Il credito d’imposta previsto dalla Legge di Stabilità 2015 per casse di previdenza e fondi pensione si attiverà soltanto in relazione a investimenti in infrastrutture, comprese energia e tlc, mentre sembra che siano esclusi tutti gli altri tipi di investimento. Una notizia che delude tutto il mondo del private equity e del venture capital.
MF-Milano Finanza in edicola dallo scorso sabato 28 febbraio ha infatti consultato la bozza del decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, attuativo della Legge di Stabilità, che all’art. 2 (scarica qui la bozza dell’articolo 2 del decreto) prevede infatti che il credito fiscale sia previsto solo a fronte di investimenti in attività di carattere finanziario a medio o lungo termine che “rappresentano operazioni di finanziamento per la realizzazione di infrastrutture correlate all’erogazione di servizi pubblici o di pubblica utilità” e dove questi investimenti siano condotti in forma diretta nel capitale o in strumenti di debito di società che operano in questi settori oppure in forma indiretta, sottoscrivendo quote di fondi specializzati in questo tipo di investimenti.
Più nel dettaglio, la relazione all’art. 2 spiega che “’intento è quello di attrarre gli investitori istituzionali nel settore delle infrastrutture che più rapidamente incidono sulla competitività dell’economia. In questa prospettiva, superando una visione novecentesca che porta a far coincidere tali infrastrutture con le grandi opere di trasporto su cemento, si è proceduto, sulla falsariga di quanto già avvenuto negli ultimi anni, quando si è spesso cercato di attrarre capitali privati per la realizzazione di infrastrutture pubbliche, all’individuazione di settori specifici quali trasporti, telecomunicazioni ed energia, nei quali l’investimento è capace di generare reddito attraverso ricavi da utenza”.
La Legge di Stabilità 2015 aveva aumentato dall’11,5% al 20% la tassazione dei fondi pensione e dal 20 al 26% quella sulle casse privatizzate, prevedendo però la possibilità per fondi e casse di ottenere un credito d’imposta calcolato come la differenza tra le nuove e più salate aliquote e quelle originarie.
Tuttavia, dice la legge, potranno ottenere l’agevolazione solo quei proventi che saranno investiti “in attività di carattere finanziario a medio lungo termine individuate con apposito decreto del ministro dell’Economia”. E appunto in questi giorni il dicastero guidato da Pier Carlo Padoan sta mettendo a punto i dettagli di questo decreto.
Il riferimento al medio lungo termine aveva fatto immaginare che il legislatore volesse premiare gli investimenti a medio lungo termine in qualunque tipo di attività economica, allo scopo incanalare il risparmio previdenziale nel rilancio dell’economia. Ma appunto, al momento, le cose non sono andate così.
Viene invece definito esattamente che cosa si intenda per medio lungo termine: viene infatti previsto che i titoli debbano essere mantenuti in portafoglio per almeno cinque anni. Oppure, che qualora si volesse vendere prima, il corrispettivo conseguito vada utilizzato per nuovi investimenti nelle medesime attività.
«Potrà essere un primo passo nella direzione giusta se, per il riconoscimento di crediti d’imposta, saprà individuare delle attività di carattere finanziario a medio o lungo termine nelle quali gli investitori istituzionali previdenziali, fondi pensione e casse professionali, possano effettivamente investire subito, offrendo anche un indiretto contributo al consolidamento della ripresa economica», ha commentato a MF-Milano Finanza Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza. In generale Corbello auspica la trasposizione nel decreto delle «tipologie di investimento previste dal Piano Juncker». E soprattutto si augura che già a partire dal 2016 tutta la fiscalità degli enti previdenziali possa essere ripensata, dopo la batosta arrivata con la Stabilità 2015.