Sono sempre di più le piccole e medie imprese italiane che si sono messe in rete, nel senso che hanno deciso di cogliere l’opportunità offerta dalla normativa italiana di sottoscrivere un contratto di rete per perseguire un obiettivo comune di sviluppo. Secondo i dati Infocamere (si veda grafico a fianco, cliccare sopra per espandere), al 1° dicembre 2013 erano 1.240 i contratti di rete sottoscritti da aziende italiane con ben 5.887 imprese impegnate a realizzare i programmi di rete decisi di comune accordo. Di queste, alcune erano impegnate in più contratti di rete (una in 5 contratti, 7 in 4 contratti, 24 in 3 contratti e 241 in 2 contratti).
Banche e Regioni sostengono questo trend, tuttavia la creazione della rete non rappresenta (almeno per ora) la garanzia di ricevere un prestito dalla banca a condizioni migliori né una via preferenziale certa per accedere a finanziamenti pubblici destinati a sostenere lo sviluppo delle imprese. Su quest’ultimo fronte, in particolare, si è concentrato lo studio “Le Regioni a favore delle reti di impresa” promosso da RetImpresa in collaborazione con Gruppo Impresa, società bresciana di consulenza specializzata in finanza agevolata, e la Commissione Attività Produttive della Conferenza delle Regioni, al fine di delineare un quadro completo delle agevolazioni attivate dalle Amministrazioni regionali nel periodo 2010-2013.
Lo studio è stato presentato giovedì 20 febbraio a Roma in occasione della “III Giornata delle reti d’impresa” di Confindustria (scarica qui l’intero studio) e rientra nell’ambito di un accordo più ampio tra RetImpresa e Gruppo Impresa finalizzato al monitoraggio continuo e all’analisi degli incentivi regionali dedicati alle reti di impresa.
Più nel dettaglio, il rapporto evidenzia che nel quadriennio considerato sono stati emanati 77 bandi regionali con stanziamenti complessivi per 1,28 miliardi di euro per il sostegno dei processi di integrazione tra le imprese, allo scopo di supportare la riorganizzazione delle filiere, l’efficienza produttiva, la competitività sui mercati nazionali e internazionali e la capacità di innovazione. Rispetto ai fondi stanziati, si registra una forte concentrazione di risorse per l’obiettivo “ricerca, sviluppo e innovazione” con oltre 800 milioni di euro.
Tuttavia, dal rapporto emerge che soltanto 15 dei 77 bandi censiti nel periodo 2010-2013 prevedevano che per ottenere il contributo regionale fosse obbligatorio per le imprese beneficiarie costituire o aver già costituito un contratto di rete. In 28 interventi non solo non è previsto l’obbligo per le imprese beneficiarie di aggregarsi sottoforma di contratto di rete, ma addirittura è prevista la possibilità di presentare una richiesta di agevolzione come singola impresa. Sono invece 34 gli interventi che prevedono l’obbligo di presentare le richieste di contributo in partnerariato, lasciando però la scelta ai soggtti proponenti in merito alla forma aggregativa più adatta a perseguire gli obiettivi del progetto (appunto contratti di rete, ma anche consorzi, associazioni temporanee di imprese joint venture contrattuali, franchising, contratti di subfornitura).