Dopo il boom del 2018, l’attività di m&a a livello globale ha registrato un lieve calo con un volume di transazioni equivalente a un totale di oltre 3740 miliardi di dollari, in discesa del 2% dai 3863 miliardi del 2018, anno in cui però si era registrato un balzo del 14% rispetto al volume dei deal dell’anno prima. Il dato, aggiornato al giorno di Natale, è di Dealogic nella mappa in tempo reale pubblicata sul sito del Wall Street Journal, dove si vede anche che l’Europa è il fanalino di coda, con un crollo dell’attività del 29% sul 2018 a quota 755 miliardi di dollari, mentre hanno fatto bene gli Usa (+13% a circa 1800 miliardi di dollari) e soprattutto il Giappone (+55% a oltre 135 miliardi). In Europa, comunque, l’Italia ha contribuito in maniera importante alle statistiche, se si pensa che tra le dieci operazioni top per controvalore annunciate nell’anno ce ne sono ben quattro dove compare una controparte italiana. Parliamo di Peugeot-FCA, Essilor-Luxottica-Grandvision, Inwit- Vodafone Italy.
Ma a parte i grandi deal, in Italia si è registrata una fervente attività anche sul fronte delle operazioni di dimensioni medio-piccole che hanno coinvolto operatori di private equity sia in acquisto sia in vendita. Lo calcola BeBeez Private Data (scopri qui come abbonarti a soli 110 euro al mese). Il dato preliminare, aggiornato alla vigilia di Natale, è di 313 operazioni annunciate ufficialmente o già concluse e si confronta con le 198 operazioni che hanno coinvolto società italiane nel 2018. Più nel dettaglio, gli investimenti diretti da parte di fondi di private equity in aziende italiane sono stati 148 contro i 91 deal di questo tipo registrati nel 2018. Agli investimenti diretti dei fondi vanno poi aggiunti 78 investimenti cosiddetti add-on, cioè acquisizioni di aziende condotte tramite aziende già in portafoglio a fondi e che in molti casi si inseriscono in progetti di consolidamento di uno specifico settore industriale, per costruire delle piattaforme nelle quali inserire varie pmi che possano così crescere insieme godendo di sinergie operative e finanziarie. Il calcolo contiene poi le operazioni in club deal, le business combination con le Spac, i turnaround, gli investimenti e i disinvestimenti in impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile e le exit verso operatori diversi dai fondi.
Quanto al private debt, le pmi hanno a loro volta lavorato parecchio con molte nuove emissioni, ma a livello di controvalore questo è crollato, perché i grandi deal sono stati molto meno. Sempre considerando i dati preliminari aggiornati alla vigilia di Natale BeBeez Private Data ha contato 148 emissioni da inizio anno per un controvalore complessivo di circa 4,9 miliardi di euro. Di questo totale 14 emissioni sono state superiori ai 100 milioni, per un totale di poco meno di 4,2 miliardi di euro, un numero importante, ma molto meno di quanto non si sia visto nel 2018, quando con 17 emissioni si erano raccolti 7,9 miliardi di euro. Nel 2018, poi, c’erano poi state tre emissioni di medie dimensioni tra 50 e 100 milioni per un totale di 196 milioni, mentre nel 2019 non ci sono state emissioni di dimensioni medie. Quanto alle emissioni dai 50 milioni in giù, quelle che si possono definire “veri minibond”, queste sono state 134 nel 2019 quindi ben di più delle 105 emissioni contate nel 2018, che avevano portato alle pmi oltre 645 milioni di euro. Nel 2019 quei 134 minibond hanno raccolto 727 milioni di euro.
A brevissimo gli abbonati a BeBeez News Premium potranno scaricare il Report Private Equity 2019 e il Report Private Debt 2019 con i dati aggiornati a fine anno (scopri qui come abbonarti a soli 20 euro al mese). In arrivo a breve anche il Report Venture Capital 2019, quello sui Crediti Deteriorati 2019 e per la prima volta anche quello sul Real Estate. Tutti disponibili in italiano e in inglese.