Kedrion, leader italiano nei farmaci plasmaderivati, controllato dalla famiglia Marcucci e partecipato al 25,1% da Cdp Equity, ha collocato ieri 350 milioni di euro di bond a scadenza 2022 con cedola 3% a un rendimento pari a 284,2 punti base sopra il tasso mid swap, a fronte di una forte domanda, che ha portato il gruppo a emettere bond per 50 milioni in più rispetto a quanto annunciato. Lo scrive oggi MF Milano Finanza.
Bookrunner dell’operazione sono stati Banca Imi, Mediobanca e Natixis. I proventi del bond saranno utilizzati per acquistare i titoli a scadenza aprile 2019 con cedola 4,625% ancora in circolazione quotati alla Borsa di Dublino e sui quali a fine giugno il gruppo ha lanciato un’offerta di riacquisto al prezzo di 107 centesimi e che si è conclusa ieri con adesioni per 91 milioni di euro. Su quegli stessi bond, collocati nel 2014 per 300 milioni, nel settembre 2015 era stata lanciata una prima offerta di riacquisto, che si era conclusa con adesioni per 150 milioni di euro.
Guidata dal presidente e amministratore delegato Paolo Marcucci, Kedrion è il maggiore operatore italiano e il quinto operatore a livello mondiale nel settore dei plasmaderivati, farmaci sviluppati dalle proteine estratte dal plasma umano e utilizzati per la cura di malattie della coagulazione, malattie infettive, immunodeficienze primarie, neuropatie e altre aree terapeutiche.
Il gruppo ha chiuso il bilancio consolidato 2016 con un fatturato di 659,3 milioni (da 570,3 milioni nel 2015), di cui quasi 300 milioni negli Usa, dove il gruppo nell’estate 2012 ha comprato Rhogam, una divisione di Johnson&Johnson’s specializzata in immunoglobulina, acquisita a valle dell’intervento dell’allora Fondo Strategico Italiano, che quell’anno aveva acquisito il 18,7% del capitale del gruppo e deliberato di investire sino a 150 milioni di euro, di cui 75 milioni in equity e altri 75 milioni in obbligazioni convertibili. A oggi l’investimento complessivo è stato di 100 milioni.
Sempre nel 2016 Kedrion ha registrato un ebitda rettificato di 106,3 milioni (da 118,9 milioni) in presenza di un debito finanziario netto di 339,1 milioni (da 332,3 milioni) e di investimenti complessivi per ben 71,6 milioni, dei quali 33 milioni in ricerca e sviluppo.
Lo scorso ottobre erano ritornate voci a proposito di una possibile ipo del gruppo, ma da allora tutto tace. Nella primavera del 2013 la società aveva studiato il progetto di ipo, ma poi non se ne era fatto nulla e nell’estate 2013 il fondo Investitori Associati aveva ceduto agli stessi Marcucci la sua quota del 32,25% per 196 milioni (nel dicembre 2006 era entrato nel capitale sborsando quasi 67 milioni) a fronte di una valorizzazione complessiva dell’azienda toscana di 602 milioni.
Prima ancora, nel luglio del 2008, Kedrion era arrivato anche a definire una forchetta di prezzo per le azioni di nuova emissione di 9-12 euro per una enterprise value totale di 557-703,4 milioni. Ma in quel caso l’ipo era stata cancellata all’ultimo momento perché il prezzo era alla fine stato giudicato troppo elevato dagli investitori istituzionali.