“Il 3 ottobre annunceremo il primo closing di Atlante 2, mentre per il secondo closing ci sarò tempo sino a luglio 2017″, ha detto l’amminstratore delegato di Quaestio Capital sgr, Paolo Petrignani, in occasione del suo intervento lo scorso venerdì 16 settembre al convegno annuale organizzato da Banca Ifis a Venezia sul tema dei non performing loan.
Come riferito da MF Milano Finanza in edicola da sabato 17 settembre, Petrignani ha poi precisato che “in ogni caso già con il primo closing avremo capitali sufficienti per partecipare alla cartolarizzazione di Npl di Mps. Sarà la prima grande operazione con la Gacs che innescherà la vera partenza di questo mercato e sarà la nostra prima operazione sugli Npl. A chi mi dice che compriamo a un prezzo fuori mercato, io rispondo che non è vero. E’ fuori mercato chi oggi, con i tassi di interesse così bassi, vuole ancora guadagnare il 15-20% su queste operazioni. Noi abbiamo stabilito un rendimento target del 6% e questo mi pare assolutamente interessante per investitori istituzionali come fondi pensione e assicurazioni che hanno come alternativi i tassi quasi a zero dei titoli di Stato”. Quanto alla potenza di fuoco di Atlante 2, Petrignani ha sottolineato: “E’evidente che Atlante non sarà la soluzione definitiva del problema degli Npl delle banche italiane, ma noi siamo la leva pitagorica”.
Certo poi bisogna evitare che si formino nuovi Npl. Roberto Nicastro, presidente delle quattro good bank che a breve dovrebbero trovare un compratore (si veda altro articolo di BeBeez), ha detto. “Tutta questa esperienza ci ha insegnato che le banche devono cambiare approccio nella concessione del credito. Abbiamo capito che le garanzie non garantiscono come si immaginava e che quindi non si può concedere il credito solo sulla base delle garanzie. Bisogna guardare alla reale capaictòà delle aziende di ripagare i loro debiti con i flussi di cassa e non fare conto sulle garanzie”. E questo soprattutto perché si è visto che i tempi di recupero sono lunghissimi quando si passa dalle aste giudiziarie.
Ma come evitare che il credito deteriorato diventi sofferenza? “È’ un tema grande come una casa”, ha detto ancora Nicastro, aggiungendo che “nelle banche italiane mancano competenze in tema di ristrutturazione aziendale e soprattutto manca la motivazione nelle persone. Per non parlare poi dei database delle banche: la certezza legale dei dati praticamente non c’è . Per uscire da questa empasse sarebbe necessario ammettere questi deficit e fare partnership con chi invece sa fare questo mestiere”.