Cresce del 3,4% l’export italiano nel 2018 e quest’anno dovrebbe mantenere lo stesso trend. Di questo passo, nel 2022 dovrebbe superare i 540 miliardi di euro dai 479 miliardi di quest’anno. Lo prevede il tredicesimo Rapporto Export 2019. Export Karma, redatto da Sace Simest, il polo dell’export e dell’internazionalizzazione del Gruppo Cdp.
Secondo Sace Simest, le maggiori opportunità per il made in Italy sono in Africa Subsahariana, dove quest’anno le esportazioni italiane dovrebbero crescere del 6%. Al secondo posto, l’Europa emergente e i paesi della Comunità degli Stati Indipendenti (+4,1%), seguiti dall’America Latina (+2,9%). Male l’area Medio Oriente e Africa (-7,4%), a causa delle tensioni geopolitiche nell’area e ai prezzi delle commodity ancora su livelli ben inferiori rispetto al passato. Lievemente positiva (+0,3%) la previsione per Marocco, Tunisia e Qatar. Non ci saranno marcate differenze a livello settoriale: le esportazioni cresceranno attorno al 3%: fra il 3,1% del settore auto e il 3,8% dell’agroalimentare.
Attualmente, il rischio più concreto e peggiore per le esportazioni è rappresentato dalla guerra dei dazi. Sace Simest ha simulato gli effetti di una guerra commerciale sull’export italiano. Se gli Usa imponessero dazi del 25% su tutti i prodotti provenienti da Pechino e sulle importazioni di autoveicoli dal mondo (esclusi soltanto Messico e Canada, con i quali è stata raggiunta un’intesa per la modernizzazione del Nafta – ora denominato Usmca), le esportazioni italiane verso il mondo calerebbero dello 0,2% nel 2019 e dello 0,6% nel 2020, mentre quelle verso gli Usa scenderebbero dello 0,7% nel 2019 e dell’1,1% nel 2020). Inoltre, bisogna considerare che il calo dell’export italiano verso la Cina avrebbe conseguenze a cascata anche su altre economie emergenti e quindi sulle esportazioni italiane di beni complessive: -0,8% nel 2019 e -1,7% nel 2020. Avrebbe anche effetti negativi sull’economia della Germania, che a sua volta importerebbe meno prodotti italiani in caso di rallentamento economico. Sace Simest ha appena varato il nuovo sito internet dove sono disponibili la Export Map e la Risk Map (si veda altro articolo di BeBeez).
Le pmi già nel 2018 sono state il target principale dell’attività di Sace Simest, con 20 miliardi sul totale dei 28 miliardi di risorse, che sono andati appunto a favore di aziende di dimensioni medie e piccole. Sace ha da sola generato il 68% delle risorse mobilitate, con una crescita del 9,5% dal 2017. Sono cresciute anche le attività di Simest, che nel 2018 ha mobilitato 746 milioni di euro (+13%) e soprattutto quelle mobilitate da Sace BT, società attiva nell’assicurazione del credito, cauzioni e rischi della costruzione, che sono cresciute del 49% raggiungendo i 4,8 miliardi, mentre le attività gestite da Sace FCT, la società di factoring del polo, hanno generato 3,7 miliardi di euro. Positiva infine anche la performance di Sace SRV, specializzata nel recupero crediti, che con 32,5 milioni di crediti recuperati conferma il suo ruolo di sostegno di ultima istanza per le imprese italiane che operano nel mondo.