Una crescita del fatturato del 13,4% all’anno e soprattutto una crescita della marginalità operativa del 32,9% all’anno, contro una media delle aziende con fatturato tra i 20 e i 250 milioni di euro che è stata, rispettivamente, del 2,2% e del 3,8%. C’è un abisso di differenza tra 448 aziende eccellenti d’italia selezionate dall’ultimo Osservatorio pmi di Global Strategy e le altre pmi parte del campione di 7.100 aziendein quel range di fatturato, individuate su oltre 40mila imprese italiane manifatturiere e di servizi.
I dati sono stati presentati nei giorni scorsi a Milano e derivano dai bilanci 2014, ma sono stati poi arricchiti e aggiornati con interviste agli imprenditori per avere il polso dell’ultimo anno e soprattutto delle prospettive.
Le “aziende eccellenti” di Global Strategy, ha spiegato Stefano Nuzzo, Project leader dell’Osservatorio pmi di Global Strategy, sono quelle che negli ultimi cinque anni hanno superato la media del loro specifico settore in oltre 10 parametri economico-finanziari e patrimoniali. In particolare sono aziende che sono cresciute a ritmo sostenuto e contemporaneamente sono state in grado di abbassare il proprio indebitamento, con un rapporto tra posizione finanziaria netta ed ebitda che è sceso da 1,3 a 0,3 volte tra il 2010 e il 2014.
Dall’analisi dell’Osservatorio, emergono linee guida che accomunano le eccellenti: investimenti importanti e in crescita rispetto al passato (il 89% delle imprese) soprattutto per quel che concerne lo sviluppo della gamma di prodotti e servizi (53%), con la previsione di una crescita ulteriore nei prossimi tre anni, internazionalizzazione costante che avviene per il 55% in modalità diretta e strutturata attraverso joint venture e filiali commerciali. Ciò significa che c’è stato un forte mutamento nel concetto d’internazionalizzazione: prima significava andare a produrre in loco, delocalizzare, oggi significa soprattutto internazionalizzazione complessiva delle risorse, tecnologie e dei capitali.
Sul fronte dell’innovazione circa il 50% delle aziende intervistate ha richiesto la registrazione di brevetti (in media 11) nel corso della propria storia e mediamente le eccellenti investono in innovazione circa il 5% del proprio fatturato, ma emerge anche il fatto che solo il 30% collabora con università e solo un risicato 6% collabora con incubatori e start up, sintomo di un sistema innovativo che ancora deve crescere e staccarsi dai normali concetti di R&D per abbracciarne di diversi.
La crescita, rivelano i dati, è avvenuta per il 91% degli intervistati a parità di perimetro e solo per il 9% attraverso acquisizioni esterne. Inoltre per l’86% la crescita è avvenuta nelle stesse aree di business e per il 79% negli stessi mercati geografici. Tuttavia, per mantenere tali tassi di crescita negli anni futuri, gli imprenditori si dicono ora più propensi a operazioni straordinarie.
L’84% ritiene le operazioni di acquisizione un’opzione interessante come strategia per il rafforzamento competitivo, tanto che il 51% ha dichiarato di essere intenzionato ad effettuarne una nei prossimi 3 anni. Ciò significa che, una volta che l’azienda eccellente cresce grazie alla conquista di quote di mercato, la scelta di una possibile operazione di m&a viene vista come una naturale prosecuzione di un progetto di sviluppo ben definito.
E come finanziare questa crescita? Il 47% degli intervistati ha dichiarato di essere disposto a valutare progetti di apertura del capitale proprio a questo fine. D’altra parte le aziende eccellenti sono mediamente più piccole rispetto ai competitor italiani ed esteri : il 78% delle aziende si confronta con competitor di dimensioni maggiori. L’85% di queste aziende sono poi a conduzione familiare e il 42% di loro non ha ancora definito il passaggio generazionale. La governance è per la maggior parte formata da un Consiglio di amministrazione composta da 3 membri azionisti della società e un professionista esterno.