12 €
Autore: Gioia Giannotti
Casa editrice: Carmignani Editrice
Anno di pubblicazione: 2022
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La sezione aurea di un segmento era per i greci la proporzione divina, il principio di ogni armonia, la quintessenza di ogni proporzione e misura: in natura come per le sculture di Fidia sul Partenone di Atene. Il pensiero pitagorico e l’intera matematica greca hanno una base geometrica e si fondano sull’individuazione di quei perfetti rapporti tra le parti che possono mettere in luce le proprietà dell’intero con formulazioni tanto eleganti quanto stupefacenti. Quello fra la diagonale di un quadrato e i suoi lati (√2, nota come costante di Pitagora), per esempio, o ancora fra la circonferenza di un cerchio e il suo diametro (π), o il rapporto per il calcolo della sezione aurea di un segmento (φ), la costante di Fidia appunto. La scoperta di φ (1,61...), insieme a quella di π (3,14...), costituì il grande “scandalo” della matematica greca ma anche il presupposto per tutti i suoi futuri meravigliosi sviluppi. Lo scandalo consistette nell’aver trovato l’infinito all’interno di una misura finita. Gli eleganti principi di equivalenza della perfetta matematica pitagorica nascondevano al loro interno le insidie del problema della incommensurabilità fra alcune grandezze e dell’irrazionalità dei valori numerici che le esprimono: numeri decimali non periodici che con le loro cifre si estendono appunto all’infinito ponendo così il problema stesso nel loro limite immanente (l’indeterminato nella definizione delle proprietà di forma di una figura geometrica, l’incommensurabile nella misura di una sua grandezza). Così nel corso dei secoli il rapporto aureo divenne il principio ispiratore dell’arte: “il giusto mezzo” tra etica ed estetica. Eppure esso contiene in sé il dispettoso concetto di infinito con il quale la proporzione divina gioca al gatto con il topo in una irrazionale spirale infinita in cui le cifre dopo la virgola, i suoi infinitesimi, si avvicinano più lentamente di qualunque altro numero irrazionale al loro limite. In qualsiasi segmento finito si nasconde un potenziale incommensurabile infinito. Un rapporto tra la parte più grande e quella più piccola che si ripete all’infinito attraverso infinite suddivisioni. Gli opposti si toccano sempre. L’infinito, di pari passo con il concetto del nulla, è il concetto più astratto e paradossale a cui si possa pensare. In matematica come in poesia, la più elegante relazione tra due grandezze – numeri o parole che siano – è il rapporto che meglio definisce l’armonia intrinseca della forma o del verso. L’infinito apre all’infinità delle sue derivazioni, alla riproduzione dell’infinito nel dettaglio del suo più infinitesimo particolare. È così che arriviamo a stupirci di quanto meravigliosa e labirintica sia la comune radice tra il tutto e la parte, fra il ritmo che viene dal verso poetico e l’elegante formula matematica con cui si svolge il calcolo algebrico. Dal microcosmo al macrocosmo tutto risiede nell’ideale di bellezza e di armonia di cui siamo circondati, naturale o antropica che sia la sua origine. Ce lo indicano le sculture di Fidia sul Partenone di Atene, le conchiglie del mare e le corolle dei fiori, l’uomo vitruviano e i violini di Stradivari. L’universo intero e l’uomo obbediscono allo stesso canone di bellezza: la sezione aurea. L’infinito non è solo nel pensiero dello spazio siderale ma può essere dietro la porta, persino in una formula matematica o in un numero che ci sembra dispettoso, e possiamo riconoscerlo ovunque. Perciò non ci resta che scegliere qualcosa di bello di cui prenderci cura. Non importa quanto piccolo o quanto grande sia. L’unica cosa importante è trovarlo con stupore e averne cura con tenerezza. Sia pure una costante con infinite cifre infinitesime.
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Vincenzo Mirra
Vincenzo Mirra (Napoli, 1973) è ingegnere aerospaziale, poeta e scrittore di libri per ragazzi. Suoi testi sono stati pubblicati su importanti riviste poetiche e quotidiani nazionali. “Ogni cosa sta in
bilico sul fiore di un’àgave” (Eretica Edizioni, 2021) è la sua ultima opera edita di poesie. Suoi lavori precedenti sono: Moleskine, Poesie a matita (Ensemble, 2019), Sursum corda. Ad Ovest dei
versi (Augh!, 2018) e Isole (Augh!, 2016). Dal 2020 dirige la collana editoriale Carmignani Scienze, dedicata alla divulgazione scientifica per ragazzi.