A sette anni dall’ingresso nel capitale di Esaote da parte di Ares Life Sciences, il fondo studia l’exit, con l’opzione della quotazione come scelta preferita. Lo ha scritto nei giorni scorsi DealReporter, riferendo che a questo fine è stato dato mandato a Rothschild e che la valutazione della società si aggira sui 400 milioni di euro.
Ares Life Sciences, fondo di private equity specializzato in investimenti nei settori scientifico e biomedicale che fa capo a Ernesto Bertarelli, aveva acquisito poco meno del 40% del capitale della società specializzata in sistemi per la diagnostica per immagini (scarica qui il comunicato stampa di allora). Nel novembre 2009, in un’operazione di riorganizzazione complessiva dell’azionariato che aveva valutato la società farmaceutica 280 milioni di euro e che aveva visto la costituzione di una newco di cui Ares Life Sciences controllava il 39,2%, mentre il resto veniva distribuito tra i precedenti azionisti: al Gruppo Intesa Sanpaolo il 19,2%, a Equinox Two e a Mps Venture 2 il 13,2% circa ciascuno e Banca Carige l’8,2%, con il resto il capo al management. Nel luglio 2014, poi, Carige ha ceduto per 17 milioni di euro ad Ares Life il suo una quota del 7,4% del capitale di Esaote, mantenendo uno 0,77% (si veda qui il comunicato stampa di allora). Contemporaneamente un manager ha ceduto ad Ares uno 0,8% della società, portando dunque Ares al 48% (si veda Reuters).
Presieduta da Paolo Monferino e guidata dal ceo Karl-Heinz Lumpi, Esaote ha chiuso il 2015 con un fatturato di 280,1 milioni (da 262,3 milioni del 2014), di cui il 65% dall’estero, e un ebitda di 37,3 milioni (da 30,8 milioni (scarica qui il comunicato stampa).
Fondata a Genova nel 1982 come startup all’interno del gruppo Ansaldo, Esaote nel 1994 è stata oggetto di un management buyout finanziato da Advent International (32%), Sofipa (21%), Ipef (17%), Arca Merchant (16%), Euroventure (4%): 22 dirigenti della società ne diventarono azionisti, con una quota iniziale sul capitale del 10%; nei mesi successivi venne lanciato un prestito obbligazionario non convertibile cum warrant che venne sottoscritto dal 53% dei dipendenti Esaote. Nel 1996 Esaote venne quotata in Borsa al valore di 3.900 lire (pari a 2,01 euro) con il gruppo Bracco che è poi entrato al 10%. Bracco ha poi acquistato l’intero capitale di Esaote, delistandolo dalla Borsa nel 2003 al valore di 5,16 euro per azione.
Nel 2006 la società è stata oggetto di un secondo management buyout finanziato da Intesa Sanpaolo, Mps Venutures, Equinox Two e Banca Carige: all’operazione hanno partecipato 100 manager di Esaote. Poi nel 2009 l’ingresso di Ares Life Science (qui la storia di Esaote raccontata dall’ex presidente Carlo Castellano).