Società di gestione, banche e consulenti si stanno dando da fare per ritagliarsi per tempo il loro ruolo nel nascente mercato dei minibond e partecipare a quella che si presenta l’imperdibile occasione di business dei prossimi anni. Tutti attori che stanno già lavorando allo sviluppo di questa nuova attività, contando anche sul fatto che a breve il governo riuscirà a licenziare il promesso aggiornamento della normativa introdotta nell’autunno 2012 con il Decreto Sviluppo, che ha parificato il trattamento fiscale dei bond emessi da società non quotate a quello più favorevole dei titoli emessi da società quotate, consentendo alle stesse società di superare i limiti alle emissioni di obbligazioni previsti dall’articolo 2412 cc.
L’aggiornamento della normativa (si vedano gli artt. 3 e 4 dello Schema del Ddl Collegato alla Legge di Stabilità) è molto importante, non solo perché favorirà l’investimento in minibond da parte di assicurazioni, fondi pensione ed enti pubblici previdenziali e assicurativi (si veda altro articolo di BeBeez), ma anche perché prevede che l’imposta di registro che un’azienda deve pagare nel momento in cui fornisce un immobile a garanzia di un credito nella forma di un bond sia equiparata a quella dello 0,5% pagata nel caso in cui la garanzia sia offerta a supporto di un prestito bancario. Inoltre viene previsto che anche i beni strumentali possano essere dati a garanzia a fronte dell’emissione di un’obbligazione, mentre ora questo è possibile solo a fronte di un prestito bancario.
MF-Milano Finanza lo scorso sabato 16 novembre ha tentato un primo confronto fra tutte le iniziative di investimento appena lanciate o in rampa di lancio, ponendo particolare attenzione ai rendimenti offerti agli investitori (e quindi i costi del servizio del debito) e alle garanzie richieste alle imprese emittenti e agli imprenditori loro azionisti.
In generale i fondi in arrivo censiti puntano a investire in titoli senior unsecured, cioé senza la richiesta di garanzie alle aziende emittenti. A volta però la garanzia viene richiesta alla capogruppo. Nel caso di minbond secured la garanzia più essere rappresentata da pegno sulle azioni, pegno su marchi e brevetti o addirittura su conti correnti. Ovviamente, il bond secured, in quanto meno rischioso, offrirà un rendimento più basso di quello unsecured.
In generale i fondi in arrivo punteranno a un rendimento medio lordo del portafoglio compreso tra il 6% e il 9%, con picchi superiori solo nel caso di fondi di private debt che investiranno però anche in strumenti ibridi e prevederanno anche una quota di azioni. Questi rendimenti lordi si tradurranno per gli investitori in rendimenti netti di circa 1%-1,5% inferiori (tenuto conto cioé del costo delle commissioni di gestione e degli eventuali default). Per contro, gli imprenditori si troveranno a dover pagare il finanziamento ricevuto qualche decina di punti base(20-30 pb) in più rispetto al rendimento lordo pagato sui minibond, per tenere conto dei costi della revisione dei bilanci, dei costi legali e dell’advisor finanziario. In genere, invece, il costo del rating viene accollato al fondo, che in questo modo si garantisce un punto di vista indipendente sul merito di credito dell’azienda emittente.
Le aziende potenziali emittenti di mini-bond sono migliaia. Secondo i calcoli del Cerved Group (si veda altro articolo di BeBeez), sono poco più di 34 mila le piccole e medie imprese con ricavi compresi tra 5 e 250 milioni e con un merito di credito a livello di investment grade. Secondo Crif Rating Agency, invece, sono 10.457 le pmi potenziali emittenti, che presentano un fatturato di almeno 5 milioni di euro, un ebitda sempre positivo negli ultimi tre anni e di almeno il 10% del fatturato nell’ultimo esercizio, e un rapporto tra debiti finanziari e patrimonio netto non superiore a 4 (scarica qui il Comunicato di Crif).
Non solo. Anche Legacoop ha fatto i suoi calcoli e stima che in Italia ci siano 238 imprese cooperative di medie dimensioni aderenti potenzialmente in grado di emettere mini-bond, numero che arriva a 400 considerando anche società dai valori di produzione più elevati.