Consob ha presentato venerdì 23 marzo il primo volume di una collana dedicata al tema dell’impatto dei processi di digitalizzazione nei servizi finanziari, in collaborazione con 12 università. I risultati preliminari dell’analisi erano stati presentati a dicembre (si veda qui il comunicato stampa).
Come spiegato dalla stessa Consob nella prefazione dell’opera, firmata dal vicedirettore generale di Consob Giuseppe D’Agostino e da Pasquale Munafò, “la ricerca sul fintech trova riflesso nei vari contributi alla collana editoriale Consob organizzati su più livelli logico-tematici. Ad un livello di rappresentazione e d’inquadramento generale è da ascrivere il lavoro su “Lo sviluppo del FinTech. Opportunità e rischi per l’industria finanziaria nell’era digitale” in cui si tratteggiano i principali criteri di classificazione del fintech utilizzati nella letteratura economica e nei documenti dei principali forum pubblici internazionali e si forniscono dettagli sui differenti business model adottati dalle imprese fintech, con una rappresentazione delle relative tipologie di rischio e del grado di affinità operativa rispetto alle attività tradizionali di intermediazione finanziaria. Il lavoro delinea alcuni orientamenti del dibattito europeo sulla regolamentazione ed è completato da una prima disamina delle scelte strategiche che gli intermediari finanziari (prime tra tutti le banche) stanno compiendo in questo mutato scenario competitivo.
Un secondo lavoro, “Fintech e le problematiche d’inquadramento giuridico” (che assembla i contributi di tre distinti gruppi di ricerca), pone l’enfasi su aspetti giuridici di rilievo nell’ambito della generale prestazione di servizi digitali, secondo un approccio che tocca i profili di giurisdizione nella regolamentazione di settore, le problematiche relative all’applicazione della disciplina UE (GDPR) sulla libera circolazione transfrontaliera dei dati e alla sicurezza nel trattamento delle informazioni, in presenza di discipline contigue presenti nella nuova Direttiva UE sui Servizi di Pagamento (PSD2), nella Direttiva UE sull’Antiriciclaggio (AMLD4) e nella Direttiva UE sulla Sicurezza delle Reti e dei Sistemi informativi nell’Unione (NISD), oltre alle significative questioni giuridiche in tema di Big Data (appartenenza dei dati, accesso e responsabilità per danni in caso di cattiva qualità degli stessi), mettendo in evidenza un generale problema di e-privacy (che può portare ad una grave lesione della sfera privata delle persone-utenti di servizi finanziari).
Lo studio in parola è completato dall’analisi di alcuni profili penalistici connessi alla digitalizzazione dell’economia (e della finanza), quali ad esempio la tutela penale dell’identità digitale, illeciti contro la privacy, (i rischi di) abusivismo nell’attività del FinTech in presenza di una regolamentazione che introduce riserva di legge a favore dei soggetti abilitati per specifica attività.
Il piano della ricerca ha poi previsto la trattazione di cinque “temi operativi” specifici, in distinti documenti della Collana:
– il primo tema attiene alla consulenza automatizzata e verrà sviluppato nell’ambito di tre distinti contributi da parte di differenti gruppi di ricerca. In particolare, lo studio su “La digitalizzazione della consulenza in materia d’investimenti finanziari” fornirà una ricognizione dei diversi modelli di servizio di robo-advice offerti in Italia sia da nuove società indipendenti o di matrice bancaria sia direttamente da banche commerciali, al fine di cogliere le caratteristiche del fenomeno e le relative prospettive evolutive; particolare attenzione verrà dedicata anche ai profili applicativi del quadro regolamentare di riferimento a questa nuova modalità d’offerta del servizio. Il contributo “Robo advice, percezione del rischio e fiducia: evidenze sperimentali” illustrerà gli esiti di un esperimento di laboratorio volto a esplorare l’impatto che il canale digitale può avere sulla percezione del rischio finanziario e sulla propensione ad investire seguendo il consiglio ricevuto, anche alla luce dei bias comportamentali più rilevanti nell’interazione tra un individuo e una piattaforma telematica. L’ultimo contributo, infine, dal titolo “I profili evolutivi del robo advice tra relazione e algoritmi: un’indagine qualitativa”, sarà sviluppato al fine di verificare se l’erogazione del servizio di consulenza attraverso il canale digitale possa concorrere ad aumentare la propensione degli investitori retail ad avvalersi del supporto di un esperto per le proprie decisioni di investimento;
– un secondo tema di ricerca focalizzato sulle piattaforme online di finanziamento dei consumatori e delle imprese (“Marketplace Lending: verso Nuove Forme D’intermediazione Finanziaria?”) mira innanzitutto a descrivere le molteplici configurazioni microstrutturali dei meccanismi di finanziamento attuati tramite piattaforme-digitali che fanno uso di tecnologie innovative abilitanti con riguardo ai processi informativi e all’analisi del rischio di credito. Questi canali d’intermediazione digitali rendono più labile il confine sia con il credito bancario sia con il mercato dei titoli di debito emessi da PMI, prefigurando perciò il possibile ripensamento di impianti teorici consolidati e dei corrispondenti set normativi (in tema di tutela del risparmio, servizi di pagamento, servizi di investimento, ecc.), in una prospettiva di regolazione trasversale e rispondente ad un approccio risk-based;
– un terzo lavoro dedicato alle piattaforme di equity crowdfunding (“Equity-based Crowdfunding: aspetti operativi e regolamentari”) mostra i risultati dell’analisi comparativa svolta sui regimi normativi su base domestica esistenti in Europa, mettendo in luce un quadro giuridico frastagliato e disomogeneo, che ostacola la crescita dimensionale di questo tipo di attività di canalizzazione del capitale di rischio verso realtà imprenditoriali in fase di start-up. Anche sotto il profilo dell’esame delle caratteristiche operative, lo studio rivela una spiccata eterogeneità dei modelli di offerta delle piattaforme di equity crowdfunding, una limitatezza degli strumenti finanziari oggetto di possibile sottoscrizione, la mancanza di consolidati meccanismi di disinvestimento;
– un quarto riservato all’uso della Distributed Ledger Technology nella negoziazione di strumenti finanziari (“DLT e Securities Markets”), con specifico riguardo agli aspetti operativi e giuridici in confronto alle infrastrutture regolamentate di post-trading;
– da ultimo, la ricerca include uno studio sul ruolo dei Financial Data Aggregator (“Financial Data Aggregation e Account Information Services”) nel mercato dei servizi finanziari al dettaglio, alla luce della previsione contenuta nella PSD II circa il consolidamento delle informazioni riguardanti i conti correnti personali tenuti presso una pluralità d’intermediari su richiesta di un cliente.
A completamento del piano, nella ricerca è presente un contributo (“FinTech: il dibattito internazionale sulla regolamentazione e le misure adottate”) volto a fornire, in una prima parte, una rappresentazione organica dei principali temi di discussione sul fenomeno FinTech nei forum pubblici internazionali e, in una seconda parte, una disamina di tipo comparativo dei principali interventi regolamentari od organizzativi realizzati a supporto della sperimentazione e dello sviluppo innovativo delle imprese fintech.
Infine, è stato previsto nello studio “FinTech e l’inclusione Finanziaria” la trattazione del tema dell’inclusione/esclusione finanziaria delle persone/imprese dal mondo dei servizi digitali, partendo da un inquadramento generale dell’inclusione finanziaria in diretta correlazione al dato di accesso ai canali telematici, con una disamina delle più frequenti trappole comportamentali per gli utenti digitali. Sono inoltre affrontati i principali profili di protezione degli investitori e una panoramica delle “nuove frontiere” delle truffe digitali.