Gli investimenti in asset alternativi sono da sovrappesare. Ne è convinta una buona fetta di cc interpellati dall’Associazione Italiana Private Banking (AIPB) per la redazione dell’AIPB Outlook 2024, realizzato dall’Ufficio Studi dell’Associazione elaborando le previsioni di 18 asset manager associati (si veda qui il comunicato stampa).
Nel dettaglio il 44% degli intervistati ritiene che il peso degli alternativi sul portafoglio vada aumentato nel breve termine (cioé nel corso dell’anno), mentre addirittura il 63% ritiene che questo debba essere aumentato nel medio termine (12-36 mesi). Il tutto con un obiettivo ideale di allocazione del 9% nel medio termine. E questo perché la metà degli interpellati si attende rendimenti tra il 5 e il 10% e un altro 21% rendimenti superiori al 10%. In particolare, dall’indagine emerge che, tra gli asset alternativi, sono da prediligere private equity, private debt e infrastrutture (tutti al 54%). Neutrale invece la view sul real estate: il 63% degli interpellati manterrà la stessa esposizione che è del 5% nel medio termine, analoga a quella sul cash.
Il peso più grande, sempre nel medio termine, va all’azionario quotato (46%) seguito dai bond (35%). Proprio l’esposizione all’obbligazionario è quella che andrà aumentando quest’anno, secondo l‘82% degli operatori intervistati, che però manterranno invece una esposizione neutrale nel medio termine, con rendimenti attesi molto positivi, compresi tra 5% e 10% (53%), coerente con l’attesa di riduzione dei tassi a breve termine (72% negli USA; 83% in Europa) e con una previsione di stabilità dei tassi a lungo termine (61% sin USA ed Europa). In dettaglio, vengono privilegiate le obbligazioni investment grade (76%), seguite dai titoli governativi (71%); dal punto di vista geografico gli USA si confermano l’area di maggiore interesse seguiti dall’Europa (rispettivamente 71% e 59%); la vera novità è che la Cina chiude la classifica (prevalentemente per i rischi legati al settore immobiliare), assieme al Giappone (per la politica monetaria ultra-espansiva a favore del mercato interno).
Secondo gli asset manager intervistati, inoltre, i quattro fattori da tenere sotto stretto controllo, poiché potrebbero avere significativi riflessi sui mercati finanziari, riguardano la Cina, la recessione, l’inflazione e la tecnologia. In dettaglio, della Cina preoccupano la crisi del settore immobiliare locale (39%) e la prosecuzione di tensioni con gli Usa (28%). È lo scenario geopolitico a rappresentare l’incognita principale: allo stallo del conflitto russo-ucraino si aggiungono i timori di un’escalation del conflitto tra Israele e Hamas attraverso un allargamento ai Paesi Mediorientali e della Penisola Araba. Si sommano preoccupazioni legate alla crescita dell’inflazione a seguito degli attacchi degli Houthi Yemeniti alle navi in transito nel Canale di Suez.
L’indagine AIPB si focalizza infine sui megatrend di lungo periodo, che potranno avere un impatto strutturale nell’economia mondiale. Ai primi due posti troviamo temi legati alla transizione digitale: progresso tecnologico, reputato ad alto impatto dal 100% degli asset manager, e Intelligenza Artificiale (impatto alto per l’89%); seguiti da cambiamento climatico (72%) e invecchiamento della popolazione (cambiamento demografico al 61% e longevità al 44%).