Il nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano ha eseguito ieri un sequestro preventivo d’urgenza per 47,8 milioni di euro appartenenti ad Esselunga, per una presunta “somministrazione illecita di di manodopera“. Oltre alla catena di supermercati, sono stati indagati per la responsabilità amministrativa degli enti, anche l’ex direttore finanziario, Stefano Ciolli, e l’attuale direttore finanziario, Albino Rocca.
La risposta di Esselunga non si è fatta attendere: in una nota ha sottolineato di “essersi immediatamente attivata per offrire la più ampia collaborazione alle autorità giudiziarie e pieno supporto per lo svolgimento delle attività, nella consapevolezza di aver operato sempre nel rispetto della legalità” (si veda qui il comunicato stampa).
Al momento i due bond da 500 milioni di euro ciascuno quotati alla Borsa del Lussemburgo non hanno subito impatti negativi dalla notizia: il prezzo di quello con cedola 0,875% a scadenza 25 ottobre 2023 è salito a 98,676 da 98,651 del 21 giugno, mentre l’altro con cedola 1,875% a scadenza 25 ottobre 2027 è sceso a 91,858 da quota 91,899 di mercoledì.
Nel dettaglio, nel decreto di sequestro disposto dal PM di Milano, Paolo Storari, Esselunga è accusata di aver “non solo di portato avanti il sistematico sfruttamento dei lavoratori” da numerosi anni, ma anche di aver causato ingentissimi danni all’erario. Sulla convalida del sequestro previsto dal decreto si esprimerà nei prossimi giorni il gip di Milano, Domenico Santoro.
La contestazione riguarda il periodo 2016-2022, immediatamente successivo alla morte del fondatore, Bernardo Caprotti, e coinvolge, oltre ad Esselunga, cinque consorzi di società che, a loro volta, avevano come sottostanti un numero più elevato di cooperative (dette “società serbatoio”), Queste avrebbero agito da filtro, intrattenendo rapporti di lavoro con Esselunga al fine di omettere il versamento dell’iva e, nella maggior parte dei casi, degli oneri di natura previdenziale e assistenziale.
Secondo quanto si apprende, i PM avrebbero quindi messo la lente su alcune “fatture per operazioni giuridicamente inesistenti” oltre che sulla “stipula di contratti fittizi di appalto per la somministrazione di manodopera, in violazione della normativa di settore, che ha portato all’emissione e al conseguente utilizzo delle stesse fatture per un ammontare complessivo di oltre 221 milioni di euro, più iva”.
L’indagine su Esselunga si sarebbe inoltre incrociata anche con quella della società cooperativa Servizi Fiduciari, del gruppo Sicuritalia, che è leader nel mercato di vigilanza privata e sicurezza: tra i suoi clienti ci sarebbe anche Esselunga, accusata di caporalato.
Nelle scorse ore sono avvenute diverse perquisizioni nei confronti delle persone fisiche e giuridiche coinvolte nelle province di Milano, Novara e Bergamo, con la notifica di diverse informazioni di garanzia, oltre che per le responsabilità personali relative alle fatture “per operazioni fittizie”, anche per la responsabilità amministrativa degli enti. per gli illeciti penali commessi dai dirigenti della società.
Esselunga oggi è controllata al 100% da Giuliana Albera Caprotti (vedova del fondatore Bernardo Caprotti) e dalla figlia Marina Caprotti tramite il veicolo Superit srl, il cui socio unico figura Unione Fiduciaria spa.
Ricordiamo che Giuseppe e Violetta Caprotti (figli di primo matrimonio di Bernardo Caprotti) nell’aprile 2020 avevano ceduto per un totale di 1,84 miliardi di euro la loro quota del 30% della holding Supermarkets Italiani a Giuliana Albera Caprotti e alla figlia Marina Caprotti, che erano così salite al 100% della holding Supermarkets Italiani, tramite la loro Superit Finco spa (qui il riassunto della storia nel blog di Giuseppe Caprotti). L’accordo era stato annunciato nel marzo precedente da Esselunga, sulla base di una valutazione del gruppo di 6,1 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez)
L’operazione era stata finanziata parte in contanti per 535 milioni di euro, di cui 435 milioni derivanti dalla vendita a Unicredit del 32,5% del capitale sociale di La Villata spa, il polo immobiliare che ha in portafoglio buona parte dei supermercati di Esselunga, il cui restante 67,5% era detenuto direttamente da Esselunga; e in parte a debito, con 1,312 miliardi di euro di linee di credito messe a disposizione da un pool di banche italiane e internazionali tra cui Intesa Sanpaolo, Unicredit e BNL BNP Paribas. Successivamente, a fine 2020, Esselunga si è poi fusa con le sue controllanti Suprmarkets Italiani e Superit Finco con Superit srl che è divenuta la holding di controllo.
Lo scorso anno poi Esselunga ha ricomprato da Unicredit la quota del 32,5% di La Villata sempre per 435 milioni, così come precisato nel comunicato stampa sui risultati consolidati 2022 del gruppo, che hanno evidenziato ricavi in aumento per 8,835 miliardi, (+3,2% dal 2021) e un ebitda in calo a 501,4 milioni dai 689,7 milioni dell’anno prima. La diminuzione della marginalità, si legge nella nota, è dovuta alla scelta strategica di riduzione dei prezzi a favore dei clienti, a un significativo aumento dei costi di approvvigionamento di prodotti destinati alla rivendita, delle materie prime e delle utenze e a un premio extra ai dipendenti per 11 millioni. Il debito finanziario netto rettificato è salito infine a 1,388 miliardi da 1,24, includendo il nuovo debito per finanziare il riacquisto della quota de La Villata (si veda qui il bilancio 2022). Il debito include inoltre due bond da 500 milioni di euro ciascuno quotati alla Borsa del Lussemburgo (uno con cedola 0,875% a scadenza 25 ottobre 2023 e l’altro con cedola 1,875% a scadenza 25 ottobre 2027) emessi nel 2017 (si veda altro articolo di BeBeez) per rifinanziare il parte il prestito da 1,5 miliardi di euro ottenuto nel luglio precedente dalle banche (Citi, Mediobanca, Unicredit, Intesa e poi ampliato a Banco BPM e BNP Paribas) e che era stato necessario per acquistare il 45% de La Villata, posseduto allora dai due fratelli Giuseppe e Violetta (si veda altro articolo di BeBeez).