I cosiddetti Piani istituzionali di risparmio potrebbero essere più vicini. Lo ha detto il deputato di Forza Italia Sestino Giacomoni, vice presidente della Commissione Finanze della Camera, ieri intervenendo ieri a un convegno alla Camera sul tema dei crediti deteriorati che gravano sui bilanci delle banche italiane, organizzato dal Presidente della commissione finanze della Camera, Maurizio Bernardo e che ha visto una folta partecipazione di autorità, banche, fondi e casse di previdenza.
Giacomoni ha colto l’occasione per comunicare che “è stato ammesso all’esame della commissione Bilancio di Montecitorio il mio emendamento alla manovrina per istituire i Piani Istituzionali di Risparmio, estendendo le agevolazioni fiscali previste per le persone fisiche che investono in Piani individuali di risparmio anche alle casse di previdenza e ai fondi pensione, che sottoscrivano strumenti analoghi”. E ha aggiunto: “Confido che possa essere approvato a larga maggioranza”.
L’emendamento, ha spiegato Giacomoni “ha già avuto una valutazione positiva dal ministero dell’Economia in occasione di una mia precedente interrogazione sul tema, ed è volto ad indirizzare importanti risorse finanziarie verso strumenti che investono direttamente ed indirettamente nelle piccole e medie imprese, a sostegno quindi dell`economia reale del nostro Paese”.
A parlarne nei giorni scorsi era stato Luigi Casero, vice-ministro dell’Economia che aveva sottolineato cnel corso di una audizione che il governo ritiene utile “prevedere la possibilità di introdurre norme che stabiliscano nuovi strumenti finanziari per casse di previdenza private e fondi pensione, secondo il meccanismo dei Pir che potrebbero altresì essere ridenominati come Piani istituzionali di Risparmio”. E lo stesso Maurizio Bernardo, presidente della Commissione Finanze della Camera, aveva lanciato l’idea in un suo commento dalle colonne di MF Milano Finanza lo scorso 5 maggio.
Come noto, grazie alla Legge di Bilancio 2017, a oggi fondi pensione e casse di previdenza possono investire sino al 5% del loro patrimonio in strumenti finanziari di società quotate o non quotate con base in Italia o in uno Stato membro Ue o aderente all’accordo sullo spazio economico europeo con stabile organizzazione nel territorio italiano oppure in quote di fondi che investano in queste società, godendo dell’esenzione fiscale. Tuttavia a oggi, mentre si è registrato un grande successo dei Pir da parte della clientela retail, non si è vista la stessa accoglienza da parte dei fondi pensione, che sono rimasti alla finestra. Se venissero invece lanciati prodotti specificamente loro dedicati, le cose potrebbero forse cambiare.
Il presidente di Assoprevidenza, Sergio Corbello, nei mesi scorsi aveva chiesto chiaramente una riforma per consentire ai fondi pensione di investire direttamente nei Pir. L’attuale normativa, introdotta dalla Legge di Bilancio 2017, consente a fondi pensione e casse previdenziali la detassazione dei redditi derivanti dagli investimenti (diretti o attraverso fondi e sicav) in economia reale mantenuti per almeno cinque anni. Ma da ciò sono rimasti esclusi i Pir, che hanno le stesse caratteristiche ma che sono destinati esclusivamente al retail. “Sarebbe interessante un eventuale utilizzo dei Pir da parte di fondi pensione e casse previdenziali”, aveva detto ieri il presidente di Assoprevidenza, Sergio Corbello. “In questo modo verrebbe semplificato l’accesso degli investitori previdenziali all’economia reale”.
“La detassazione dei redditi derivanti da investimenti nell’economia reale, prevista dalla Legge di Bilancio 2017 per fondi e casse previdenziali, rappresenta un passo utile per il Paese”, aveva puntualizzato Corbello, “perché indirizza risorse verso l’economia produttiva e avviccina la normativa fiscale italiana a quella europe, che non prevede tassazioni per i rendimenti di fondi pensione e casse previdenziali”. E l’accesso ai Pir sarebbe il modo per accelerare questo processo.
Anche il risparmio previdenziale potrebbe quindi essere incanalato verso le Pmi diventando sempre di più una fonte di finanziamento alternativa alle banche. Con i Pir (sia individuali sia istituzionali) che potrebbero però a loro volta investire anche in titoli derivanti da cartolarizzazioni di sofferenze bancarie garantiti con la Gacs, come proposto in occasione del medesimo convegno di ieri dal vicedirettore generale di Banca d’Italia Fabio Panetta. Il tutto perché parte di un unico disegno volto a rendere disponibili risorse per le pmi.
In quest’ottica il presidente Maurizio Bernardo, organizzatore dell’iniziativa di ieri sui crediti deteriorati, ha auspicato che una medesima iniziativa di confronto tra governo, autorità, banche e investitori venga organizzata anche sul tema del finanziamento alle pmi.