinema.
Nancy Porsia, giovane giornalista freelance, si reca per la prima volta in Libia nel 2011, quattro giorni dopo la morte di Gheddafi. Trasferitasi definitivamente nel Paese, per un lungo periodo è l’unica giornalista internazionale a raccontare il suo travagliato processo di democratizzazione, diventando uno dei massimi esperti del paese nord africano. A causa della pubblicazione di una scottante inchiesta sulla collusione della Guardia Costiera Libica con il traffico di migranti, nel
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2017, è costretta a lasciare il paese. Dopo tre anni, la terra di suo figlio continua ad essere pericolosa per la sua sicurezza, ma lei non si arrende a rimanerne lontana. Nancy infatti è interessata soprattutto ai migranti e non tanto alla guerra con un occhio critico rispetto alla comunicazione distorta ufficiale.
“I ricordi, le riflessioni, le confessioni richieste e concesse dalla nostra protagonista – sottolineano i registi – sono finalizzati alla creazione di un’auto narrazione che, ricostruendo l’esperienza umana, professionale e politica di Nancy, consente agli spettatori di addentrarsi anche negli aspetti più personali del giornalismo freelance in aree di conflitto, nonché nelle ripercussioni psicologiche dell’essere reporter di guerra, laddove ad essere una giornalista di guerra è una donna, che decide poi di diventare madre. Sullo sfondo, la purtroppo ancora attualissima questione libica e la connessa, insanabile, piaga del traffico di migranti”.
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Distribuito da Blue Penguin Film, Telling my son’s land si avvale del soggetto e della sceneggiatura di Ilaria Jovine, del montaggio dei registi con Francesca Sofia Allegra, delle musiche originali di Silvia Leonetti, della direzione della fotografia di Roberto Mariotti, del sound design di Daniele Guarnera e della color correction di Gianluca Sacchi.
Il documentario è stato presentato inoltre in concorso in numerosi festival internazionali, tra cui Biografilm Festival, Matera Film Festival, Mònde 2021, Sguardi Altrove International, Women’s Film Festival e Verzio Documentary Film Festival.
a cura di Ilaria Guidantoni