Arpe Group, la società di consulenza strategica aziendale fondata da Fabio Arpe, punta sulle pmi i cui crediti rischiano di essere classificati dalle banche prima come underperforming e poi come UTP (unlikely-to-pay). Bollini, questi, che le aziende in questione rappresentano un problema grosso, ma anche per le banche stesse, visto che in automatico comportano un significativo aumento del capitale di vigilanza da accantonare a fronte dei prestiti concessi.
In particolare, è entrato in vigore il nuovo standard contabile IFRS9 che introduce i crediti sub-performing o under performing (si veda altro articolo di BeBeez) e che prevede che le banche eroghino finanziamenti alle pmi solo dietro presentazione di un piano industriale, che per la maggior parte di loro è complicato da redigere. Su questi temi si è tenuto lo scorso 31 gennaio un workshop Leanus-BeBeez, che verrà riproposto come webinar il prossimo 20 febbraio (per informazioni e iscrizioni clicca qui).
Forte di un lavoro di 5 anni e di una sperimentazione condotta nel 2012-2018 su un oltre 100 aziende con fatturato tra 5 e 50 milioni di euro, concentrate prevalentemente tra Lombardia, Piemonte e Veneto, alle quali la società di consulenza è riuscita a far ottenere finanziamenti in media per 1,5 milioni ciascuna, per un totale di 140 milioni, Arpe Group ha deciso di industrializzare il processo e di presentare il suo protocollo anticrisi per le piccole e medie imprese italiane (si veda il comunicato stampa).
Lo scopo del protocollo è permettere alle piccole imprese in temporanea difficoltà finanziaria di mantenere e ottenere finanziamenti delle banche, ovviamente se, dopo un’analisi diagnostica dei problemi dell’azienda, Arpe Group ritiene che quest’ultima possa essere salvata. Fabio Arpe ha spiegato: “Non chiediamo nulla alle banche; noi favoriamo un percorso di crescita congiunto, in cui periodicamente le banche vengono informate in sessioni dedicate sul cammino aziendale, in ottica di un corretto e proficuo rapporto banca-impresa. Sono quindi le banche stesse che, interessate al progetto industriale presentato, decidono di intervenire a sostegno”.
Arpe Group interviene infatti per realizzare un turnaround in bonis dell’azienda, con l’appoggio dell’imprenditore. “Oltre a essere in difficoltà con il piano industriale, le pmi sono poco attente alla gestione della centrale rischi, non elaborano proiezioni economico-finanzarie, non sono in grado di valorizzare i loro asset intangibili, come il marchio; hanno difficoltà a capire il mercato, lo scenario competitivo e le regole del credito”, ha spiegato Davide Crippa, Responsabile Corporate Finance di Arpe Group.
Lo scopo è migliorare il suo conto economico e scongiurare l’intervento dell’istituto per l’allerta. Quest’ultimo è stato introdotto dal nuovo Codice sulla crisi d’impresa, che prevede il monitoraggio di alcuni indicatori economico-finanziari per prevenire le crisi. Se non saranno rispettati certi parametri, l’azienda dovrà lanciare dei segnali di allarme, che faranno intervenire l’istituto per l’allerta. Ma il nuovo Codice d’impresa rischia di produrre una stretta creditizia e peraltro un’analisi di backtesting condotta da Leanus per BeBeez sull’impatto di questa nuova normativa ha dimostrato che nel 17% dei casi gli indicatori non avrebbero consentito di anticipare, in via preventiva, lo stato di crisi (si veda altro articolo di BeBeez).