Eurizon Capital ha presentato ieri alla stampa i suoi Piani individuali di risparmio (Pir), in distribuzione comunque già dallo scorso 27 febbraio presso tutti gli sportelli del gruppo Intesa Sanpaolo, che nel giro di una settimana hanno già collocato prodotti per 30 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa).
I Pir di Eurizon (Eurizon Progetto Italia 20, Eurizon Progetto Italia 40 e Eurizon Progetto Italia 70) sono stati studiati con tre diverse formule per coprire le diverse esigenze degli investitori creando tre fondi comuni differenziati per profilo di rischio: conservativo, moderato e dinamico, con un peso azionario crescente rispettivamente al 20, al 40 e al 70%.
Come noto gli investitori possono beneficiare dell’esenzione fiscale prevista dalla normativa per gli investimenti in Pir fino a 30 mila euro l’anno, per un massimo di 150 mila euro in cinque anni, se il Pir è strutturato secondo quanto stabilito dalla legge di bilancio 2017 e cioé se il fondo investe almeno il 70% dell’attivo in strumenti finanziari, anche non negoziati nei mercati regolamentati o nei sistemi multilaterali di negoziazione, emessi o stipulati con imprese che svolgono attività diverse da quella immobiliare, residenti nel territorio dello Stato italiano o in Stati membri dell’Unione Europea o in Stati aderenti all’Accordo sullo Spazio economico europeo con stabili organizzazioni nel territorio dello Stato italiano. Tali strumenti finanziari saranno rappresentati, per almeno il 21% dell’attivo, da strumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite nell’indice Ftse Mib della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati.
Per i Pir Assogestioni stima che possano essere disponibili nuove risorse per 10 miliardi dagli investitori retail e per 6 miliardi dagli istituzionali. Considerando che il 21% di quei 16 miliardi sarà destinato alle pmi, emerge che in ballo ci sono 3,3 miliardi di euro. Più nel dettaglio, Tommaso Corcos, amminsitratore delegato di Eurizon Capital e presidente di Assogestioni, ieri ha ricordato quanto già illustrato a fine febbraio in occasione di un convegno dell’associazione sul tema e cioé che dei 10 miliardi di raccolta retail si stima che 7 miliardi confluiscano su titoli italiani e, di questi, 2,1 miliardi alle pmi.
Si tratta di cifre importanti, ma ancora insufficienti a fare differenza. Soprattutto se le pmi si cui si parla saranno soprattutto aziende quotate. Nel suo intervento alla presentazione di ieri, Alberto Baban, presidente di Piccola Industria Confidustria e vicepresidente di Confindustria ha infatti sottolineato che “sarebbe bello che la quota del patrimonio dei Pir da destinare agli investimenti in pmi italiane non si fermasse al 21%, ma che quella percentuale fosse soltanto un punto di partenza. L’auspicio di Confindustria è che le risorse mobilitate grazie ai Pir arrivino effettivamente alle pmi impegnate in processi di crescita, innovazione e internazionalizzazione, il cui sviluppo è determinate per trainare la ripresa del Paese. Siamo agli inizi della quarta rivoluzione industriale e non possiamo farci trovare impreparati”.
Lo scorso gennaio avevano annunciato il lancio imminente di fondi Pir sia Arca sgr sia Anima sgr (si veda altro articolo di BeBeez), mentre secondo MF Milano Finanza sono almeno una decina gli asset manager e le compagnie assicurative che al momento sono al lavoro per lanciare a breve i loro Pir nella forma di fondo d’investimento o di polizza. Tra queste ci sono Albermarle Asset management, Anthilia Capital Partners, Azimut, Banca Generali, Generali, Pioneer, Schroders, UBI Pramerica e Zenit.