Mai paura. Gianni Brera dalla A alla Z e oltre Copertina flessibile – 2 giugno 2021

Descrizione prodotto

Un libro originale, sulla figura di Giovanni Luigi Brera, per tutti Gianni, giornalista noto, virtuoso della penna, personaggio di una complessa semplicità, quasi ruvido, lo racconta chi lo ha conosciuto, di profonda onestà intellettuale, difficile da definire, questa l’impressione leggendo un singolare vocabolario, il suo. La pubblicazione è un dizionario intimo e potente, in cui il lettore s’imbatterà in locuzioni e neologismi di puro conio breriano, destinati poi a passare nel parlato comune, in metafore di spassosa invenzione, in soprannomi d’inesorabile e divertente verità. E’ una sorta di “lessico famigliare” dal quale emerge un uomo e la sua vita, le sue passioni quotidiane, il suo stile come la scelta di vivere appartato nel paesino lariano di Pusiano: il caffè al bar, le partite a calcio, le battute di caccia (alla quale dichiarò di non rinunciare neppure in seguito all’iscrizione al Partito Radicale), la pesca sul lago, il piacere del vino e del buon cibo e soprattutto il calore della gente, come l’incontro del club Brera il giovedì, occasione di discussione, scambio di idee, ma anche giocate a carte, vino e caffè spesso fino al mattino. Laureato e colto, come scrive l’autore “…era un socialista libertario, pubblicamente laico, ateo e persino irriverente…Aveva una concezione sacrale del suo lavoro, dell’amicizia, del cibo e del vino. E come contraltare, un grande pudore verso la religiosità”.

Lo stile asciutto del testo è in linea con il carattere lombardo del personaggio, corredato da una bella scelta fotografica in bianco e nero dove Gianni Brera appare con l’immancabile pipa. Conosciuto come giornalista sportivo, scrive il figlio, non era un giornalista prestato allo sport ma un uomo che attraverso lo sport raccontava la vita, usandolo come pretesto. Nel dizionario infatti ci sono molti termini calcistici che erano una metafora dell’Italia moderna del Dopoguerra, raccontata dalla televisione, ancora attuale se si pensa al ruolo sociale del calcio nel Belpaese. Il commento dell’autore ai vari termini conferisce anche una tenera prospettiva storica, uno sguardo vintage all’Italia che non c’è più. E’ così ad esempio “ciurlina”, vino dell’Oltrepò così leggero che si considerava a base dell’acqua di sciacquatura dei vini, adatto a chi prediligeva la quantità, che Gianni amava molto e che un suo cugino ancora produce e un vino a Gianni, alias Zuanne nel dialetto locale del Seicento, lo ha dedicato Vittorio Moretti, patron di Bellavista in Franciacorta.

Abbiamo incontrato l’Editore, Leonardo Castellucci, della Cinquesensi al quale abbiamo chiesto la genesi del libro.

“Da una casualità e da un’amicizia. Ho avuto la fortuna di conoscere Gianni Brera e il figlio più piccolo, autore del libro, Orso Maria Giovanni detto Franco, stava cercando una casa editrice non specificatamente narrativa ma che avesse un’affinità con la letteratura, anche perché Gianni Brera era, oltre che giornalista, autore di romanzi, come Il corpo della ragassa, il suo primo scritto narrativo, dopo le biografie romanzate di Eberardo Pavesi e Fausto Coppi, da cui è stato tratto un film erotico del 1979, diretto dal regista Pasquale Festa Campanile. L’autore è il figlio minore che ha raccolto l’eredità familiare e la memoria, con un atto generoso che è anche un autoriconoscimento. Franco ha iniziato la carriera come giornalista e poi è diventato musicista, componendo tra l’altro delle colonne sonore per bambini; mentre il primo figlio è morto giovane e Paolo, morto nel 2019, è stato un brillante giornalista economico che ha lavorato molti anni anche a Il Sole 24 Ore.” Un modo per recuperare la memoria di una famiglia di giornalisti che ha raccontato un pezzo di Italia.

Perché la scelta di un dizionario?

“Perché di Gianni si ricorda in particolare il linguaggio pieno di neologismi e metafore che poi è entrato nell’uso comune e che vale la pena recuperare, senza nessun vezzo accademico ma con un piglio ironico e un tono divertente e divertito che restituisce l’idea della conversazione: una sorta di lessico familiare entrato nella comunicazione giornalistica. Il libro mi ha convinto perché riassume bene l’anima di un uomo semplice e originario nel sentire la vita: uomo esigente, selezionatore di talenti, grande penna, nell’animo contadino padano, con un fare talora brusco ma pieno di autorevolezza. Dal testo si evince anche il ruolo importante della moglie, una donna di statura che conferma il proverbio ‘dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna’ che l’ha spinto a scrivere quando ancora Gianni non credeva così tanto in sé stesso. E la scrittura, la parola nelle conversazioni – meno in televisione – ci restituisce una visione del pensiero, lo spirito dei tempi.”

Questo libro è anche la realizzazione del desiderio di Gianni Brera che scoraggiava i figli rispetto allo sport spingendoli ad essere giornalisti, e infatti lo sono diventati tutti, quindi la formula del dizionario, quasi un inno alla parola, appare quanto mai indovinata soprattutto per la formulazione: talvolta sono le parole di Gianni Brera, talora invece parole che lo raccontano.

 

a cura di Ilaria Guidantoni