Una media impresa, a prescindere dal settore di attività, richiede mediamente almeno 137 ore lavorative pari a 17 giorni lavorativi per soddisfare tutti gli adempimenti tributari di carattere ordinario. E’ il risultato di una ricerca (scarica qui la ricerca) condotta dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano presentata ieri in occasione di un convegno dell’Ordine in Università Bocconi e condotta lo scorso ottobre su un campione di oltre 1500 aziende.
Gli adempimenti ordinari considerati sono quelli connessi alle imposte Iva, Ires, Irap e ad altri obbligatori per il rispetto della tax compliance. In alcuni casi (ad esempio lo Spesometro) è emersa una notevole complessità per adempimenti “minori” a fronte del molto tempo richiesto per una corretta compilazione.
Quanto ai costi connessi all’attività fiscale straordinaria, la ricerca evidenzia che qualsiasi attività di questa natura (operazioni di finanza straordinaria, regimi Iva di gruppo, costi black list indeducibili o applicazione del regime di transfer pricing) richiede per una media impresa uno sforzo significativo in termini di tempo, con particolare riferimento agli aspetti di transfer pricing. Non solo. L’incertezza legata alle operazioni straordinarie di riorganizzazione (ad esempio fusione e scissione) costituisce un freno allo sviluppo e alla crescita, anche dimensionale, delle società.
Interessanti sono le conclusioni relative ai rapporti con l’Agenzia delle Entrate. I professionisti lamentano che circa il 30% dei contenziosi istruiti si sarebbe potuto risolvere in autotutela, se l’Amministrazione Finanziaria avesse considerato quanto tempestivamente documentato dal contribuente. Inoltre i professionisti rilevano che circa 1 impresa su 5, di media dimensione, è stata oggetto di verifica e circa il 50% ha subito rilievi per effetto dell’incertezza fiscale.
Sono state, quindi, individuate le principali ragioni dell’incertezza fiscale per le varie imposte (Ires, Irap) nell’ambito di differenti situazioni aziendali (operazioni straordinarie, internazionalizzazione, altro). Ne emerge che la ragione principale è la continua variazione delle norme tributarie, seguita da una mancanza di costante giurisprudenza. Viene invece apprezzato lo sforzo dell’Agenzia delle Entrate di fornire esaustive spiegazioni dell’interpretazione della norma.
L’indagine evidenzia infine come i costi connessi all’incertezza fiscale siano sopportati sia dalle imprese che dai professionisti. Mediamente un professionista, oltre alla formazione obbligatoria, deve dedicare oltre 300 ore annue, pari a oltre 38 giorni lavorativi, all’attività di ricerca di una certezza fiscale per il contribuente, attività spesso non remunerata.
E il tema dell’incertezza fiscale è stato sollevato anche dall’analoga ricerca condotta per l’Ordine tra le grandi imprese dall’Osservatorio Fiscale e Contabile SDA-Bocconi (scarica qui la ricerca)