Il numero dei fallimenti e delle altre procedure concorsuali è diminuito nel 2016 in Italia, anche se contemporaneamente è aumentato il numero delle liquidazioni volontarie d’impresa. Lo ha calcolato l’Osservatorio di Cerved su fallimenti, procedure e chiusure di imprese (scarica qui l’Osservatorio).
Che ci fossero buone notizie sul fronte delle crisi aziendali era già stato anticipato dall’ultimo rapporto Abi-Cerved pubblicato lo scorso gennaio e che indicava che il 2016 è stato il primo anno dal 2008, ossia dallo scoppio della crisi finanziaria internazionale, in cui si è registrata un’inversione del trend dei flussi di nuove sofferenze per le società italiane non finanziarie in termini sia di numero sia di valore (si veda altro articolo di BeBeez).
“Si è chiuso un anno sostanzialmente positivo, che prosegue e rafforza i miglioramenti già osservati nel 2015, con una riduzione più marcata di fallimenti e procedure concorsuali, che si diffonde a quasi tutte le regioni della Penisola”, ha commentato Marco Nespolo, amministratore delegato di Cerved, che ha però aggiunto: “Non mancano i segnali di attenzione: siamo ancora lontani dai valori fisiologici pre-crisi e l’aumento delle liquidazioni volontarie riflette infatti aspettative meno ottimistiche da parte degli imprenditori”.
Più nel dettaglio, per il secondo anno consecutivo diminuisce il numero dei fallimenti: 13,5 mila imprese italiane hanno dichiarato default nel 2016, l’8,5% in meno rispetto al 2015 quando si erano registrati 14,7 mila fallimenti (e un calo del 6,1% rispetto al picco del 2014). Il calo delle procedure è diffuso a tutti i settori dell’economia, con una riduzione più marcata nelle costruzioni (2,9 mila fallimenti, -11,1% sul 2015), rispetto ai servizi (7,1 mila, -8,7% dal 2015) e industria (2,1 mila, -5,8% 2 dal 2015). A livello geografico, i fallimenti diminuiscono in tutte le aree della Penisola, con la sola eccezione delle isole, dove il fenomeno torna ad aumentare, con Sicilia (+3%) e soprattutto Sardegna (+26%) che invertono la tendenza positiva del 2015. I cali maggiori, invece, si registrano nelle regioni settentrionali del Paese: nel Nord-Est, in cui i fallimenti erano aumentati anche nel 2015, le procedure fanno registrate una riduzione del 13%; nel NordOvest, per il secondo anno consecutivo, i fallimenti scendono sotto quota 4 mila (-10%), con riduzioni più pronunciate in Piemonte (-15%) e in Liguria (-12%) rispetto alla Lombardia (-8,3%).
Prosegue, per il terzo anno consecutivo, il calo delle procedure concorsuali diverse dai fallimenti: tra ottobre e dicembre 2016 sono state aperte 327 procedure concorsuali non fallimentari, quasi la metà di quelle aperte nello stesso periodo del 2015. Con questo dato il conto del 2016 sale a 1.640, il 35,1% in meno rispetto al 2015. La riduzione è stata fortemente influenzata dal trend del concordato preventivo: il ricorso a questo strumento è rapidamente aumentato tra 2011 e 2013 per effetto della crisi e di alcuni provvedimenti legislativi, tra cui l’introduzione del concordato in bianco, che lo avevano reso vantaggioso per le imprese. Dopo l’introduzione di alcuni correttivi normativi2 , le domande di concordato preventivo si sono drasticamente ridotte: nel 2016 se ne contano 817, il 42% in meno rispetto al 2015 e un quarto rispetto al picco del 2013 (2,2 mila).
La riduzione delle procedure non fallimentari ha coinvolto tutti i settori dell’economia, con cali del 37% nell’industria e nelle costruzioni e del 32% nei servizi. Dal punto di vista geografico si registrano tassi di riduzione tra il 35% e il 38% nel Centro-Nord e più bassi (-26%) nel Sud e nelle Isole. 1 Nell’analisi vengono considerate le procedure di amministrazione controllata e straordinaria, il concordato preventivo, gli accordi di ristrutturazione ex art.182 LF, la liquidazione coatta amministrativa e lo stato di insolvenza. Sono escluse tutte le procedure di cancellazione e che originano da atti dell’Autorità.
In controtendenza rispetto a fallimenti e procedure non fallimentari, le liquidazioni segnano invece un aumento del 9,2% rispetto al 2015, superando quota 85 mila. Una parte di questo aumento è attribuibile all’introduzione di norme che hanno reso vantaggioso liquidare soprattutto società immobiliari3 (+67%, da 6,6 a 11,1 mila). Se si escludono dal conteggio queste società, l’aumento delle liquidazioni registrato nel 2016 è più contenuto (+3,8%), ma segna comunque un’inversione di tendenza negativa rispetto ai cali registrati negli anni precedenti. Dal punto di vista settoriale, le liquidazioni sono tornate ad aumentare in tutti i comparti: l’incremento più consistente si registra nelle costruzioni (+6,6%) e nei servizi (+5,5%, al netto delle procedure delle società immobiliari), rispetto a quanto osservato nell’industria (+2,8%). In tutti i settori il numero di liquidazioni risulta comunque inferiore rispetto al picco del 2013. A livello geografico, l’aumento si concentra principalmente al Nord della Penisola, con tassi di crescita (al netto delle società immobiliari) compresi tra il 7% e l’11%; al contrario, le liquidazioni segnano una flessione del 4% nel Mezzogiorno.