I Piani Individuali di Risparmio (Pir) saranno in grado di catalizzare risorse dai privati per ben 67,6 miliardi di euro in cinque anni, di cui già 9,8 miliardi quest’anno. E’ la previsione di Intermonte sim, che è stata presentata la scorsa settimana a Roma in occasione di un convegno sugli investimenti in small e mid cap italiane, organizzato dalla stessa Intermonte e da KT&Partners.
Lo ha scritto MF Milano Finanza in edicola da sabato 20 maggio, ricordando che la previsione della raccolta di quest’anno da parte dei Pir è in linea con quella aggiornata nei giorni scorsi da parte di Equita sim, che ha appunto portato la stima dagli inizia 1,6 miliardi a 10 miliardi, mentre pure Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica del ministero dell’Economia e delle Finanze, nel corso di un convegno organizzato sui Pir da Banca Mediolanum, una decina di giorni fa aveva detto che «possiamo tranquillamente dire che le nostre stime di 16-18 miliardi di euro di raccolta in cinque anni saranno abbondantemente superate”.
Come noto, gli investitori possono beneficiare dell’esenzione fiscale prevista dalla normativa per gli investimenti in Pir fino a 30 mila euro l’anno, per un massimo di 150 mila euro in cinque anni, se il Pir è strutturato secondo quanto stabilito dalla Legge di Bilancio 2017. I Pir dovranno investire almeno il 70% del loro patrimonio in strumenti finanziari emessi da società residenti in Italia o che siano stabili organizzazioni italiane di società membre della Ue o dello Spazio Economico Europeo. Quindi, calcola Intermonte, le risorse che arriveranno su queste società saranno 6,86 miliardi di euro quest’anno e 47,3 miliardi nei cinque anni. E dato che di questo totale almeno il 70% deve essere investito in società che non sono inserite nell’indice FtseMib, le risorse che arriveranno alle mid e small cap saranno 2 miliardi quest’anno e circa 14 miliardi nei cinque anni, di cui 9,9 miliardi in azioni e 4,3 miliardi di euro in strumenti di debito.
“È ovvio che non possiamo dire quante risorse di quelle stimate andranno poi a riversarsi su vere pmi quotate all’Aim Italia oppure su aziende non quotate”, ha detto a MF Milano Finanza Gianluca Parenti, partner e responsabile clienti istituzionali domestici di Intermonte, “perché parlare di società escluse dal FtseMib significa parlare anche di società incluse nello Star, dove sappiamo che sono quotate anche grandi aziende. Ma lo Star è un indice che negli ultimi anni è cresciuto a ritmi esponenziali. Gli investitori, dunque, iniziano a guardare anche alle alternative”.
Non a caso negli ultimi mesi i volumi che sono stati attratti dalle azioni dello Star sono aumentati molto di più di quelli attratti riversatisi sull’Aim e sulle small cap. I dati di Borsa Italiana presentati nel corso del convegno da Barbara Lunghi, a capo dei Primary Markets del gruppo che gestisce i listini di Piazza Affari, indicano che i titoli dell’Aim hanno scambiato in media al giorno tra gennaio e aprile di quest’anno un controvalore più alto del 285% rispetto a quello medio giornaliero di tutto il 2016, mentre per l’Aim il balzo è stato del 94% e per lo Star del 73%.
“Avere più risorse a disposizione di questo tipo di società provocherà un costante incremento delle valutazioni e una contestuale riduzione del rischio di liquidità”, ha fatto notare Kevin Tempestini fondatore di KT&Partners. “Inoltre valutazioni più elevate attrarranno più imprenditori verso la borsa, perché troveranno più vantaggioso il prezzo di quotazione proposto dagli advisor e quindi ci saranno più società in grado di finanziare operazioni di m&a anche carta contro carta, partendo da una posizione di forza”. Insomma, ha concluso Tempestini, “ritengo che la differenza di valutazione, a parità di altre variabili, che oggi si vede ancora tra Star e Aim sia destinata a ridursi in maniera importante e che si possa innescare un circolo virtuoso di attrazione di altri investitori”.
Il convegno di Roma è stato il settimo di una serie iniziata nel 2011 e i lavori negli ultimi anni sono serviti per tracciare la strada di una collaborazione stretta tra mercato e politica sino al varo della normativa sui Piani Industriali di Risparmio. “Nel 2014 abbiamo invitato a seguire i lavori Irene Tinagli, prima in politica con Mario Monti e ora deputata del Partito Democratico”, ha spiegato ancora Parenti. “L’onorevole ha preso a cuore l’argomento e ci ha messo a disposizione una serie di contatti che nel giro di un anno hanno permesso a Intermonte e ad altri attori del mercato, come KT&Partners e Tamburi Investment Partners, di collaborare alla stesura di un progetto di legge che introduceva misure per sostenere la destinazione del risparmio privato all’investimento in pmi, di cui la prima firmataria è stata Silvia Fregolent, deputato Pd. Da quella proposta, presentata a dicembre 2015, il governo ha poi preso spunto per varare l’attuale normativa sui Pir”.