A chiusura di 2022 è proseguito il calo delle pratiche fallimentari in Italia, già in decremento a fine settembre (si veda altro articolo di BeBeez). Nel quarto trimestre, infatti, sono stati aperti nei tribunali italiani 6.158 nuovi fallimenti, il 30% in meno di quelli aperti nel 2021. Il dato emerge dalla rilevazione di Cherry Sea, l’osservatorio realizzato dalla startup fintech Cherry srl, che ha analizzato l’andamento delle procedure nelle sezioni fallimentari di 140 tribunali italiani (si veda qui il comunicato stampa).
Dell’osservatorio sulla giustizia fallimentare di Cherry srl, fintech che fornisce servizi basati su intelligenza artificiale agli operatori del credito, è co-fondatore l’ex ad di Banca Ifis Giovanni Bossi (oggi a capo di Cherry Bank).
Ricordiamo che l’analisi prende soprattutto in esame l’attività delle prime venti sezioni fallimentari per volume di attività, ovvero: Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Busto Arsizio, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Modena, Monza, Napoli, Padova, Roma, Torino, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza.
Dalla ricerca emerge anche che al 31 dicembre scorso sono stati definiti 14.153 procedimenti, dato leggermente inferiore (-4%) a quello del 2021 pari a 14.778, mentre lo stock è stato ridotto a 60.555 pendenti, -12% rispetto al dato della fine dell’anno precedente. Nell’ultimo trimestre del 2022, in particolare, sono stati aperti procedimenti per 859 fallimenti, valore inferiore del 62% rispetto all’ultimo trimestre 2021 e del 72% rispetto al 2019.
Quali altri dati emergono con forza? Che per la prima volta negli ultimi quattro anni i primi 20 tribunali per volume di attività hanno chiuso più procedimenti di quanti ne siano stati aperti. Che Bergamo è il tribunale più veloce a smaltire i carichi di lavoro, mentre Firenze è il fanalino di coda. Che Roma è il primo tribunale per nuovi procedimenti aperti e Milano per pratiche chiuse, infine, che Roma, Milano e Bari sono quelli con maggiori fallimenti pendenti.
“Dal monitoraggio che effettuiamo quotidianamente, attraverso l’osservatorio traspare chiaramente come sul territorio nazionale esistono tribunali a due velocità: da un lato quelli più performanti in termini di procedimenti evasi e, dall’altro, quelli in cui i carichi di lavoro rimangono ancora molto elevati”, ha detto Giacomo Fava, lead artificial intelligence engineer di Cherry srl. E ha aggiunto: “in ogni caso, i dati raccolti dimostrano anche come negli ultimi anni molti tribunali hanno migliorato le proprie performance nonostante le notorie limitate risorse nel personale. Inoltre, è evidente che la digitalizzazione dei procedimenti civili non è uniforme sul suolo nazionale e, dunque, una gestione più efficiente del dato potrebbe aiutare a snellire molti procedimenti ancora pendenti”.
Vediamo dunque i dettagli. Nei tribunali presi in esame da Cherry Sea alla data del 31 dicembre sono stati aperti complessivamente 3.024 procedimenti e ne sono stati chiusi 6.627, mentre lo stock ammonta a 26.732 procedure. Focalizzando l’attenzione sui dati del singolo trimestre, emerge come tra ottobre e dicembre il numero di nuove procedure sia stato pari a 385, valore inferiore del 67% rispetto a quello del quarto trimestre 2021 e del 75% rispetto al quarto trimestre del 2019. Cala poi leggermente nel 2022 il numero di procedure portate a termine che sono state 1.902 nel quarto trimestre 2022, per un -5% rispetto al 2021 con 2.012 e superiore di appena il 2% rispetto al 2019 con 1.863. Lungo tutto il 2022 nei venti tribunali presi in esame sono diminuite del 33% le nuove pratiche rispetto all’anno precedente (4.448) e del 45% sul 2019 (5.472). In particolare, il primo tribunale per numero di nuovi procedimenti si conferma Roma con 640, con un calo del 27% rispetto al 2021 (878); seguono Milano con 458 (-44%) e Catania con 196 (-23%).
Quanto a procedimenti definiti, il primo tribunale in Italia è Milano, che nel 2022 ha portato a termine 1.287 pratiche, sostanzialmente pari ai numeri del 2021. Seguono Roma con 812 (+9% rispetto al 2021) e Bergamo con 384 (-3%). Le sezioni che hanno chiuso meno procedimenti, invece, sono Genova che rimane stabile rispetto al 2021 con 141, Cagliari con 181 (+3%) e Busto Arsizio con 185 (-17%).
Treviso si conferma invece il tribunale più efficiente per Clearance Rate (rapporto tra procedimenti definiti e procedimenti sopravvenuti). Il valore più alto di chi ha chiuso procedimenti anziché aprirli è appannaggio del tribunale Treviso (398%), seguito da Busto Arsizio (370%) e Modena (328%). La diminuzione media dello stock di procedure dei primi venti tribunali è poi pari al 13% se comparata al valore di fine 2021. I tribunali che hanno inciso maggiormente sul proprio arretrato sono invece Bergamo, che lo ha ridotto del 24% rispetto a fine 2021 portandolo a quota 824 pendenti, Modena (22%), Busto Arsizio e Milano (19%).
Per quanto riguarda il Disposition Time (DT), ovvero la metrica adottata dalla CEPEJ (Commissione europea per l’efficienza della giustizia), interpretabile come il tempo necessario per smaltire i procedimenti pendenti alla fine di un dato anno, attualmente sarebbero necessari mediamente 4,3 anni per smaltire l’arretrato cumulato nei 20 tribunali presi in esame. Al primo posto per velocità si conferma il tribunale di Bergamo (2,2 anni), seguono Modena (2,4 anni) e Milano (2,7 anni). Fanalino di coda sono, invece, i tribunali di Firenze (7,3 anni), Roma (5,9 anni) e Catania (5,6 anni).
Per quanto riguarda la mappa regionale dei fallimenti pendenti, i tribunali con lo stock più voluminoso al 31 dicembre 2022 risultano essere quelli di Roma (4.872 fallimenti pendenti), Milano (3.490) e Bari (1.696), mentre per quanto riguarda le singole regioni troviamo ancora in cima alla classifica la Lombardia (10.815), il Lazio (8.270) e la Campania (6.314). Viceversa, quelle più “scariche” sono il Molise (305), il Trentino-Alto Adige (553) e la Basilicata (669).