Nel 2023 le aziende italiane sono riuscite a difendere la loro solvibilità media. Anzi, sono riuscite a migliorarla, seppure di poco. Infatti nel 2023 il 41,1% delle imprese italiane ha pagato le fatture con puntualità, contro il 40,8% nel 2022, e il 38,5% del 2021. E’ quanto emerge dall’edizione 2024 dello Studio Pagamenti, l’analisi internazionale della capacità delle aziende di far fronte ai propri impegni finanziari, presentata ieri a Milano nella cornice dell’IBM Center da Cribis, società del gruppo Crif leader in Italia nella valutazione di aziende italiane ed estere per la gestione delle relazioni commerciali e di business in Italia e all’estero (si veda qui il comunicato stampa e qui lo studio completo).
Certo, l’Italia si posiziona comunque in diciottesima posizione, cioè una in meno rispetto al 2022. Recita lo studio del gruppo guidato da Marco Preti: “L’Italia rimane comunque lontana dalle principali economie industrializzate europee, come Germania, Regno Unito, Francia e Spagna”.
Per di più, sta aumentando il numero di aziende in ritardo grave (superiore a 30 giorni) nei pagamenti. La percentuale è infatti passata dal 9,1 al 9,6%.
Particolare interessante, la percentuale di imprese che pagano con puntualità è risultata sensibilmente più alta nelle micro realtà, e decresce gradualmente all’aumentare della dimensione aziendale, arrivando al 15,3% nel caso delle imprese più grandi. Ha spiegato Preti nel corso della presentazione: “E’ un dato di primo acchito controintuitivo, ma rispecchia il maggiore potere contrattuale che le grandi imprese esercitano nei confronti dei propri fornitori”.
Tuttavia differenze sensibili emergono anche a livello di area geografica. Come evidenziato dalla ricerca dello stesso Cribis fatta specificamente sulle aziende italiane (si veda qui la ricerca), il Nord Est risulta l’area geografica più affidabile con il 47,7% di pagamenti regolari, mentre le imprese del Sud e Isole fanno più fatica, con solo il 28,6%. A livello di singole regioni, la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Veneto sono le regioni con la maggiore quota di pagamenti regolari (sopra il 47%), mentre la Sicilia e la Calabria occupano l’ultima posizione del ranking regionale del pagamento puntuale con una quota pari al 23,1% per la prima e 25% per la seconda.
Anche a livello settoriale le performance sono tutt’altro che omogenee, con tempi di pagamento che vanno da un massimo di 94 giorni per l’industria della ceramica a 36 giorni per i servizi alla persona, passando per i 64 giorni dell’industria del legno e dei mobili.
Nel complesso emerge un quadro che vede in una condizione abbastanza solida, malgrado i tanti fattori di incertezza e instabilità emersi nel 2023 come disastri climatici e un ulteriore focolaio di guerra esploso Medio Oriente, le imprese ubicate nelle aree più produttive dell’Italia, i cui clienti sono spesso grandi gruppi del Nord Europa, dove le aziende che pagano con puntualità solo in quasi tutti i Paesi dell’area ben sopra il 50%, mentre le aziende del Sud sono molto indietro perché molto spesso esposte a settori come le costruzioni (74 giorni in media i ritardi nel 2023), le cui prospettive sono rese molto incerte dalla sospensione del Superbonus.
Proprio questo rende, soprattutto in alcuni settori, piuttosto nebuloso l’orizzonte del 2024. “Lo stop al Superbonus ha comportato un aumento delle richieste di dilazioni di pagamento” ha segnalato, intervenendo alla presentazione, Andrea Gadioli, responsabile Finanza e Credito di Cambielli, tra i principali distributori italiani di apparecchi idrotermosanitari, con 1,2 miliardi di fatturato nel 2023. “Si sono allargati i termini di pagamento, cominciamo a osservare ritardi rilevanti” gli ha fatto eco Fabrizio Isaia, responsabile credito per l’Italia della Sonepar, multinazionale francese della distribuzione B2B di componenti elettrici per l’edilizia.
In tal senso è confortante che le aziende si stiano muovendo per reagire a un contesto macroeconomico diventato sempre più instabile e incerto. “Nei mesi inziali del 2024 abbiamo riscontrato un calo nella domanda di credito da parte delle imprese italiane, dovuto all’incertezza sulla accessibilità ai nuovi sistemi di garanzie previsti da MCC e Sace” ha spiegato a BeBeez Alberto Beretta, vicedirettore generale e responsabile dello sviluppo del business di Banca CF+, l’ex Credito Fondiario, “e nel frattempo stiamo vedendo un sensibile aumento del ricorso al factoring e altri strumenti di supply chain finance, segno che le aziende sono alla ricerca di canali di finanziamento alternativi”.
Proprio quest’ultimo è uno dei fattori che Cribis ha preso in considerazione elaborando il suo nuovo modello di rating, che verrà ufficialmente presentato a giugno e che tiene conto della reattività e resilienza delle aziende tricolori a un contesto piuttosto diverso da quello prevalente sino al decennio scorso. “Ogni volta che le aziende italiane devono fare qualcosa per ottenere un pagamento, perdono marginalità. Le aziende devono quindi imparare a rispondere al clima di incertezza, un fattore di mercato che durerà a lungo e che le imprese dovranno gestire se vorranno mantenere un posizionamento competitivo. Per questo gli enti utilizzatori dei nostri rating hanno salutato con grande favore il nuovo modello” ha dichiarato a BeBeez il ceo di Cribis. Sarà interessante vedere la reazione delle aziende esaminate.