Fedrigoni compra negli Usa lo specialista della distribuzione di supporti per la stampa digitale GPA (Gummed Papers of America). Il valore corrisposto per l’operazione, annunciata ieri dal gruppo veronese specializzato in produzione e vendita di carte ad alto valore aggiunto, prodotti di sicurezza e prodotti autoadesivi, è di 50 milioni di dollari, interamente provenienti da risorse finanziarie della società (scarica qui il comunicato stampa).
GPA era controllata dal 2011 da Svoboda Capital Partners, fondo di private equity Usa con sede a Chicago, che l’aveva acquisita insieme a Ellipse Capital, Northstar Capital e al management (si veda il comunicato stampa di allora).
GPA è specializzata nella distribuzione e testing di supporti per la stampa digitale quali film plastici, carta e adesivi. Le sinergie industriali stimate consistono nella valorizzazione delle quote di fornitura di materia prima (Fedrigoni è oggi il primo fornitore di GPA), nella possibilità di entrare in modo strutturato nel mercato nordamericano anche nei settori dei toner digitali e large format film, così come nel settore delle carte autoadesive negli Stati Uniti attraverso una rete commerciale diretta.
Guidato dall’amministratore delegato Claudio Alfonsi, il gruppo Fedrigoni ha chiuso il 2014 con un utile in crescita del 73,1% a 53,5 milioni. I ricavi sono aumentati del 7,9% a 873 milioni (di cui il 64% all’estero), l’ebitda del 31% a 114,6 milioni (si veda qui il comunicato stampa).
GPA ha invece realizzato un fatturato di 71,5 milioni di dollari (circa 65,9 milioni di euro), in crescita negli ultimi 5 anni del 50% grazie in particolare ai prodotti carta e film trattati per il settore della stampa digitale. L’ebitda 2014 è stato di 8 milioni di dollari (7,4 milioni di euro).
Con oltre 2.000 dipendenti, 12 stabilimenti (di cui 9 in Italia, 2 in Spagna e 1 in Brasile), 11 impianti di fabbricazione a macchine continue, 7 impianti di macchine spalmatrici e 13.000 referenze prodotto in catalogo, Fedrigoni vende i propri prodotti in oltre 110 Paesi nel mondo.
Il gruppo è inoltre l’unico produttore italiano di carta per banconote accreditato dalla Banca Centrale Europea per la produzione della carta filigranata dell’euro e produce elementi di sicurezza e carte valori per banche centrali e istituti poligrafici. Il gruppo è proprietario, tra gli altri, dei marchi Fedrigoni e Fabriano. La carta Fabriano, con 750 anni di storia all’attivo, è parte del patrimonio culturale italiano e ogni anno è scelta da milioni di studenti e artisti in Italia e nel mondo. Attraverso Fabriano Boutique poi il Gruppo Fedrigoni produce e commercializza prodotti di cartoleria fine venduti tramite 11 boutique monomarca di proprietà e 4 in franchising in Italia e in Cina.
Lo scorso ottobre Fedrigoni aveva tentato la strada dell’ipo a Piazza Affari, ma aveva dovuto ritirare la quotazione, così come altre aspiranti matricole che non erano state premiate dagli investitori. Il collocamento prevedeva una offerta pubblica di vendita, da parte della famiglia azionista, e un aumento di capitale finalizzato alla crescita e a potenziali acquisizioni. Strada che comunque il gruppo ha dimostrato di poter a percorrere anche senza l’aiuto di Piazza Affari.
In ipo l’equity di Fedrigoni era stato valutato in un range di 440-560 milioni di euro per una capitalizzazione post-aumento di capitale compresa tra i 514,3 e i 654,5 milioni di euro. Nel caso di inegrale sottoscrizione dell’ipo e della greenshoe, il flottante sarebbe stato del 40,256% (si veda qui il comunicato stampa).
Fedrigoni è controllata dall’omonima famiglia tramite la holding San Colombano, con una quota di minoranza in mano ai vecchi azionisti di Cartiere Miliani Fabriano, che sono subentrati nel capitale a seguito della fusione per incorporazione in Fedrigoni.