L’acquisizione di Irca da parte di Carlyle annunciata lo scorso venerdì 9 giugno (si veda altro articolo di BeBeez) è solo l’ultima di una nutrita serie di operazioni messe a segno da fondi di private equity esteri in Italia da inizio anno. Secondo il database di BeBeez, consultato da MF Milano Finanza in edicola da sabato 10 giugno, si tratta della ventiquattresima operazione.
D’altra parte il trend è in atto in maniera evidente già dall’anno scorso. Nel 2016 infatti i veicoli di investimento di matrice internazionale hanno effettuato investimenti in Italia per un controvalore pari al 69% del totale, che era stato di una cifra record: 8,2 miliardi di euro, in aumento del 77% rispetto ai 4,6 miliardi registrati nel corso del 2015.
Quel dato era stato calcolato e pubblicato da Aifi (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt) in collaborazione con PwC Transaction Services lo scorso marzo, in occasione dell’incontro annuale sui dati dell’intero settore (si veda altro articolo di BeBeez), mentre venerdì 9 giugno una delegazione di Aifi, guidata dal presidente Innocenzo Cipolletta e dal direttore generale Anna Gervasoni, ha incontrato a Londra un nutrito gruppo di investitori internazionali e ha presentato una panoramica di dati degli ultimi tre anni che ha reso ancora più evidente che i fondi esteri hanno cambiato approccio verso l’Italia dopo un paio di anni di bassa attività e ora ritengono particolarmente attraenti le aziende tricolore.
Negli ultimi tre anni, infatti, gli investitori internazionali hanno investito in Italia ben 10,6 miliardi di euro di equity, pari al 65% del totale iniettato da tutti i fondi nel Paese nel periodo, ma la maggior parte degli investimenti è stata condotta appunto l’anno scorso. Nel dettaglio, i fondi internazionali con stabile base in Italia hanno investito 1,82 miliardi di euro (+178%), mentre quelli senza base stabile hanno impegnato 3,83 miliardi (+59%). Per contro, i fondi di private equity domestici hanno ridotto gli impegni del 21% fermandosi a quota 1,13 miliardi di euro. Da inizio anno i fondi esteri più attivi sono stati Carlyle e Ardian, a pari merito con tre operazioni condotte su altrettante società italiane.
L’attenzione nei confronti dell’Italia appare invece meno evidente sul fronte dalla raccolta effettuata da parte dei fondi di private equity nazionali, che l’anno scorso hanno visto la componente estera scendere al 37% (432 milioni di euro) del totale di 1,3 miliardi, un importo che rappresenta un calo di ben il 47% rispetto ai 2,49 miliardi totali che erano stati raccolti nel corso del 2015. Quell’anno, peraltro, la raccolta estera aveva rappresentato il 48% del totale, mentre nel 2014 il rapporto era addirittura rovesciato, con la raccolta estera che aveva rappresentato il 68% . Da qui la necessità da parte di Aifi di sollecitare l’interesse degli investitori istituzionali esteri.